Costruire un altro mondo

di Rachad Armanios

 

Nel contesto di fine confinamento e mentre la minaccia del coronavirus non è ancora passata, diciotto personalità svizzere hanno lanciato mercoledì a Ginevra un “Manifesto 2020 per un altro mondo”, sulla scia delle rivendicazioni che rifiutano un ritorno all’“a-normalità”, come l’Appello del 4 maggio in Svizzera o iniziative simili nel resto del mondo.

Su iniziativa dello scrittore e cantante Michel Bühler et dell’ex-presidente di Médecins du Monde Svizzera, Nago Humbert, queste personalità hanno, ciascuna nel suo campo di competenza, elaborato delle proposte concrete per “costruire un mondo nuovo”.

 

Il manifesto non si iscrive in una logica partigiana ma ambisce di essere ripreso in ambito politico, sebbene i suoi iniziatori non abbiamo previsto un seguito per l’implementazione del manifesto. Il collettivo riunisce il sociologo Jean Ziegler, il filosofo Alexandre Jollien o ancora il disegnatore Barrigue, per citare alcuni contributori che non hanno potuto partecipare alla conferenza stampa. Va segnalata inoltre la presenza di persone implicate nei movimenti sociali, come Amanda Ioset, segretaria generale di Solidarité sans frontières, o di Ana Ziegler, di Sciopero per il clima. E Pierre-Yves Maillard, nuovo presidente dell’Unione sindacale svizzera, è anche della partita.

 

“L’idea è nata all’inizio del confinamento, introduce Michel Bühler. Sentivamo dire che dopo la pandemia il mondo sarebbe stato diverso, ma pensavo che al contrario tutto sarebbe ripreso come prima.” “Quando abbiamo visto i dibattiti riprendere alle Camere, ci siamo detti “Non hanno capito niente”, il cambiamento di società non ha avuto luogo”, continua Nago Humbert.

 

Il manifesto intende dunque imparare dalla lezione della crisi e evitare di “fare le cose come prima”. Per Nago Humbert e l’oncologo ticinese Franco Cavalli, la Svizzera deve formare abbastanza personale sanitario per coprire i suoi bisogni anziché “rubare” i professionisti degli altri paesi che ne hanno bisogno e che hanno pagato per la loro formazione. La crisi ha anche dimostrato il ruolo essenziale degli ospedali pubblici, oggi “maltrattati” secondo Humbert. Chiede la fine dei tagli e del processo di privatizzazione della sanità, il miglioramento delle condizioni di lavoro delle infermiere, una cassa malati unica con premi in base al reddito e un abbassamento del prezzo dei medicamenti, andando a livellare il margine “enorme” dell’industria farmaceutica.

 

 

 

Nessun giovane va lasciato indietro

 

Presidente dell’Unione sindacale svizzera, Pierre-Yves Maillard è rimasto colpito dalla chiusura delle scuole e vuole che nessun giovane sia lasciato indietro. Mentre la società invecchia, privare il lavoro delle forze vive è un non-senso, ancor più aberrante sapendo che questi giovani dipenderanno a loro volta dall’aiuto sociale. Vuole un diritto alla formazione professionale e a una prima esperienza del lavoro per tutti.

 

Secretaria generale del Sindacato romando del mondo dello spettacolo, Anne Papilloud afferma che la crisi ha rivelato “la precarietà degli attori culturali”. Tra le sue rivendicazioni: un miglioramento delle condizioni di lavoro, un miglior ascolto dei professionisti, una miglior integrazione delle minoranze nel settore, cercare il “non-pubblico qui anziché un pubblico a migliaia di chilometri di aereo” o ancora una miglior ripartizione degli aiuti pubblici tra i diversi settori.

 

Sergio Rossi, professore all’università di Friburgo, afferma che la pandemia sarebbe rimasta un’epidemia se non fosse stato per la globalizzazione. L’economista, che denuncia anche la finanziarizzazione dell’economia, invoca uno Stato forte. Sostiene inoltre una politica anticiclica tramite l’aumento del deficit pubblico, per rilanciare l’economia in un contesto di crisi. “Le misure del Consiglio federale sono insufficienti perché non agiscono abbastanza sulla domanda”, aggiunge. Propone una distribuzione di buoni acquisto (da spendere localmente) per i redditi inferiori ai 4000 franchi, finanziata tramite un’“imposta Covid” sulle grandi fortune e le grandi imprese.

 

 

 

Natura, ecologia e senso di pienezza

 

Copresidente di Slow Food Svizzera, Joseph Zisyadis spera in un’educazione al buon gusto sin dall’asilo, un orto e dei cuochi in ogni scuola, una sicurezza sociale dell’alimentazione affinché i prodotti di buona qualità siano accessibili a tutti, e sogna che la Svizzera possa divenire tra dieci anni il primo paese “interamente bio” in Europa.

 

Premio Nobel per la chimica, Jacques Dubochet si preoccupa della crisi climatica che “sarà ben peggiore” di quella del Covid. “Abbiamo un budget CO2 limitato in un fondo comune. I più potenti vi fanno ricorso finché non ne moriremo tutti, bisogna condividere tra i paesi ricchi e gli altri, basta con i grossi SUV, non devono essere più permessi!” Infine, Philippe Roch, ex-responsabile dell’Ufficio federale dell’ambiente, afferma che un’educazione alla curiosità per la natura permette un senso di pienezza e evita il bisogno di concorrenza.

 

 

Per più informazioni sul manifesto, si veda www.manifeste2020.ch/ 

 

 

 

 

 

Fonte : Le Courrier, 25 giugno 2020

Traduzione a cura della Redazione