Direzione RSI. L’importanza del servizio pubblico radiotelevisivo

PIAZZA APERTA - Ass. per la difesa del servizio pubblico

 

Abbiamo preso atto dell’apertura del concorso per la sostituzione di Maurizio Canetta alla direzione della RSI. Nel bando di concorso, oltre alla conoscenza delle lingue nazionali, dei media e dei principi della comunicazione, si chiedono capacità manageriali.

 

Nella scelta della persona che sarà chiamata a dirigere la RSI (secondo l’ASP) si dovrà tener conto anche di altri fattori essenziali.

 

Il primo – anche se dovrebbe essere scontato – è dato dalla determinazione nella difesa del servizio pubblico radiotelevisivo dalle minacce che su di esso tuttora incombono. La bocciatura dell’iniziativa “No Billag” del 4 marzo 2018 ha scongiurato un pericolo imminente, ma non risolto il problema di fondo: il servizio pubblico radiotelevisivo è infatti salvo nel principio, ma è ben lungi dall’esserlo nella sostanza. Nel paese e soprattutto in certi ambienti, è sempre molto presente la volontà di ridimensionare la radiotelevisione pubblica.

 

Il secondo punto riguarda la presenza di un rappresentante della RSI all’interno della SSR ai “piani alti dirigenziali” dell’azienda. Egli dovrà poter difendere al meglio il ruolo e la missione della RSI come delegato di un’importante componente elvetica, culturalmente italofona e che si esprime territorialmente nella Svizzera italiana, fatto questo che arricchisce tutta la Confederazione.

 

Oltre a ciò, l’ASP ritiene che la RSI, come emittente pubblica, necessiti per il suo sviluppo di competenze differenti, o quanto meno complementari rispetto a quelle richieste per la gestione di un’azienda privata. Gli aspetti di gestione finanziaria e del personale rappresentano solo una delle responsabilità da esercitare. La RSI è, infatti, la sola emittente che ha il compito di fornire non solo un’informazione completa , bensì anche un’informazione equilibrata, oggettiva, super partes, ossia attenta e portatrice della diversità di opinioni presenti sul territorio svizzero. In altri termini: per far fronte a detto impegno non è possibile far capo unicamente ad un – per quanto approfondito – assetto di gestione manageriale.

 

Più che di un manager, alla testa della RSI è necessario che si insedi una persona con una spiccata propensione umanistica, attenta cultrice delle arti, delle scienze e delle lettere, con una profonda conoscenza del nostro Paese e con una comprovata sensibilità nei confronti dei principi che sottendono al servizio pubblico radiotelevisivo. Candidature con queste caratteristiche dovrebbero quindi essere considerate con particolare riguardo, anche alla luce dei rapporti che la RSI dovrà consolidare con la SSR a livello nazionale.

 

Il nuovo direttore/trice della RSI, alla luce delle nuove e sempre più pressanti limitazioni finanziarie, del cambiamento tecnologico in atto, ma soprattutto dei mutati gusti del pubblico e delle relative abitudini di fruizioni dei programmi, dovrà essere in grado di definire in tempi brevi, efficaci progetti e proposte in grado di fidelizzare l’utenza, anche quella giovane, ridefinendo la presenza della RSI sul territorio, conquistandosi parti di mercato anche oltre il perimetro geografico/culturale e linguistico di riferimento, puntando su prodotti come i documentari, gli approfondimenti e le inchieste che unicamente il servizio pubblico radiotelevisivo è in grado e sarà in grado, in prospettiva, di offrire. Solo differenziandosi, offrendo contributi di qualità che interrogano e fanno discutere e che sono spendibili anche nel resto della Svizzera e all’estero, la RSI potrà continuare a legittimarsi e garantirsi il gradimento di chi paga il canone. In caso contrario le prospettive saranno sempre più buie.