Per la magistratura non è una priorità

di Leonardo Schmid

 

Come ricorda Engels, “lo Stato, poiché è nato dal bisogno di tenere a freno gli antagonismi di classe, ma contemporaneamente è nato in mezzo al conflitto di queste classi, ... 

... è, per regola, lo Stato della classe più potente, economicamente dominante che, per mezzo suo, diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tenere sottomessa e per sfruttare la classe oppressa” (citato da L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato).

 

A chi afferma che nel Ticino del 2020 i sindacalisti dovrebbero evitare di perdersi in discorsi teorici come questo e occuparsi della pratica, diciamo solo questo: guardate quanto è successo nel cantiere del secolo. Gli operai e Unia hanno denunciato sfruttamento e caporalato, ma in magistratura nessuno si è mosso. Gli operai si son esposti, prendendo enormi rischi (viste le amicizie della famiglia Rossi), ma le “nostre” autorità non sfiorano nemmeno con un dito il padrone che si è arricchito mettendo in pericolo le loro vite, come a voler dare ragione a noi marxisti.

 

In Ticino è stato recentemente creato un “pool” di magistrati specializzati nelle cause di lavoro, secondo a quanto espresso dal PG Pagani in Commissione Giustizia del Gran Consiglio, a causa delle continue sollecitazioni di operai e sindacati che denunciano situazioni di usura. Non si spiega quindi come Pagani abbia deciso di assegnare l’inchiesta contro la Generali Costruzioni Ferroviarie (GCF) a un procuratore che non ha mai fatto parte del “pool” in questione. D’altra parte, dalle prime denunce depositate degli operai della GCF ci sono voluti sei mesi e il servizio di Falò per spingere il Procuratore generale ad assegnare il caso: la giustizia per gli operai non è per niente scontata nel paese del capitale. Ad oggi sono otto i lavoratori che hanno denunciato l’azienda e la loro versione collima con quella di testimoni che hanno già deposto quali persone a conoscenza dei fatti. Purtroppo, nonostante tutte queste prove evidenti, il procuratore Andrea Gianini non si muove: sono passati due anni, ma ancora nessun decreto d’accusa è stato emesso.

 

L’inefficienza della magistratura ha spinto la sinistra ad organizzare una manifestazione unitaria lo scorso 4 settembre, perché quella degli operai di GCF è una battaglia che coinvolge tutta la popolazione del nostro cantone e non solo. L’importante appoggio giuridico dato finora da Unia agli operai di GCF non era più sufficiente: era necessario chiedere alla politica, alle forze che stanno dalla parte di chi lavora, di scendere in campo.

 

Alptransit è stato un progetto voluto e sostenuto dalla sinistra: da decenni tra le nostre fila c’è chi lotta per salvaguardare il clima, per una mobilità sostenibile e accessibile a tutti. Come popolo ticinese dobbiamo ringraziare le migliaia di operai, in ampissima maggioranza stranieri, che hanno costruito la galleria, ultimo tassello di un’opera essenziale per l’unità del paese e la sua connessione al mondo grazie ad un trasporto di merci e persone ancora più veloce attraverso le Alpi e in particolare in Ticino. Tra poche settimane anche noi Ticinesi potremo viaggiare attraverso l’ultima parte di questa grande opera, ma non possiamo dimenticarne il costo umano. Riportando il campanile al centro del villaggio, anche rispetto a certi discorsi razzisti che girano, nella costruzione della galleria di base del Ceneri sono morti due operai stranieri, italiani per la precisione. Per chi non è morto, c’è stato lo sfruttamento illegale, pesanti furti sul salario, l’imposizione di una turnistica schiavista e sotto pressione della malavita organizzata. Nessuno Svizzero avrebbe lavorato a quelle condizioni senza finire per farsi licenziare.

