No ad una legge per l’abbattimento

di Erika Franc Benetollo*

 

Il prossimo 27 settembre si voterà sulla revisione della legge federale sulla caccia, contro la quale le associazioni per la protezione della natura hanno lanciato un referendum lo scorso autunno. Ci sono diversi buoni motivi per opporsi a questo revisione

 

 

NO, perché la legge facilita l’abbattimento di specie oggi protette

 

La legge sulla caccia attualmente in vigore fornisce un adeguato equilibrio tra protezione e possibile regolamentazione in caso di danni causati da animali selvatici. Oggi come oggi, un lupo o altre specie possono essere abbattuti se hanno fatto comprovati danni. Di base, avere una maggior compatibilità tra gestione agricola nelle zone alpine e presenza dei grandi predatori è nell’interesse di tutti, anche delle associazioni per la protezione della natura.

 

A seguito della revisione della legge da parte del parlamento, però, le specie definite “regolabili” potranno essere abbattute preventivamente anche senza che esse abbiano causato un qualunque danno. Si dovrebbe quindi parlare di “Legge per l’abbattimento” piuttosto che di “Legge sulla caccia e la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici”.

 

Questa revisione si basa sul principio secondo cui certe specie selvatiche, come il lupo, devono essere eliminate. Un approccio, questo, che è non solo contrario all’etica e alla scienza, ma anche dannoso. I grandi predatori come il lupo, infatti, hanno una funzione molto importante nell’equilibrio ecologico: si pensi per esempio alla loro funzione nel disperdere le sempre più numerose popolazioni di ungulati selvatici che, tra le altre cose, impediscono il ringiovanimento del bosco.

 

Inoltre, con l’introduzione della nuova legge si rischia una diminuzione degli sforzi per la protezione dei greggi sui pascoli alpini. Un peccato, visto che la protezione dei greggi aiuta gli animali da reddito anche contro altri pericoli, e una gestione dei pascoli con dei pastori favorisce maggiormente la biodiversità alpina.

 

 

NO, perché la lista degli animali “regolabili” può essere facilmente estesa ad altre specie

 

Con queste revisione della legge, il Consiglio Federale può aggiungere altre specie protette alla lista delle specie “regolabili” semplicemente tramite ordinanza. Dunque, senza la possibilità di un referendum o un ricorso.

 

L’ordinanza che dovrebbe risultare dalla revisione della legge è attualmente in consultazione. Nella versione attuale, sulla lista delle specie che potranno essere abbattute in maniera semplificata sono elencati il cigno reale, lo stambecco e il lupo. Ma potrebbero essere aggiunti in un secondo momento anche altre specie come la lince, il castoro, l’airone cenerino o ancora lo smergo maggiore.

 

Con l’ordinanza si vuole pure diminuire la protezione di rondini, balestrucci e di altre specie che nidificano sugli edifici, specificando che la protezione di questi nidi contro il danneggiamento o la distruzione non si applica più al di fuori della stagione riproduttiva. In questo modo la nuova Legge sulla caccia sarebbe in contraddizione con la Legge della protezione della Natura attualmente in vigore.

 

 

NO, perché l’abbattimento degli animali non dev’essere una questione politica

 

Con la nuova legge, il potere decisionale per l’abbattimento di un animale sarà interamente di competenza dei cantoni, senza che sia necessaria l’approvazione della Confederazione. Sappiamo bene che a seconda dei cantoni, l’atteggiamento politico verso i grandi predatori è molto variabile, e che il mondo politico può esercitare una forte pressione per sostenere l’abbattimento di certi animali. Si pensi ad esempio che nel Canton Grigioni l’ufficio caccia e pesca è finanziato anche dai cacciatori. Ma la decisione se abbattere o meno una specie protetta dovrebbe essere una decisione scientifica, non politica. E considerando che i grandi predatori occupano ampi territori e spesso si spostano oltre i limiti cantonali o addirittura federali, tali decisioni devono essere basate su una visione globale più ampia che quella strettamente cantonale.

 

 

NO, perché le minacce per gli allevatori sono altre

 

C’è chi vuole farci credere che con questo referendum si mettono a confronto montagna e città, e che chi vota NO sia contro la caccia o contro gli allevatori. Ma ciò non corrisponde al vero. Perché la vera minaccia per gli allevatori non è qualche lupo a spasso nei nostri boschi, bensì gli squali di un mercato agro-alimentare sempre più liberalizzato, dominato da ditte multinazionali sempre più gigantesche e potenti che controllano tutta la filiera di produzione. È quindi perlomeno ipocrita da parte del presidente della Federazione dei cacciatori ticinesi di affermare che sta dalla parte degli allevatori perché sostiene questa nuova legge sulla caccia, quando poi in Consiglio nazionale vota a favore di ogni accordo di libero scambio che mette in pericolo non solo i contadini svizzeri ma anche i numerosi piccoli agricoltori di altre nazioni. Senza dimenticare che questa revisione cambia poco o nulla per i cacciatori rispetto alla legge attuale, per cui si ha l’impressione che chi si appella al voto dei cacciatori lo faccia solo per propaganda personale.

 

 

Un NO a questa nuova legge significa un SÌ alla biodiversità

 

La revisione della legge implica un pericoloso cambiamento di paradigma: non si parla più del valore che ha una specie, ma solo del danno che fa a noi esseri umani. La biodiversità sta declinando drasticamente e questo mette in pericolo tutti noi, anche se magari non ce ne rendiamo conto perché non siamo coscienti dei preziosi servizi che ci forniscono gli ecosistemi funzionanti. Non tocca certo a noi influire in questo modo aleatorio sui nostri ecosistemi, e questo solo perché alcune specie d’animali selvatici non ci piacciono. Non possiamo vincere la natura, ma dobbiamo imparare a convivere insieme ad essa. Una convivenza che va a beneficio di tutti.

 

 

Per ulteriori informazioni si veda il sito www.legge-caccia-no.ch

 

 

 

* Erika Franc Benetollo,

coordinatrice I Verdi del Bellinzonese

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