PIAZZA APERTA - Elisa Chiapuzzi *
“... chi pensava di portare lavoro e soldi negli anni 50’ ha portato un disastro ambientale per le future generazioni...”, “... gli oli in esubero venivano scaricati nel terreno adiacente causando il famoso pozzo dei veleni...”.
Sono le parole di alcuni ex operai della raffineria Petrolchimica SA di Preonzo.
“...abbiamo respirato fumo puzzolente e denso per 40 anni...”, “... il fumo nero si depositava sui nostri davanzali delle finestre...”, “...odori insopportabili...”, “...diversi decessi per tumori in questi anni non si sa da cosa causati...”
Parole della popolazione della Riviera e parte del Bellinzonese. Questo è il passato legato all’attività della ex Petrolchimica. Oggi è rimasto un sito altamente inquinato mutato a sito contaminato (tramite dei rilevamenti eseguiti negli ultimi anni) da bonificare a pochi chilometri a nord dai pozzi di captazione del nuovo acquedotto comunale di Bellinzona. Il ripristino e la decontaminazione della zona sono urgenti! In seduta straordinaria il consiglio comunale di Bellinzona sarà chiamato a breve ad esprimersi sul credito d’opera per gli interventi di sgombero in superficie della restante ex petrolchimica per un totale di 1'040'000 franchi sussidiato del 70% tra Cantone e Confederazione. Questo lavoro dovrà essere eseguito prima di procedere al risanamento vero e proprio del terreno adiacente all’acqua di falda che costerà presumibilmente tra i 20 ei 25 milioni, risanamento che dovrebbe partire nel 2022.
Le spese del passato le ha già pagate sulla propria pelle la popolazione, ora si chiede loro di contribuire con i soldi pubblici a risanare un disastro ambientale di tali proporzioni, ma chi l’ha causato se ne sta solo a guardare?
Tamoil ultima ditta proprietaria della Petrolchimica SA fallita negli anni 90’ e gli attuali proprietari del terreno la Gerre SA acquistato per 1 franco saranno esenti dal contributo alle spese?
Certamente esiste un sistema che coinvolga le due società a prendersi le proprie responsabilità senza creare ulteriori costi legali e/o allungare i tempi visto l’urgenza della situazione.
Si chiede inoltre a chi nei lontani anni 50’ ha contribuito all’insediamento della raffineria altamente dannosa, proveniente dall’Italia da cui era stata fatta chiudere dal Ministero della Salute Italiano perché altamente inquinante a insediarsi sul nostro territorio di concedersi qualche riflessione. Si esige pertanto che in futuro non avvengano più approvati stabilimenti di questo genere per scopi economici o interessi vari, ma che si tuteli la salute del cittadino e dell’ambiente. Si ricorda che prima di tutto viene la salute e che la salute dipende dallo stato della nostra Madre Terra.
* Elisa Chiapuzzi,
membro di comitato dei
Verdi del Bellinzonese