Viva l’ospedale multisito, abbasso quello cantonale!

di RedQ

 

Dopo aver vissuto la crisi sanitaria legata alla pandemia (ed è tutt’altro che escluso che non ci sia una seconda ondata), si possono trarre alcuni insegnamenti sul nostro sistema sanitario.

Una prima costatazione evidente, ma che finora in pochi hanno rilevato, è che la struttura multisito dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) si è dimostrata ideale per affrontare l’emergenza sanitaria. Questa organizzazione, con diverse strutture poste sotto una direzione e una proprietà unica, ha permesso in tempi molto rapidi di riconvertire completamente alcuni ospedali (dapprima Locarno, poi Faido ed in parte l’Ospedale Italiano) per trattare esclusivamente pazienti COVID. Altri ospedali (come Bellinzona e Lugano), liberati da questi casi, hanno così potuto accogliere senza nessun pericolo tutti i pazienti con altre patologie, dal cancro all’infarto, dagli insulti cerebrali alle crisi metaboliche acute.

 

Tutto ciò non sarebbe stato possibile se avessimo avuto un solo ospedale cantonale supportato da strutture minori di seconda o terza categoria. Il vantaggio della struttura multisito di EOC è appunto di avere delle strutture ospedaliere grossomodo equivalenti, che permettono di ricevere i pazienti in prossimità del loro domicilio e di spostarli poi all’ospedale più confacente alla loro patologia: per esempio a Bellinzona per le leucemie, a Lugano per gli insulti cerebrali. Difatti, diversi cantoni che non hanno questo tipo di struttura hanno avuto molte più difficoltà nonostante non siano stati confrontati ad un’ondata di pazienti COVID come quella che si abbattuta sulle strutture ospedaliere ticinesi.

 

Chi poi ha seguito quanto veniva pubblicato in molti media europei avrà notato gli appelli disperati di molti medici e chirurghi, non coinvolti nei grandi ospedali nella cura dei pazienti COVID, che non riuscivano più a trattare in modo adeguato i loro pazienti proprio perché l’ospedale era diventato una fonte di infezione. Molti pazienti che avevano delle patologie anche urgenti (da operazioni per tumori maligni ad interventi per infarti cardiaci) molto spesso non hanno potuto essere trattati per tempo perché la priorità organizzativa erano ormai i pazienti COVID.

 

Speriamo che questa lezione l’abbiano appresa anche quei politici in cerca di facili applausi e quei medici aspiranti ad una rapida carriera politica che negli scorsi anni avevano ripetutamente sbandierato la necessità assoluta per il Ticino di avere un ospedale cantonale, arrivando a convincere addirittura quasi tutti i Gran Consiglieri. Il successo della collaborazione tra EOC e strutture private come la Clinica Moncucco, inoltre, dà ragione al referendum lanciato tre anni fa contro la nuova legge EOC. Come volevasi dimostrare, quando ce n’è la necessità, questo tipo di cooperazione è possibile senza bisogno di privatizzare ulteriormente sul piano giuridico le strutture pubbliche!

 

Un discorso ulteriore andrà fatto sull’assoluta necessità di formare un numero molto superiore di medici e di infermieri, sul necessario ed importante miglioramento delle condizioni di lavoro del personale infermieristico, ma anche sull’impegno che il Consiglio di Stato dovrà prendere di smetterla di tagliare i fondi a disposizione di EOC, tagli che negli ultimi anni hanno colpito soprattutto la medicina d’urgenza, inclusi i pronto soccorso.

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