Quando troppo è troppo, ovvero le troppe bugie dell’Udc

di Fabio Dozio

 

Le misure di accompagnamento vanno rafforzate. È questo lo strumento principale per far fronte alle speculazioni antistranieri della destra populista e conservatrice. E su questa strada ci si dovrà muovere, se l’iniziativa venisse bocciata.

Tornano alla carica i nipotini di James Schwarzenbach, a 50 anni dall’iniziativa contro l’inforestieramento, che chiedeva di limitare al 10% della popolazione il numero di stranieri. “La Svizzera sta crollando sotto il peso di un’immigrazione incontrollata”, afferma l’UDC, raccontando una fandonia. Ma purtroppo, questi slogan, anche se infondati, fanno presa su una parte dei cittadini. L’iniziativa propone di introdurre nella Costituzione svizzera un articolo, 121b, che escluda qualsiasi norma di libera circolazione per i cittadini dell’Unione europea e dell’Associazione europea di libero scambio. Il trattato, che fa parte dei Bilaterali1, è entrato in vigore nel 2002, approvato due anni prima dal 67,2% dei votanti. La campagna dell’UDC, all’insegna del “quando è troppo è troppo” è piena di bugie, troppe bugie.

 

 

 

1. Falsa moderazione

Introducendo questa limitazione si dovrebbe moderare l’immigrazione, afferma l’UDC. Ma non è detto che ciò avvenga. Se i datori di lavoro svizzeri, dallo Stato ai Cantoni, dagli ospedali alle scuole, dalle fabbriche alle ditte di qualsiasi genere, dagli artigiani agli agricoltori, ecc., non trovassero personale indigeno – come in realtà avviene in Svizzera da decenni – dovranno e potranno chiedere di assumere immigrati anche dall’EU e dall’AELS. Verosimilmente sarà molto complicato, ma il paradosso di questa fumosa iniziativa potrebbe essere che si continui a importare nel nostro Paese lo stesso numero di immigrati, dopo procedure burocratiche assurde, perniciose e inutili. In sostanza l’iniziativa, se approvata, non garantisce né assicura una limitazione e una moderazione dell’immigrazione, ma comporterebbe altissimi costi, avendo causato la disdetta di sette accordi bilaterali che sono ossigeno per l’economia e per lo sviluppo del Paese.

 

 

2. Voglia di stagionali

Magdalena Martullo Blocher, figlia ed erede politica di papà Christoph, in una recente intervista, a precisa domanda su quanti impiegati provenienti dall’Unione Europea impiega la EMS-Chemie, la ditta di famiglia, risponde che non sa, non conosce il numero dei suoi dipendenti europei. La signora è così tanto preoccupata dalla pressione degli stranieri invasori europei che non si degna di sapere quanti lavorino per lei. Inoltre lamenta che non ci sono più gli stagionali, operai che venivano mandati a casa quando non servivano. Forza lavoro da usare senza concedere nessun diritto: una piaga nella storia del lavoro in Svizzera, denunciata a più riprese in passato da istituzioni internazionali. La signora non si allarma per la disdetta dei Bilaterali perché, serafica, commenta: ”Se l’Unione europea disdice gli accordi, ne negoziamo semplicemente di nuovi e migliori”. Con chi? Questa è la fantapolitica della signora Martullo, che si aspetta e pretende di avere l’Europa ai suoi piedi.

 

 

3. Cifre non bugie

Una delle fandonie su cui si basa la campagna UDC è che gli immigrati creano disoccupazione e rimangono, loro stessi, spesso disoccupati. Ora, ad eccezione del periodo di crisi determinata dal Covid-19, la disoccupazione in Svizzera è relativamente stabile da anni. Negli anni novanta, ben prima della libera circolazione, era più alta di oggi. In Svizzera dal 2003 a oggi il tasso di disoccupazione rilevato con il metodo ILO si aggira tra il 4 e il 5%. Le variazioni del numero di occupati sono date dalle fluttuazioni dell’economia e non dall’immigrazione. C’è qualche problema in più in Ticino e nelle zone di confine, che subiscono la pressione del frontalierato, ma non tale da creare disoccupazione allarmante. In Ticino il tasso ILO ha raggiunto il 7%, ma dal 2013 è in calo. Anche il famigerato effetto sostituzione, che dovrebbe lasciare senza lavoro gli svizzeri a favore degli stranieri, è un fenomeno molto ridotto, tale da non poter essere menzionato dalle statistiche.

