Quaderno 28 - Leggere per credere
Come ricordava già Machiavelli, in politica le apparenze contano spesso più dei contenuti. I media ovviamente ne sanno qualcosa, e così si sono affrettati a creare l’immagine perfetta per la loro nuova paladina, la candidata democratica alla vice-presidenza USA Kamala Harris. Grazie ad una campagna martellante, ormai anche i paracarri sanno che la senatrice californiana “incarna il multiculturalismo americano e la questione femminile” (cit. RSI) – due virtù non da poco, visto il contesto politico attuale. Il giudizio ovviamente non è basato sulle credenziali politiche della Harris o sul suo (controverso) passato da procuratrice pubblica, ma sui suoi dati anagrafici, in particolare sulle sue origini indiane e giamaicane. Vale allora la pena ricordare che, contrariamente a quanto lasciano intendere certi prezzolati giornalisti, la vice di Joe Biden non è esattamente una “self-made woman” di umili origini, una versione multiculturale del sogno americano. Suo nonno materno, P. V. Gopalan, era un alto funzionario dell’amministrazione coloniale britannica (uno che si è arricchito facendo il collaborazionista con gli occupanti, insomma), mentre sua madre Shyamala Gopalan aveva avuto il privilegio di studiare all’Università di Berkeley e stabilirsi negli USA. Suo padre D. J. Harris era certo Giamaicano, ma era anche e soprattutto professore di economia a Stanford, feudo per eccellenza dell’élite americana. Come riportato da Forbes, oggi Kamala Harris ha un patrimonio netto di oltre 6 milioni di dollari (grazie anche al suo matrimonio con il celebre avvocato Douglas Emhoff) e durante le primarie democratiche ha raggiunto un record non da poco: è stata la candidata che ha raccolto più donazioni da parte di miliardari, battendo persino Joe Biden! Passata la stagione di Hillary Clinton, ecco a voi la nuova candidata di Wall Street: Kamala Harris.