Microimposta: un’opportunità per tutta la popolazione e per l’economia svizzera

di Francesco Bonsaver

 

L’iniziativa popolare “Microimposta” – sostenuta dal ForumAlternativo – è un’idea tanto geniale quanto molto semplice. Introducendo una microimposta dello 0.1% sui pagamenti digitali, stimati in Svizzera a centomila miliardi di franchi, ogni anno la collettività incasserebbe 100 miliardi di franchi.

Come previsto dall’iniziativa, il ricavato della microimposta sarebbe utilizzato per abolire l’Iva (23 miliardi l’anno), l’imposta federale diretta (22 miliardi) e la tassa di bollo (2 miliardi). Non solo sparirebbe la tassa antisociale per eccellenza, l’Iva, ma la collettività potrebbe avere a disposizione ogni anno fondi ingenti per finanziare urgenti politiche ambientali o sociali d’interesse pubblico. Gran parte del ricavato dei 100 miliardi della microimposta arriverebbe dall’industria finanziaria, in buona parte speculativa, per cui si può star certi che questo 1% della società elvetica farà di tutto per demonizzare l’iniziativa. Per meglio fronteggiare gli spauracchi che l’infima minoranza sventolerà per preservare i propri privilegi economici, ne parliamo con Sergio Rossi, professore di macroeconomia ed economia monetaria all’Università di Friburgo, uno dei sostenitori dell’iniziativa.

 

 

 

Professore Sergio Rossi, quali argomenti l’hanno convinta a far parte del gruppo dei sostenitori dell’iniziativa sull’introduzione della microimposta?

 

Si tratta di un’iniziativa meritevole di sostegno, perché affronta correttamente alcuni problemi socioeconomici rilevanti per la coesione sociale e la stabilità finanziaria del nostro sistema economico, confrontato con la crescente digitalizzazione delle attività e l’invecchiamento demografico. Entrambi questi fenomeni pongono delle sfide enormi per il mercato del lavoro e il finanziamento delle pensioni nell’arco dei prossimi decenni. Inoltre, dagli anni 1980 innanzi, le transazioni finanziarie sono aumentate in maniera vertiginosa e spesso senza alcun legame con l’economia reale, rigonfiando una serie di bolle speculative la cui esplosione – come quella dei “subprime” nel 2006 – comporta diversi costi che in un modo o nell’altro ricadono sul ceto medio e quello basso. Queste transazioni finanziarie devono dunque essere ampiamente ridimensionate, come vuole fare questa iniziativa popolare federale, per ridurre notevolmente l’instabilità finanziaria in Svizzera e sul piano internazionale.

 

 

 

I fautori dell’iniziativa sostengono che nella fiscalità occorre cambiare il paradigma. Invece di tassare il lavoro o il consumo, i soldi vanno prelevati dall’enorme giro di transazioni digitali. Condivide questo approccio?

 

Lo condivido assolutamente, perché, da un lato, il lavoro diventerà sempre più raro e precario, mentre dall’altro lato le spese di consumo del ceto medio e di quello basso vanno esonerate dal pagamento dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) – un’imposta antisociale in quanto colpisce maggiormente questi ceti sociali rispetto alle persone benestanti, la cui propensione al consumo con riferimento al reddito disponibile è inferiore a quella del resto della popolazione. Bisogna dunque spostare il peso della fiscalità verso le transazioni digitali, che sono svolte per oltre il 90% nei mercati finanziari. Una gran parte di queste transazioni non crea poi alcun indotto economico in Svizzera, sfugge al pagamento delle imposte e aumenta l’instabilità finanziaria nazionale e internazionale. La microimposta sulle transazioni digitali permette quindi di prendere tre piccioni con una fava: riduzione dell’instabilità finanziaria, aumento dell’occupazione e miglioramento del tenore di vita delle classi medio-basse.

 

 

 

L’iniziativa prevede di abolire le tre fonti principali del finanziamento della Confederazione e di parte delle assicurazioni sociali, sostituendole con la microimposta. Se gli introiti previsti dall’incasso della microimposta non dovessero essere raggiunti, non si mette a rischio l’intero sistema statale e del welfare?