 

 

4. Gli stranieri soccorrono gli anziani

L’UDC afferma che se la Svizzera avrà dieci milioni di abitanti sarà un disastro per il Paese. “L’arrivo di oltre un milione di persone durante gli ultimi 13 anni ha causato la cementificazione di 407 milioni di metri quadrati di superficie verde, in particolare per costruire 454’000 alloggi. L’immigrazione di un milione di persone aumenta il consumo d’elettricità e d’acqua e il volume dei rifiuti da eliminare”. Siamo alle solite: Max Frisch diceva che si volevano braccia e sono arrivati uomini. Oggi i nipotini di Schwarzenbach ripetono la litania. Un milione di lavoratori potrebbero andar bene, ma non devono essere alloggiati, non devono consumare elettricità, né acqua, e tantomeno produrre rifiuti! In verità nei prossimi anni per la Svizzera sarà una fortuna se ci saranno immigrati giovani e attivi, perché garantiranno la sopravvivenza agli anziani che vivono di pensioni. Anche l’Ufficio federale di statistica conferma che verso il 2040 potremmo essere verosimilmente in dieci milioni, ma questo permetterà di sostenere i quasi 2,5 milioni di ultra sessantacinquenni. I lavoratori stranieri contribuiranno a pagare le pensioni agli anziani e, soprattutto, li cureranno. Sono più preoccupanti le prospettive dell’Europa dell’est e di altri paesi, come l’Italia e la Germania, in cui non si fanno figli e dove la curva demografica è in discesa.

 

 

5. UDC sostiene il dumping

“Le conseguenze dell’immigrazione smisurata sono disastrose”, dice la campagna UDC, con un’altra bugia colossale. I dati economici dimostrano che per la Svizzera la libera circolazione, come gli altri accordi bilaterali, hanno stimolato l’economia. Secondo dati della Segreteria di stato per l’economia (SECO), il salario mediano degli svizzeri è aumentato dello 0,84% negli ultimi dieci anni. Certo, questa statistica non rivela le disparità salariali che sono aumentate negli ultimi anni, con paghe minime insufficienti. Un recente studio del KOF, l’Istituto di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo, dimostra che l’arrivo di specialisti stranieri nelle imprese svizzere ha migliorato le prestazioni di questi ultimi e ha permesso di alzare la remunerazione di tutti gli impiegati qualificati. È innegabile che negli ultimi anni ci siano state pressioni sui salari, soprattutto nelle zone di confine grazie ai frontalieri che accettano paghe basse, ma per far fronte a questo fenomeno sono state introdotte le misure fiancheggiatrici. L’UDC denuncia il dumping salariale e l’aumento della povertà, ma da sempre si oppone all’introduzione di misure che proteggano i lavoratori e a politiche sociali che sostengano le fasce più deboli della società. Qui siamo addirittura nel campo dell’ipocrisia!

 

 

6. Neoliberismo peggio dell’immigrazione

La maggior parte degli effetti negativi sul mondo del lavoro svizzero è determinata dalle politiche neoliberiste e non dall’immigrazione: precarizzazione, stage non pagati, bassi salari. Le stesse politiche che i vertici dell’UDC hanno sempre sposato. Invece si può difendere la manodopera residente con contratti di lavoro adeguati, leggi sul salario minimo e forti misure di accompagnamento. I sindacati in passato avrebbero potuto e dovuto essere più determinati nel denunciare le politiche liberiste. Ora è indubbio che l’iniziativa UDC abbia come obiettivo la deregolamentazione del mercato del lavoro. Senza libera circolazione cadono le misure fiancheggiatrici e si apre la strada al dumping salariale.

 

 

7. Immigrazione in calo

Negli ultimi cinquant’anni l’immigrazione è indubbiamente aumentata in Svizzera, ma è falso che sia in continua crescita. Nel 2013 il saldo tra chi ha lasciato il nostro Paese e chi è entrato era di 65'148 persone, nel 2018 solo 30'122. Nel periodo recente, durante la crisi Covid-19, il saldo migratorio, da marzo a maggio, si è addirittura invertito e segna un’eccedenza di emigrati di 1900 persone. Altro dato interessante che mette a nudo i limiti oggettivi dell’iniziativa UDC, anche rispetto a quanto pretende di ottenere, è questo: in Svizzera non entrano solo europei, ma anche molti immigrati da Paesi terzi. Lo scorso anno, per esempio, sono giunti nel nostro Paese 140'554 stranieri, 97'556 provenienti da stati europei (EU + AELS) e 42'998 da Stati terzi. Nello stesso periodo quasi 80 mila persone straniere hanno lasciato la Svizzera. La percentuale di chi arriva da Paesi terzi è significativa e questi trasferimenti non dipendono dalla libera circolazione. Ecco un altro paradosso, conseguenza dell’iniziativa: si bloccherebbero gli europei, che di solito sono qualificati, e si aprirebbe agli immigrati dei Paesi terzi, meno qualificati e decisamente più difficili da integrare. Sempre a proposito di numeri e di migrazioni, vale la pena ricordare che ci sono 760'200 cittadini svizzeri che vivono all’estero, più di 400 mila nei paesi europei: questi ultimi potrebbero avere seri problemi se la libera circolazione venisse a cadere.

 

 

8. Ricerca in pericolo

Se i cittadini svizzeri rinunciano alla libera circolazione delle persone, salterebbero tutti i sette accordi del pacchetto Bilaterali1, fra i quali figura il tema della ricerca. Il mondo scientifico elvetico è preoccupato per questa eventualità, che rischierebbe di mettere in ginocchio il mondo della scienza e della ricerca. Alcune aziende del ramo farmaceutico hanno già annunciato che, in caso di rottura con la UE, prevedono di lasciare la Svizzera e di insediarsi negli Stati Uniti. In Ticino, una delle eccellenze del nostro Cantone, il polo medico scientifico che si sta sviluppando attorno all’Istituto di ricerca biomedica, all’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana, con l’Università e la SUPSI, sarebbe gravemente danneggiato dall’abolizione dei Bilaterali. Si perderebbero, come ha spiegato Franco Cavalli, “milioni di euro convogliati a Bellinzona da Bruxelles” e soprattutto gli Istituti svizzeri e ticinesi perderebbero la possibilità di reclutare scienziati di qualità da altri Paesi europei. Un’approvazione dell’iniziativa UDC farebbe saltare per la Svizzera il progetto di ricerca “Horizon Europe”, considerato il programma per la ricerca e l’innovazione più importante al mondo. Anche gli studenti delle nostre Università e Politecnici sarebbero penalizzati, perché potrebbero cadere i programmi di scambio Erasmus.

 

 

9. Troppe menzogne, troppe

La campagna UDC a favore dell’iniziativa per la limitazione è fondata sulle menzogne. È l’eterno ritornello, intonato 50 anni fa da James Schwarzenbach, con la sua prima iniziativa popolare contro gli stranieri, bocciata allora dal 54% dei votanti. “Gli stranieri invadono la Svizzera” si ripete a noia, dimenticando che sono gli imprenditori, compresa la signora Martullo Blocher, ad assumere gli stranieri. In verità i cittadini provenienti dall’Europa possono risiedere da noi “se dispongono di un contratto di lavoro valido, se svolgono un’attività indipendente oppure, non esercitando un’attività lucrativa, se dispongono di mezzi finanziari sufficienti per sopperire alle proprie necessità e se hanno stipulato un’assicurazione malattie”.

 

 

Il mercato del lavoro elvetico è sotto pressione, anche se meno di altri Paesi nel mondo, ma può essere salvaguardato se la Confederazione e il mondo imprenditoriale adottassero misure di protezione dei lavoratori e salari minimi adeguati. Le misure di accompagnamento devono essere rafforzate. È questo lo strumento principale per far fronte alle speculazioni antistranieri della destra populista e conservatrice. E su questa strada ci si dovrà muovere, se l’iniziativa venisse bocciata.

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