 

La GCF ha consegnato la galleria con un mese di anticipo, dopo aver vinto l’appalto sbaragliando qualsiasi concorrente, offrendo il 30% di ribasso. Il Tribunale Amministrativo Federale non aveva avuto scelta: in base agli Accordi bilaterali e di libero scambio firmati dalla Svizzera, aveva dovuto assegnare l’appalto a GCF, malgrado chiunque poteva immaginare che qualcosa sarebbe andato storto. Hanno quindi posato i binari per l’alta velocità in tempi record, con un terzo del personale in meno, così che malgrado lo stop per il Covid-19 la galleria entrerà in funzione per tempo. Appare chiaro che GCF è riuscita a rientrare nei costi facendo pagare il conto agli operai, in quanto era l’unica variabile che poteva manipolare. Infatti, un’azienda svizzera avrebbe sicuramente usato lo stesso materiale e gli stessi macchinari per cantieri ferroviari impiegati da CGF, prodotti nel canton Vaud. L’unica ragione per cui è stata scelta GCF era il costo del lavoro, chiunque poteva capirlo.

 

Secondo Unia, gli operai hanno ricevuto tra il 30 e il 40 % del salario in meno, per un totale di circa 3,5 mio di franchi non pagati. Il sindacato ha quindi consigliato loro di denunciare penalmente l’azienda per usura. I soprusi che hanno subito durante la costruzione, poi, sono incredibili: basti pensare che erano costretti a lavorare fino a quando, dopo almeno 12-13 ore, mandavano un treno per poter uscire dalla galleria, altrimenti magari riuscivano ad uscire in biciletta. Se qualcuno dovesse dubitare della necessità di un intervento degli inquirenti penali (d’ufficio!) contro il padrone, si può specificare che la maggioranza di loro, in genere operai assunti appositamente per il cantiere, era costretta a restituire in contanti parte del salario versato in banca.

 

Le istituzioni della Repubblica e del Canton Ticino sembrano tremare nel mettere sotto accusa una multinazionale che ha fin troppi collegamenti con esponenti della mafia, al punto che risulta difficile credere che gli inquirenti non si siano accorti di questi legami. Mentre i nostri bravi governanti dicono di cacciare i “mafiosi” controllando a tappeto tutti gli stranieri, come si faceva negli anni ’70, nei fatti pare che i grandi mafiosi attivi nel nostro paese godano di una speciale protezione. Le riverenze ricevute da GCF non solo dalla Commissione paritetica competente ma addirittura dall’apparato d’inchiesta e dalla magistratura ticinesi è sconcertante.

 

D’altro canto, gli scandali politici in Ticino si susseguono e per non far perdere quel briciolo di fiducia che rimane nelle istituzioni, la giustizia deve fare il suo corso. La magistratura non può non emettere un solido decreto d’accusa contro i dirigenti di quest’azienda colpevoli di sfruttamento aggravato! Nel paese dove vige la pace sociale, voluta dal padronato, una simile situazione non può essere risolta con un accordo extragiudiziario, invitando così i mafiosi ad operare in Ticino nelle più brutali condizioni per gli operai, senza che abbiano a temere la giustizia. Non tutti in Ticino sono ignoranti o sottomessi, eppure i padroni del cantone, facendo gli struzzi, sono disposti a compromettere la fiducia tra il popolo e le istituzioni, mettendo anche a rischio la loro stessa pace sociale.

 

Nel frattempo, la GCF sta continuando ad arricchirsi nel nostro paese, in un cantiere del LEB di Losanna e per un appalto decennale da 20 milioni con le FFS. Per l’economia ormai fare infrastrutture non è più (solo) una necessità di mobilità, ma un business che permette a imprenditori come Edoardo Rossi, proprietario di GCF, di arricchirsi derubando e sfruttando pesantemente chi lavora, probabilmente godendo anche dei servizi fiduciari specializzati nell’ottimizzazione fiscale della piazza finanziaria luganese.

 

In Svizzera ci vogliono più diritti per chi lavora e per i sindacati e meno tutele per chi sfrutta. In Ticino ci vuole un cambio di passo e di mentalità, per permettere d’imporre i diritti di chi lavora. Gli abusi non devono rimanere impuniti, bisogna condannare i padroni delle aziende che rubano il salario e mettono in pericolo la vita e la salute. Ci vogliono anche nuove normative per le gare d’appalto, in barba alle imposizioni dell’UE, che permettano di costruire garantendo i diritti di chi lavora, con la massima sicurezza e quindi la miglior qualità possibile.

 

Nell’immediato stiamo sull’attenti: purtroppo presto inizierà lo scavo per il raddoppio della galleria autostradale del Gottardo, con il rischio di rivedere altre grandi aziende avvezze a metodi mafiosi sfruttare in maniera brutale della manodopera straniera sul nostro territorio.

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