I padroni ticinesi vogliono sbarazzarsi dei contratti collettivi

di ForumAlternativo

 

Mentre nel nostro Cantone dilaga il dumping salariale, i padroni cercano di ostacolare in tutti i modi l’adozione dei contratti collettivi e di quelle misure che potrebbero ridare dignità al lavoro e alle persone. 

Da mesi oramai è stata lanciata dai settori padronali una vera e propria offensiva contro la contrattazione collettiva e l’adozione di quelle timide regole che potrebbero portare un minimo di ordine in un mercato del lavoro dove imperversano condizioni da Far West. Come se non bastasse, tutto ciò avviene con il complice e sciagurato silenzio di Governo e Parlamento, in primis dei primanostristi targati Lega e Udc. 

 

Questa attitudine di padronato e istituzioni sarebbe inaccettabile anche in condizioni “normali”, ma lo è ancora di più nella situazione attuale, con la pandemia che colpisce duro i lavoratori e le persone più fragili e alimenta ulteriormente le disuguaglianze sociali. Basti pensare che le persone costrette in regime di lavoro ridotto hanno subito nel corso di quest’anno una decurtazione salariale del 20%, mentre le grandi aziende hanno continuato a versare lauti dividendi ai loro azionisti! E mentre i lavoratori indipendenti sono con l’acqua alla gola (per usare un eufemismo), nei giorni scorsi PLR e UDC hanno affossato alle Camere federali la proposta di aiuto al pagamento degli affitti per i piccoli artigiani. Insomma, Marco Chiesa, da che parte stai? Non certo dalla parte dei lavoratori e delle PMI ticinesi!

 

Quella dei padroni è un’offensiva a tutto campo. Oltre dieci aziende (quasi tutte collegate all’AITI del consigliere nazionale PPD Fabio Regazzi, recentemente nominato alla testa dell’USAM, una delle associazioni padronali di maggior peso a livello nazionale) hanno presentato ricorso contro l’adozione del salario minimo legale che entrerà in vigore alla fine del prossimo anno. Malgrado l’importo di 19, rispettivamente di 19.50 franchi sia indegno e impedisca di arrivare alla fine del mese, tra le truppe del padronato ticinese vi è chi si permette di affermare senza pudore che sia eccessivo e pericoloso. Siamo insomma di fronte ad una vera e propria lotta di classe promossa dall’alto e senza vergogna!

 

Nel campo dei contratti collettivi di lavoro la situazione non è migliore. Anche i CCL sono oggetto di una vera e propria contro-offensiva padronale: da quello per gli ingegneri e gli architetti a quello degli autotrasporti, passando da quello degli spedizionieri, diversi contratti collettivi sono stati tutti oggetto di procedure di ricorso per impedire che le aziende dei rispettivi settori siano tenute a rispettarli. Senza dimenticare che in Ticino il contratto collettivo del settore degli shop annessi alle stazioni di servizio non prevede un salario minimo di riferimento a causa del ricorso presentato dai padroni ticinesi (tra cui spicca il Consigliere Nazionale ticinese Rocco Cattaneo… preferiamo decisamente ricordarlo come ciclista nel suo ruolo di gregario e portatore di borracce). E proprio in questi giorni i padroni delle falegnamerie hanno segnalato l’intenzione di sbarazzarsi dello storico Contratto collettivo in vigore per i falegnami. Un’attitudine cinica e irresponsabile che in settori dove vigono salari da fame e i lavoratori vengono brutalmente messi in concorrenza tra loro avrà come conseguenza un ulteriore imbarbarimento delle condizioni di impiego e una vera e propria guerra tra poveri.

 

Ecco chi sono i veri responsabili del dumping salariale, dell’imbarbarimento delle condizioni di lavoro e della siderale distanza che separa i livelli salariali del Ticino rispetto alle altre regioni del Paese. Di fronte a questa offensiva di classe da parte del padronato, c’è più che mai bisogno di una sinistra di lotta: il ForumAlternativo è pronto a dare il suo contributo, sia nelle piazze che nelle istituzioni!