Bellinzona - Una svolta anticapitalista e ambientalista

di Lorenza Giorla e Alessandro Robertini*

 

Nell’ultimo dopoguerra, forse mai come durante questo particolare periodo di emergenza sanitaria... 

... caratterizzato dapprima da un totale blocco di tutte le attività economiche e sociali, e in seguito da una lenta ripresa condizionata dalle norme atte a scongiurare una drammatica ricaduta in una seconda fatidica ondata, sono emerse tutte le pecche di un sistema basato su un libero mercato sempre più deregolamentato e volto esclusivamente alla massimizzazione dei profitti.

 

Questo a scapito dei diritti fondamentali dei lavoratori, sempre più sfruttati e mal retribuiti, della socialità, sempre più precaria, del sistema sanitario, sempre più al limite del collasso, e dell’ambiente, con uno sfruttamento delle risorse naturali sempre più insostenibile.

 

 

Proprio nell’ambito sanitario, che al contrario di tutti gli altri settori ha dovuto continuare ad essere efficiente, basterebbe citare due esempi per mostrare tutte le carenze di una gestione lasciata esclusivamente alle regole del mercato.

 

Primo, la mancanza iniziale di mascherine è stata causata in gran parte dalla delocalizzazione dei siti di produzione in paesi lontani volta a massimizzare i profitti, causando così gravi ritardi nell’approvvigionamento, e subordinatamente dall’alienazione irresponsabile delle scorte presenti sul nostro territorio prima che la Confederazione venisse a sua volta toccata dalla pandemia.

 

Secondo, se nel momento della massima emergenza sanitaria il corpo infermieristico e medico straniero, in prevalenza italiano, presente nelle nostre strutture fosse stato precettato, a pieno diritto, dall’Italia, il sistema sanitario ticinese sarebbe collassato, solo perché si preferisce far capo a personale già formato a basso costo all’estero piuttosto che investire nella formazione. Fortunatamente questa volta non è andata così ma non è per nulla scontato che ciò avvenga anche in futuro.

 

 

Siamo fermamente convinti che sia più che mai necessaria una svolta anticapitalista e ambientalista, che sappia frenare le distorsioni di trenta e passa anni di neoliberismo sfrenato anche nelle realtà locali.

 

A partire dalla gestione delle case anziani, retaggio di un sistema consortile finanziato sì dai comuni di riferimento, ma fuori del loro controllo, portando alla drammatica situazione verificatasi durante la pandemia con tragici epiloghi per molti utenti e le loro famiglie. Alla spesa per investimenti, con sorpassi milionari nella gestione di tre cantieri pubblici sfuggiti al controllo delle autorità per negligenza o peggio, per compiacenza verso le ditte appaltatrici, questo lo dirà l’inchiesta in corso. Fatti già di per se molto gravi ma verificatisi proprio quando le finanze del Comune, già fortemente toccate dalla crisi sanitaria, ne avrebbero fatto anche volentieri a meno.

All’essersi fatti sfuggire quasi la metà dei posti di lavoro presenti alle Officine, in cambio di un “supermoderno” stabilimento per il quale le FFS, azienda pubblica, non hanno ancora saputo fornire un piano industriale degno di questo nome, creando incertezza sul futuro dei posti di lavoro ivi disponibili.

Alla gestione della cultura (centro giovanile, centro della cultura, ecc.), di cui si parla da anni ma dove nessuna amministrazione presente e passata ha saputo cavare un ragno dal buco, mostrando mero disinteresse per l’acquisto di villa Bonetti, una delle tante ville pregiate presenti sul territorio e che potrebbe contribuire a risolvere in parte questa annosa questione.

Per terminare con la gestione sempre più commerciale del Carnevale, evento per eccellenza della vita socioculturale della Città, amministrato con criteri prettamente economici, blindando il centro cittadino per sei giorni all’anno con entrata a pagamento. Un evento, considerato a giusta ragione l’epicentro pandemico del Ticino che, se non fosse stato confinato tra le “mura” cittadine e fosse meno commerciale, avrebbe certamente aiutato a contenere il diffondersi dell’epidemia e a controllare meglio l’eccessivo carico ambientale della manifestazione. Un ritorno ad una genuinità come qualche decennio fa è più che auspicabile. E che la già prevista sospensione nel 2021 possa portare consiglio ai più.

 

Auspichiamo un’amministrazione comunale meno predisposta ad una gestione prettamente commerciale e meno volta al profitto, nonché più attenta ai bisogni e alle esigenze della popolazione con particolare attenzione verso le problematiche sociali, del lavoro e ambientali.

 

 

 

 

* FA Bellinzona

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