La Lugano che FAremo, tutte e tutti insieme

di FA Lugano

 

Non è un caso che Lugano abbia continuato a perdere abitanti consecutivamente negli ultimi cinque anni. Solo lo scorso anno meno 631, per la precisione. Eppure si continua a costruire palazzi, per chi o per cosa nessuno lo sa. E men che meno lo sanno le autorità comunali. 

In cinque anni ci sono mille appartamenti in più sul territorio comunale, quando ci sono 1’400 luganesi in meno. Un non senso.

 

Ma Lugano funziona così. Non si persegue il bene pubblico, ma le logiche clientelari degli amici degli amici. Come se di cemento in città non ce ne fosse abbastanza. Le aree verdi o di riposo, in proporzione alle aree edificate, sono del 4% a Lugano. Tra i dieci maggiori centri urbani svizzeri, di cui Lugano fa parte, si posiziona all’ultimo posto di questa classifica. E di gran lunga distanziata, visto che le altre hanno percentuali a due cifre. Se non ci fosse stata la lungimiranza del Consiglio comunale di un centinaio di anni fa di rendere bene pubblico i 65mila metri quadrati del Parco Ciani (acquistato nel 1912 con procedura di esproprio per 1.8 milioni di franchi dell’epoca), oggi la percentuale di aree verdi e di svago sarebbe inferiore all’uno per cento.

 

Se almeno la sfrenata costruzione di appartamenti portasse a una riduzione delle pigioni o fosse indirizzata da una politica cittadina mirata a favorire gli alloggi a pigione moderata. Qui infatti si tocca uno dei tasti più dolenti dell’amministrazione cittadina luganese. Da decenni se ne parla, non sono mancati diversi studi (e lautamente pagati), lanciate iniziative e promesse elettorali puntualmente mai realizzate. Il risultato è disarmante. A Lugano la percentuale di alloggi a pigione moderata è pari a zero. Sconsolante il confronto con gli altri centri urbani più grandi del paese. Non parliamo di Zurigo che raggiunge vette insperabili (oltre il 20% di appartamenti non a scopo di lucro e in votazione popolare hanno deciso di arrivare al 30%), ma città quali Bienne (14%), Lucerna (12%), Winterthur (11%) o San Gallo (8%). Cifre che non sono frutto d’improvvisazioni, ma di politiche immobiliari attive volute dalle amministrazioni cittadine. Non si pensi che a Lugano non ci sia una politica dell’alloggio. Esiste ed è ben sostenuta dai clan che l’amministrano. Guarda caso, coincide con quella dei cementificatori.

 

Eppure Lugano avrebbe un gran bisogno di spazi di socialità non mercificata. Non sempre sono necessarie opere faraoniche, basterebbero cose semplici. Prendiamo gli orti comunali, luoghi di convivialità e di autoproduzione alimentare che arricchiscono la qualità di vita di una cittadina. Realtà consolidate nel resto del Paese, mentre a Lugano già solo sapere quanti siano, come si possano affittare e a che prezzo, è un’impresa ardua nell’epoca dell’informazione digitale. Provare per credere. Dopo qualche telefonata si scopre che la gestione è stata delegata dal Comune all’immobiliare della cassa pensioni cittadina. Raggiungerli telefonicamente è una missione impossibile. Neanche via internet è possibile avere delle risposte. In assenza di cifre ufficiali, possiamo solo garantire che l’offerta di orti comunali a Lugano è molto scarsa e il cui accesso passa attraverso canali misteriosi, ben poco trasparenti. Molto più semplice reperire le informazioni se abitate a Losanna, dove nell’arco di una quindicina d’anni sono stati inaugurati 15 nuovi terreni nei quartieri densamente popolati destinati a orti per la cittadinanza che ne fa richiesta. Molto più facile perché esiste una pagina internet dedicata con tutte le informazioni. È frutto di una scelta politica cittadina precisa, non causale. Il municipio losannese ne ha fatto una priorità, decidendo d’importare una tradizione di orti urbani ben radicata nella svizzera interna. A titolo di paragone, per restare su una città delle dimensioni luganesi, a Lucerna esistono 15 terreni destinati agli orti familiari per un totale di 890 particelle a disposizione.

 

Un altro esempio di quanto l’amministrazione cittadina sia incurante del benessere pubblico: lo sport. Non si preoccupino i lettori, non ci addentriamo nella palude del progetto di stadio cittadino. Ce ne occuperemo un’altra volta. Parliamo di una cosa che qualcuno potrebbe considerare di poca importanza. Nuotare fa bene, dicono tutti. Anche ai luganesi. Qualcuno dovrebbe però spiegare perché a Lugano l’abbonamento annuale per nuotare nelle strutture pubbliche costa 600 franchi, mentre nelle altre città svizzere si paga molto meno per avere di più.

 

Per poter frequentare i 24 stabilimenti cittadini a Zurigo tutto l’anno, spenderete 240 franchi. Una differenza non da poco. Sarà perché a Zurigo vi abitano molte persone, dunque con una massa critica maggiore. Forse. Allora andiamo a Lucerna, dove con 380 franchi potrai nuotare tutto l’anno alla piscina comunale. E aggiungendovi una sessantina di franchi, potrai frequentare i tre lidi estivi, pattinare d’inverno e frequentare il centro sportivo di Würzbach, giocando su uno degli otto campi di badminton, cinque di squash o i due di tennis. Avendo 20 mila abitanti in più di Lugano, forse Lucerna è ancora troppo grande per un paragone. Facciamo dunque un tuffo a Neuchâtel, che di abitanti ne ha quasi la metà della perla sul Ceresio. Nuotare tutto l’anno nella splendida cittadina lacustre costa 240 franchi. Anche prevedendo un abbonamento per tutta la famiglia, con due o più figli, riuscirete a pagare oltre 200 franchi in meno di un abbonamento luganese individuale. Non solo, a Neuchâtel d’estate esiste pure una piscina familiare completamente gratuita. Oppure andiamo a San Gallo, che di abitanti ne conta solo duemila in più di Lugano. Con la metà del costo dell’abbonamento luganese, potrete nuotare nei cinque stabilimenti cittadini tutto l’anno. Aggiungete 50 franchi e d’inverno potrete pure pattinare.

 

Ecco quindi qualche piccolo esempio dei molti progetti che si potrebbero realizzare e del perché a Lugano si senta la forte mancanza da oltre mezzo secolo di un’amministrazione pubblica finalizzata al bene comune. Purtroppo nella mente degli attuali e recenti amministratori liberaleghistipipidini (coi piessini luganesi assolutamente ininfluenti se non conniventi) prevale la logica clientelare. A Lugano è proprio ora di cambiare.

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