Quali Verdi?

di Damiano Bardelli (storico, Università di Losanna)

 

Ho letto con interesse l’intervista di Lorenzo Erroi a Laurent Bernhard sul risultato delle Elezioni Federali dello scorso anno, ma devo ammettere che le sue domande e le conclusioni dell’intervistato mi lasciano alquanto perplesso.

L’articolo sottolinea giustamente il carattere eccezionale del voto ticinese, ma passa sotto silenzio la principale peculiarità della configurazione partitica del nostro cantone. Tradito senz’altro dai classici questionari standardizzati, Bernhard dimentica o ignora che il Ticino è stato l’unico cantone dove per le Federali si è presentata una lista rosso-verde di alternativa (la lista “Verdi e Sinistra alternativa”) anziché una lista puramente espressione dei Verdi svizzeri.

 

Non sorprende quindi che lo stesso Bernhard trovi sia “difficile spiegare il perché” (cit.) di certi risultati osservati in Ticino. Interpretare il risultato della lista “Verdi e Sinistra alternativa”, che sposava sensibilità ambientale e sociale in una configurazione inedita a livello federale, come fosse un risultato dei soli Verdi equivale a nascondere uno dei principali fattori esplicativi del voto ticinese. Ed è quindi un grave errore, nel quale purtroppo sono incorsi anche molti giornalisti, in barba al fatto che i voti raccolti dai candidati dell’area verde e quelli della sinistra alternativa siano stati essenzialmente equivalenti (46’800 per i primi e 42’400 per i secondi).

 

Tenendo conto di questa particolarità, diventa più facile spiegare perché molti sostenitori storici dei Verdi non si siano scomodati a votare e perché la lista “Verdi e Sinistra alternativa” abbia strappato moltissimi voti tra gli elettori del PS, in particolare i più giovani. Si può immaginare che parte dell’elettorato tradizionale verde non si sia sentito rappresentato da questa lista più profilata a sinistra, e che molti elettori socialisti abbiano al contrario trovato una nuova casa, esprimendo così un voto di sfiducia nei confronti di un PS adagiatosi in questi ultimi anni su posizioni istituzionali. Lo stesso discorso vale per i nuovi elettori, più sensibili alle problematiche sollevate dalla lista, sia che si tratti della questione ambientale o delle preoccupazioni per il futuro del mercato del lavoro ticinese, che spinge sempre più giovani a cercare fortuna in altre regioni della Svizzera.

 

Al di là delle classiche letture superficiali del contesto ticinese alle quali purtroppo ci hanno abituati gli esperti d’Oltralpe, i risultati della ricerca di Bernhard offrono quindi degli spunti di riflessione fondamentali. In particolare, emerge chiaramente che una configurazione come quella della lista “Verdi e Sinistra alternativa” ottiene ampi consensi, travalicando gli steccati partitici e attirando un nuovo elettorato. Che il futuro della sinistra e dell’ambientalismo ticinese sia proprio questo?

 

 

 

 

Commento di Lorenzo Erroi

 

L’autore ha ragione: preso dal respiro dell’analisi più generale offerta dal sondaggio, ho mancato di tematizzare un aspetto del voto in effetti rilevante, anche per capire le possibili evoluzioni future della sinistra ticinese e del suo elettorato. Grazie per la puntuale precisazione e per la lucida interpretazione del risultato.