di RedQ
Non è ancora terminata l’emergenza sanitaria causata dallo sviluppo della pandemia e già ci troviamo nel pieno di quella sociale. Questa crisi si configura come sistemica, una crisi del modello capitalista che rischia di produrre un vero e proprio collasso sociale. Le notizie che giungono dai luoghi di lavoro e dalla società sono allarmanti.
Esplosione della disoccupazione che nel giro di alcune settimane è aumentata del 40%, pesante erosione del potere di acquisto per i quasi 2 milioni di lavoratori che si trovano in regime di lavoro ridotto, situazione drammatica per moltissimi lavoratori indipendenti che faticano a sopravvivere a seguito di aiuti statali inadeguati e che sono penalizzati perché non possono beneficiare di tutta una serie di prestazioni sociali, lavoratori interinali che vengono brutalmente licenziati malgrado il riconoscimento del lavoro ridotto sia stato esteso anche alle agenzie interinali. E che dire dei lavoratori impiegati nei settori sociali essenziali che hanno garantito il funzionamento della nostra società in questi mesi di crisi ma che percepiscono salari miserabili?
La nostra società ha conosciuto negli ultimi anni un preoccupante aumento delle diseguaglianze sociali che rischiano ora di esplodere. Si pensi che negli Stati Uniti i patrimoni dei miliardari sono cresciuti dal 18 marzo al 20 aprile di ben 282 miliardi! Ed il patrimonio del fondatore e Ceo di Amazon è aumentato di 25 miliardi tra il 1 gennaio ed il 15 aprile. Cifre che fanno riflettere ed evidenziano le profonde iniquità di questo sistema. E se questa crisi ci sta colpendo in modo così duro e violento lo dobbiamo al fatto che trent’anni di politiche liberiste ci hanno reso tutti più poveri, fragili e vulnerabili.
Il padronato cercherà in ogni modo di mantenere inalterati i propri profitti anche in questa situazione di recessione e per farlo porterà nuovi attacchi ai diritti dei lavoratori. Allentamento delle disposizioni della legge sul lavoro ed del divieto di lavoro notturno e festivo, flessibilizzazione delle forme di impiego, liberalizzazione selvaggia degli orari di apertura dei negozi, aumento dell’età di pensionamento, diminuzione dei salari: queste sono solo alcune delle proposte formulate dagli ambienti padronali a livello nazionale. Qualora fossero realizzate le conseguenze sarebbero drammatiche e trascinerebbero centinaia di migliaia di persone ai margini della nostra società.
Ci troviamo ad un bivio. O nei prossimi mesi ed anni riusciremo ad affermare maggiori diritti e a promuovere la solidarietà, oppure saremo confrontati ad una vera e propria erosione dei diritti sociali a colpi di pesanti controriforme.
Messi di fronte a questo bivio, possiamo affermare che è davvero giunto il momento per una svolta che ci permetta finalmente di restituire la giusta dignità al lavoro e alle persone. Una svolta che coniughi finalmente politiche sociali ed ambientali. Non si possono continuare a mettere delle pezze in reazione alle scelte padronali: bisogna passare all’attacco. Si impongono radicali riforme nel sistema sanitario e delle cure. Gli applausi al personale da mesi in trincea non bastano più: ci vogliono fatti concreti, a cominciare dall’abolizione del numerus clausus per gli studenti della facoltà di medicina, la formazione ed assunzione di decine di migliaia di lavoratori e migliori condizioni di lavoro come chiede l’iniziativa “Per cure infermieristiche forti”. Lo stesso vale per il settore dei servizi, nel quale vigono salari da fame e condizioni di impiego precarie. Agli indipendenti vanno finalmente riconosciute condizioni di lavoro dignitose e tutele sociali oggi negate. Bisogna frenare lo sviluppo delle agenzie interinali che producono miseria e precarietà. Bisogna concretizzare un vero e proprio “green new deal” con investimenti intelligenti per favorire attività economiche rispettose del nostro clima e del nostro pianeta. Vanno difesi e tutelati servizio pubblico e beni comuni. Bisogna dire basta alle diseguaglianze salariali che colpiscono in modo indegno le donne. E bisogna favorire riforme che modifichino le condizioni quadro che reggono il nostro mercato del lavoro. Pensiamo ad esempio alla necessità, in un periodo nel quale vi sarà una vera e propria impennata della disoccupazione, ad una storica rivendicazione del movimento sindacale quale la drastica riduzione dell’orario di lavoro. Perché il lavoro va distribuito in modo equo, lavorare meno per lavorare tutti. Solo così potremo favorire la coesione della nostra società.
Insomma bisogna chiudere con le politiche neoliberiste e concretizzare una vera e propria agenda sociale. Ma per farlo dovremo mobilitarci nei luoghi di lavoro e nella società. Si impone, nei prossimi mesi e anni, una vera e propria grande mobilitazione nazionale che abbia come trampolino di lancio una giornata per la svolta, una giornata di azione a difesa della dignità. Con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, dei movimenti (pensiamo alle attiviste dello sciopero delle donne, ai giovani del movimento per il clima, alle associazioni di migranti), delle realtà associative, delle organizzazioni politiche, di tutte e tutti i lavoratori e cittadini che si battono per una società più equa e solidale che ponga al centro dei suoi interessi la difesa della dignità delle persone e dei diritti sociali e ambientali. Solo così potremo uscire indenni da questa crisi, che ha mostrato e messo a nudo tutti i limiti, le contraddizioni e – permetteteci di aggiungere – il cinismo del sistema capitalista. È ora di cambiare
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