Elezioni USA, città blindate in attesa dell’uragano delle proteste

di Vinz Mancuso, San Francisco

 

Che il 2020 non sia un anno normale lo abbiamo assimilato. Che anche queste elezioni americane non siano elezioni normali un po' lo si immaginava, ma a due giorni dal voto è diventato palese e concreto.

Sabato mattina il centro di San Francisco è stato invaso da carpentieri e falegnami. Sono arrivati in massa con furgoni e piccoli camioncini. Ordinatamente hanno iniziato a scaricare assi di legno davanti a quasi tutte le attività commerciali intorno a Union Square, la piazza più centrale della città. Nel giro di poche ore la maggior parte delle vetrine erano sparite, coperte dalla assi di legno.

 

La città si è preparata per quello che potrebbe succedere da oggi, il giorno dopo le elezioni.

 

C'è un clima di incertezza quasi surreale. Risultato diretto delle parole dell'attuale presidente, che ripetutamente ha dichiarato che in caso di sconfitta alle urne deve ‘pensarci', se accettare il risultato. Deve pensarci. Parole che sono il preludio agli scenari più devastanti e pericolosi per una società.

 

Un presidente in carica che non accetta un'eventuale sconfitta e che alimenta gli scontri tra opposizioni politiche. Questo è lo scenario che i più temono.

 

Tutte le grandi città della California sono state sollecitate dal governatore Gavin Newsom a preparare piani di emergenza. Nel caso di una conferma del presidente in carica ci sarebbero proteste di piazza. Nel caso che il conteggio dei voti andasse per le lunghe ci sarebbero proteste di piazza.

 

Insomma, pare che non se ne esca. E allora la città, per la terza volta quest'anno, si nasconde dietro spesse assi di legno e diventa una città blindata. Chiusa. Si aspetta l'arrivo dell’”uragano”.