 

Questo rischio è molto più teorico che pratico, se la microimposta sarà introdotta in modo graduale nel tempo. Inizialmente, si potrà per esempio prelevare una microimposta con un’aliquota dello 0,1%, riducendo l’imposta federale diretta, l’Iva e la tassa di bollo. Negli anni successivi all’introduzione di questa microtassa si potrà valutare se è possibile abolire queste altre imposte mediante, se necessario, un aumento dell’aliquota della microimposta, per esempio allo 0,2%. Lo scopo di questa microtassa è quello di aumentare la stabilità finanziaria dell’economia nazionale e il tenore di vita delle classi medio-basse, senza precludere il finanziamento delle politiche economiche e sociali della Confederazione.

 

 

 

Grandi istituti bancari e gestori di grandi patrimoni combatteranno aspramente l’iniziativa. In particolare, minacceranno di abbandonare la Svizzera in caso di una sua introduzione. È un rischio concreto o un’opportunità?

 

Evidentemente, la microimposta peserà quasi esclusivamente sulle grandi banche e sui grandi patrimoni che girano in maniera autoreferenziale nei mercati finanziari, da cui non sgocciola quasi nulla nell’economia reale. Se questi attori finanziari decidessero di trasferire all’estero le loro attività speculative, l’economia svizzera ne trarrebbe giovamento in quanto diminuirà l’instabilità finanziaria. È tuttavia molto più verosimile che questi attori finanziari riorientino la loro strategia d’investimento, contribuendo allo sviluppo economico nazionale ben più di quanto abbiano fatto finora. La maggiore stabilità finanziaria dell’economia elvetica potrà attirare capitali e imprese dall’estero, alla ricerca di investimenti più sicuri e con rendimenti interessanti seppur ragionevoli. L’occupazione e le finanze pubbliche ne trarranno giovamento.

 

 

 

Essendo il medesimo importo uguale per tutti i soggetti, la microimposta può essere ugualmente considerata un’imposizione sociale? Quali sarebbero i benefici (o gli aspetti negativi) per le classi medio-basse del Paese?

 

L’aliquota della microimposta sarà la stessa per tutte le transazioni digitali, come è giusto che sia, visto che peserà maggiormente sui soggetti economici dotati di grandi capitali e che svolgono numerose transazioni nell’arco di una giornata. Le classi medio-basse della Svizzera saranno alleviate dall’abolizione dell’Iva, vale a dire che avranno una maggiore capacità di acquisto per aumentare il loro tenore di vita e potranno anche risparmiare maggiormente per la vecchiaia o per altri scopi, come l’accesso alla proprietà del loro alloggio.

 

 

 

La soppressione dell’Iva porterebbe a un aumento dei consumi. Se ciò è positivo per l’economia nazionale, lo è forse meno da un punto di vista ambientale.

 

Un aumento dei consumi sarà positivo per l’insieme dei portatori di interesse nel sistema economico: le famiglie dei ceti medio e basso potranno avere un migliore tenore di vita, le imprese potranno avere maggiori profitti da investire in maniera produttiva, aumentando sia l’occupazione sia le risorse fiscali degli enti pubblici. Ci saranno inoltre anche maggiori risorse finanziarie per contribuire alla protezione ambientale e i consumatori avrebbero meno reticenze a consumare in maniera favorevole all’ambiente, avendo a disposizione una maggiore capacità di acquisto, potendo dunque fare più attenzione all’impatto ambientale dei prodotti che acquistano.

 

 

 

Ci sono Paesi che hanno già introdotto la microimposta? Se del caso, quali insegnamenti si possono trarre?

 

La Svizzera sarebbe il primo Paese a introdurre questo genere di microimposta, dunque il primo Paese al mondo a beneficiarne in termini di stabilità finanziaria e benessere socioeconomico. Prima o poi, tutti i Paesi economicamente “avanzati” introdurranno questa microimposta, non fosse altro a seguito della sparizione del denaro contante per evitare la sottrazione di imposte. L’insieme di questi Paesi andrà in questa direzione anche perché la digitalizzazione del sistema economico ridurrà drammaticamente l’occupazione e farà aumentare la precarietà dei posti di lavoro per una quota importante della popolazione. Da ultimo, ma non per ultimo, anche i sistemi pensionistici dovranno trovare delle fonti di finanziamento durevoli. La microimposta sulle transazioni digitali è la soluzione ideale.

Firma l'iniziativa:


Tratto da: