Ma sarà tutto oro?

di Alessandro Robertini, FA - Bellinzona

 

Sono stati presentati in pompa magna, con tanto di conferenza stampa e rispettiva mostra e presentazione pubblica, due dei cosiddetti progetti strategici che dovrebbero modellare la Bellinzona del futuro. 

Il Programma d'azione comunale (PAC) che porterà verosimilmente alla stesura e all'approvazione del nuovo Piano regolatore unificato, nonché il Nuovo Quartiere Officine che crescerà sull'attuale sedime delle Officine FFS, che nel 2026 verranno trasferite a Castione. Entrambi supportati da un rispettivo Mandato di studio parallelo (MSP) assegnato a rinomati gruppi e team svizzeri e stranieri.

 

Il tutto a prima vista molto bello e accattivante al punto da far quasi dimenticare al cittadino medio che solo poco tempo fa sono emersi sorpassi milionari in tre importanti cantieri pubblici della Città (Policentro Morobbia, oratorio Giubiaasco, rinnovamento Stadio comunale), e che è attualmente in corso un'inchiesta penale sulla gestione delle Case anziani cittadine durante la prima ondata della crisi sanitaria, in particolare nella struttura di Sementina, che ha purtroppo portato alle note drammatiche conseguenze. Senza voler entrare nei dettagli tecnici e architettonici dei due scenari, val la pena rimarcare alcune criticità che balzano palesemente all'occhio. Ciò nella prospettiva che attende le istanze politiche degli anni a venire, che dovranno scrupolosamente monitorare lo sviluppo dei due megacantieri evitando errori strategici e azzardi finanziari.

 

Per quel che concerne il PAC si denota un'amalgama di ipotesi più o mane accattivanti, ma che ricalcano ne più ne meno molte ovvietà, già declamate durante l'iter aggregativo, o già emerse in passato. Fra queste, l'identità policentrica a salvaguardia dei differenti quartieri, che nessuno ha mai messo in dubbio, la protezione dell'ambiente e la mobilità pubblica e sostenibile, l'edificazione centripeta e il riordino delle zone edificabili, solo per citare gli argomenti più titolati emersi durante la presentazione. Per non parlare dei progetti di circonvallazione ferroviaria e di interramento dell'autostrada, obiettivi noti da tempo, ma di competenza delle istanze superiori, Confederazione in primis, e fermi per motivi prevalentemente di ordine finanziario.

 

Il poco entusiasmo suscitato dal PAC, che dovrebbe fungere da stimolo e visione lungimirante, tra il pubblico del pur gremito Teatro sociale la dice lunga sulla scarsa consistenza del documento che dovrebbe definire i paletti per il futuro sviluppo della Nuova Bellinzona.

 

Per il Nuovo Quartiere Officine, attualmente in esposizione in Piazza del Sole, si è voluto un Mandato di studio parallelo (MSP) separato dal resto della Città. Fatto abbastanza curioso dal momento che il nuovo quartiere dovrebbe integrarsi e formare un tutt'uno con l'agglomerato urbano, ma facilmente spiegabile con la cronica sudditanza al volere/potere delle FFS, che rimarranno in possesso di circa la metà del terreno a fini speculativi e che difficilmente avrebbero accettato i tempi di un iter pianificatorio riguardante l'intero territorio comunale. Nel merito si prevedono spazi abitativi, spazi commerciali e di servizio, scuole nonché un parco dell'innovazione per un totale di 2500 abitanti e 250 posti di lavoro. Contenuti stabiliti e ripartiti tra i tre compartecipanti, Città, Cantone, FFS, in modo da soddisfare le esigenze di quest'ultime, cui spetteranno esclusivamente contenuti abitativi, di gran lunga i più redditizi.

 

Preoccupa il cospicuo numero di abitanti previsto per una città in continuo fermento edilizio e dove il tasso di sfitto rasenta già oggi il 3%, uno dei maggiori se non il maggiore della Svizzera. I posti di lavoro ipotizzati, ma per nulla scontati, sarebbero a malapena sufficienti a compensare quelli che verranno persi con il trasferimento delle Officine a Castione, ammesso e non concesso che le Ferrovie mantengano le promesse. Dal punto di vista urbanistico il progetto scelto è fine a se stesso, mancando di continuità verso il quartiere San Giovanni, costituito prevalentemente da villette ottocentesche, in netto contrasto con i palazzi di 4-5 piani previsti nella nuova area.

 

Per dirla con un noto proverbio: non è tutto oro quel che luccica.