La legalità dello sceriffo

PIAZZA APERTA - Bruno Brughera AIDA

 

 

 

I fatti di Molino Nuovo hanno risvegliato gli assopiti animi di alcuni politici luganesi. L'impossibilità di fare una campagna politica per le comunali a base di aperitivi, proclami e quant'altro ha di certo deluso molti aspiranti politici e tarpato le ali ai vari consiglieri prodighi nell’affannarsi alla ricerca di voti.

 

Il panorama luganese è assai squallido, lo sappiamo, e per smuovere le acque della politica occorrono grandi e improbabili progetti o qualche piccolo scandalo da insabbiare. E allora, niente di meglio che cavalcare la questione dell’ex macello e incitare il popolo a sollevarsi contro i Molinari, vero capro espiatorio di tutti i mali della città!

 

È su questa onda, che un gruppetto di zelanti consiglieri comunali appartenenti alle frange della destra borghese, hanno chiesto lumi sui fattacci di piazza Molino Nuovo. E già che c'erano hanno sollecitato il lodevole municipio alla resa dei conti finale con quei “depravati” Molinari.

 

Il politico che va più a nozze con queste interpellanze giustizialiste chi sarà mai se non lo sceriffo Bertini? Sebbene stia portando avanti stancamente gli ultimi mesi di legislatura prolungata, alla trasmissione radiofonica Millevoci di Rete uno non si è fatto mancare nulla! Al dibattito, ben condotto da Nicola Colotti, hanno partecipato oltre a Bertini, l’UDC Raide Bassi, il portavoce della polizia cantonale Renato Pizzolli e Sergio Roic, membro di AIDA. Allo sceriffo non sono piaciuti gli apprezzamenti di Sergio Roic (membro di AIDA) per le posizioni del portavoce della Polcantonale, che nel giustificare la scelta di monitorare la manifestazione senza intervenire ha fatto valere il principio di proporzionalità (era un piccolo raduno di circa trenta persone), precisando che fatti come quello occorso alla giornalista, configurabili come “lesioni semplici”, si affrontano con una querela di parte, quindi con una denuncia, entro tre mesi, da parte della vittima. Lo stesso vale per eventuali danneggiamenti. Appare evidente che la situazione fosse molto circoscritta e quindi la polizia ha fatto bene a non intervenire.

 

Per fugare ogni sorta di dubbio, non conosco nessuno che difende lo scellerato gesto contro la giovane giornalista animata dalla volontà di dar voce a uno sparuto gruppo di persone. Ne tanto meno di giustificare o tollerare il vile gesto dello/degli sprayer, che a mio avviso doveva essere fermato dal gruppo. Ma non sappiamo se il gesto deprecabile, sia stato compiuto durante o dopo il raduno. Certo è che sono tutti episodi che lasciano perplessi la maggioranza dei sostenitori dell’autogestione con un certo amaro in bocca, perché ledono un idea in cui crediamo fortemente!

 

Ma per Bertini e Bassi la situazione è diventata insostenibile e non più tollerabile. Addirittura ci si rammarica che il nostro ordinamento giudiziario non sia più duro e incisivo (repressivo?)! Lo sceriffo nostrano, eletto dal popolo e da Dio, interpreta il ruolo di vicesindaco, e soprattutto quello di capo dicastero, come un assegno in bianco per definire i confini della legalità e come dovrebbe essere gestita. Il buon Michele si è imbufalito per come è stata tollerata la “manifestazione” – che poi era un piccolo raduno o assembramento non più grande di quello che avviene all’esterno di bar e discoteche quotidianamente – e al pari di Raide Bassi ha messo assieme una stramba sequenza di fatti e circostanze pur di sostenere la sua tesi volta a cancellare di fatto qualsiasi esperienza di autogestione!

 

I due politici fanno molta confusione. La Bassi, abituata a frequentazioni di ben altro spessore culturale e mondano, probabilmente non sa neanche cosa sia il centro autogestito: nulla conosce dei suoi avventori e di quello che produce in termini di relazioni, ascolto, solidarietà eccetera, tant’è che confonde i fatti della foce con l'esistenza del CSOA (dubito che sappia cosa significa). Ma generalizzare quando non si hanno argomenti è forse la soluzione più facile, e presumere di parlare a nome di tutta la cittadinanza è un altro difetto di questi politici populisti.

 

Lo sceriffo riesce pure a omettere dei fatti storici: dall’alto del suo piedistallo misconosce di fatto la convenzione che colloca i Molinari all'interno dell’ex macello (circa un terzo del sedime, ricordiamo) e parla di padrone di casa, di proprietà, sorvolando sul fatto che la situazione di degrado degli stabili protetti è solo responsabilità della mala gestione dei vari municipi! Non ce la fa proprio a reggere l'esistenza di questa esperienza trentennale e malgrado dica a parole di voler dialogare, non perde occasione per inveire contro l’autogestione auspicandone la fine – lo si evince dai toni perentori che preannunciano l’attuazione in tempi brevi del progetto di restyling del comparto e della richiesta di credito per l'esecuzione dei lavori!

 

La battaglia non è terminata. Fino al 18 aprile 2021 lui, lo sceriffo, veglierà sulla città che potrà dormire e fare sogni tranquilli!