Il congedo è utile, gli sgravi fiscali no

di Veronica Galster

 

Il 27 settembre si voterà su due oggetti a favore della famiglia? A prima vista potrebbe sembrare così, ma in realtà se il congedo paternità di due settimane rappresenta un primo passo importante nel miglioramento della conciliabilità tra lavoro e famiglia, l’aumento delle deduzioni fiscali per i figli sono invece l’ennesimo regalo ai più ricchi.

Il popolo svizzero sarà chiamato a pronunciarsi su due oggetti che riguardano la famiglia: un congedo paternità di due settimane (modifica della Legge sulle indennità di perdita di guadagno) e la revisione della legge sull’imposta federale diretta per aumentare le deduzioni fiscali per i figli.

 

 

 

Il congedo paternità

 

Il primo oggetto prevede per tutti i padri lavoratori residenti nel Paese un congedo di paternità retribuito che potrà essere percepito in blocco o su base giornaliera entro i primi sei mesi di vita del bambino. Il diritto al congedo si estenderà a tutti gli uomini che diventano legalmente padri di un bambino. Durante il congedo i padri riceveranno l’80 per cento dello stipendio, fino a un massimo di 196 franchi al giorno, per un massimo quindi di 2.940 franchi per le due settimane (5.880 al mese). Al momento, invece, secondo l’articolo 329 paragrafo 3 del Codice delle obbligazioni, agli uomini spetta un solo giorno di congedo paternità, neanche il tempo di rendersi conto di essere padre e via di nuovo al lavoro. Una situazione anacronistica nel 2020, in un Paese che si vuole emancipato, ma che in questo ambito è tra i più arretrati d’Europa.

 

Fino ad ora, quindi, nessuna possibilità di dare una mano alla compagna nella gestione del nuovo nato e di eventuali sorelle e fratelli, o di creare quel legame speciale che, è oramai assodato, si sviluppa principalmente nei primi mesi di vita di un bambino. Forse più consapevoli del loro ruolo rispetto al passato, per ovviare al problema, molti padri oggi, alla nascita di un figlio, chiedono di poter prendere vacanza o un congedo non retribuito. Non tutti però se lo possono permettere, per questo è importante che vengano create le condizioni quadro affinché ogni papà abbia l’opportunità di poter stare a casa con la propria famiglia in un momento così importante come quello della nascita di un figlio, un congedo che va a beneficio di tutta la famiglia.

 

Il Consiglio federale, il Parlamento e molti politici dei vari gruppi parlamentari sono concordi nell’affermare che due settimane di congedo retribuito possono essere organizzate e finanziate senza particolari problemi. Inoltre, regolando il congedo paternità con una Legge, si elimina la disparità esistente tra le piccole e medie imprese, i lavoratori indipendenti e le grosse aziende: infatti queste ultime solitamente offrono congedi più generosi ai neopapà perché hanno i mezzi finanziari per farlo. Senza contare che si tratta di un primo passo concreto verso una migliore conciliabilità tra lavoro e famiglia.

 

 

Gli sgravi fiscali

 

Non si può dire altrettanto per l’altro oggetto in votazione, ovvero la revisione della legge sull’imposta federale diretta per aumentare le deduzioni fiscali per i figli, misura che di sostegno alla famiglia ha solo il nome. Infatti, dietro a questa proposta si nasconde un imbroglio fiscale bello e buono dato che di questi sgravi beneficerebbe solamente una piccola parte dei contribuenti, oltretutto si tratta di coloro che meno ne hanno bisogno. Per rendersene conto basta fare due calcoli o guardare il grafico a pagina 50 dell’opuscolo informativo del Consiglio federale che si riceve con il materiale di voto. Innanzitutto quasi la metà delle famiglie non paga l’imposta federale diretta, quindi per loro non cambierebbe proprio nulla, inoltre, secondo il grafico summenzionato, una coppia con un figlio e un reddito imponibile di 60.000 franchi non risparmierà nemmeno 100 franchi all’anno (86). Il risparmio annuale più consistente è di 910 franchi, lo avrebbero le coppie con due figli a partire da un reddito imponibile di 160.000 franchi.

 

Saranno quindi solo le famiglie con un reddito elevato, che rappresentano il 6% di tutte le economie domestiche in Svizzera, a beneficiare di questi sgravi. Sgravi che però costeranno alle casse della Confederazione e dei Cantoni circa 370 milioni di franchi, soldi che mancheranno per l’attuazione di una vera politica a favore delle famiglie e proprio in un periodo nel quale le casse federali e cantonali hanno particolare bisogno di entrate visti gli aiuti stanziati per arginare gli effetti della pandemia in corso.

 

Per una politica familiare che possa definirsi tale occorrono invece mezzi finanziari che permettano di sostenere quelle strutture come asili nido, doposcuola e i servizi di custodia extrascolastica in generale che permettono di conciliare famiglia e lavoro. Bisogna fare in modo che i costi a carico delle famiglie non siano più così onerosi, al punto che molte coppie rinunciano a un salario (di solito quello della mamma) perché quanto guadagnato andrebbe in gran parte speso nella custodia dei figli da parte di terzi.

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