Sulla Cina il PSS deraglia

di Franco Cavalli

 

Da quando Donald Trump e Mike Pompeo hanno lanciato quella che viene ormai definita la “nuova guerra fredda” contro la Cina, gran parte dei media occidentali fanno a gara a chi pubblica il maggior numero di articoli anticinesi. 

A tener banco, in questa isteria sinofoba, sono state dapprima le dimostrazioni ad Hong Kong (ora però un po’ in ribasso, mancano i morti!) e poi, con sempre maggior insistenza, quello che i nostri media chiamano il “genocidio” degli Uiguri nello Xinjiang – un’accusa molto grave che un domani potrebbe fungere da pretesto per un intervento militare.

 

C’è senz’altro molto da criticare al governo cinese per la sua politica di repressione nella regione, anche tenendo conto delle centinaia di vittime provocate negli ultimi anni dagli attentati terroristici perpetrati da islamisti uiguri (che i nostri media dimenticano sempre). Qualche dubbio sulla natura “genocidaria” di questa repressione dovrebbe però sorgere se si tiene conto della principale fonte utilizzata dai giornalisti occidentali per lanciare queste accuse. Gli studi “scientifici” sul tema citati dai nostri media sono infatti tutti opera di un’unica persona: Adrian Zenz, insegnante all’istituto di studi superiori evangelico Akademie für Weltmission e fellow della Victims of Communism Memorial Foundation di Washington. Membro delle reti evangeliche internazionali che hanno sostenuto l’elezione di personaggi come Trump e Bolsonaro, Zenz si definisce un “born again christian” e afferma di essere guidato da Dio nella sua missione contro la Cina comunista (fonte Wall Street Journal). Alcuni dei suoi studi, come quello sulle presunte “sterilizzazioni di massa” nello Xinjiang, sono pubblicati dalla Jamestown Foundation, un think tank ultraconservatore basato a Washington, e non da riviste autorevoli. Non proprio quella che si dice una fonte neutrale e affidabile!

 

Ma ora viene il bello. Recentemente, sempre sotto la spinta di Mike Pompeo, è stata creata l’Alleanza interparlamentare sulla Cina (IPAC), che raggruppa quasi un centinaio di parlamentari (in gran parte di destra) da un po’ tutto il mondo in ottica anti-cinese. Tra le figure più influenti della sua presidenza si contano due senatori statunitensi, Bob Menendez e Marco Rubio, conosciuti per le loro posizioni conservatrici e per la loro ostilità contro Cuba. A braccetto con loro, ci sono nientemeno che il Consigliere Nazionale socialista Fabian Molina (membro della co-direzione di IPAC), il suo collega grigionese Jon Pult e il co-presidente del PSS Cédric Wermuth. E indovinate un po’ chi spicca tra i consiglieri “scientifici” di IPAC? Ma sì, proprio lui, il buon Adrian Zenz!

 

Fabian Molina, in uno scambio di email che ho avuto con lui al riguardo, mi ha indicato come base delle sue posizioni il recente documento ufficiale del gruppo parlamentare socialista sulla Cina. L’ho letto attentamente e lo giudico abbastanza grottesco, per un partito come il PSS, che nei suoi statuti definisce quale suo scopo “il superamento del capitalismo”. Il documento è ricco di parole ma povero di idee. Ciò che però impressiona è soprattutto la richiesta politica principale avanzata dal PSS: la Svizzera dovrebbe intervenire presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) affinché questa imponga alla Cina di seguire strettamente le sue regole e di smetterla quindi di finanziare anche solo parzialmente le sue industrie statali, compresi i servizi pubblici.

 

A me finora è sempre parso che il privilegiare gli aspetti pubblici dell’economia fosse il fulcro del pensiero economico del PSS. Probabilmente mi sono sbagliato. Quello che però so con sicurezza è che fino a qualche anno fa il PSS riteneva l’OMC una struttura “antidemocratica e neoliberale”. Se questo è il rinnovamento promesso dal PSS, allora stiamo freschi...

Tratto da: