Colpiamo gli speculatori

di RedQ

 

«È stato il miglior agosto dal 2009 per le Borse europee (+2,8%) e la stessa performance è stata segnata da Piazza Affari, mentre a livello mondiale per l’azionario è stato il miglior agosto dal 1986 con Wall Street impegnata ad aggiornare costantemente i record storici», riporta il giornale di Confindustria, Il Sole 24 ore, a inizio settembre.

Nello stesso periodo, milioni di persone sono finite in strada e altrettante ditte dell’economia reale hanno chiuso i battenti. No, il virus non colpisce allo stesso modo. No, non siamo tutte e tutti sulla stessa barca. C’è chi ha lo yacht alla Briatore e chi si trova nella miseria più nera aggrappato a un tronco alla deriva.

 

L’economia reale crolla, la finanza vola. Lo scollamento tra gli speculatori finanziari e la vita reale delle persone è sempre più evidente, macroscopico. Ma lor signori rifiutano persino una microimposta, quella che andrebbe a colpire somme immense che oggi sfuggono a qualsiasi imposizione, andando a prelevare lo 0,1 per mille. Ciò frutterebbe 100 miliardi l’anno alla Confederazione, poiché si stima (in maniera prudenziale) a 100mila miliardi di transazioni digitali l’anno in Svizzera, di cui ben il 90% avviene all’interno del sistema finanziario speculativo.

 

La metà servirebbe a sopprimere l’imposta più antisociale della Svizzera, l’Iva (il cui gettito ammonta a 23 miliardi annui), la tassa di bollo (2 miliardi) e l’imposta federale diretta (22 miliardi). Resterebbero 50 miliardi l’anno a disposizione della comunità elvetica per avere i mezzi necessari per affrontare rapidamente le priorità collettive urgenti. Si pensi ad una svolta ecologica che sia indolore per le classi medio-basse (altro che le tasse sul CO2), a pensioni dignitose o il sostegno alle fasce sempre più ampie della cittadinanza in grave difficoltà nel mondo post-Covid.

 

A sinistra, si sono levate alcune voci contrarie all’iniziativa, particolarmente critiche sull’abolizione dell’imposta federale diretta (IFD). È vero, quest’ultima imposta è sociale perché progressiva. Chi ha un reddito maggiore, paga proporzionalmente di più. Ma l’esistenza dell’IFD, non si è mai rilevata fondamentale nella ripartizione della ricchezza in Svizzera. Stando ai dati dell’Amministrazione federale delle contribuzioni pubblicati lo scorso anno, dal 2003 al 2015 i patrimoni dei più abbienti sono cresciuti del 43%. I restanti tre quarti del patrimonio, invece, sono cresciuti unicamente del 18,6%. E ancora le differenze sono notevoli. Il 55,47% dei patrimoni è inferiore a 50’000 franchi, mentre il 24,53% dei contribuenti non possiede alcun patrimonio. Una critica dunque debole, tanto più che l’adozione della microimposta non preclude di rivendicare in un prossimo futuro una tassa sui grandi patrimoni o, almeno, il ripristino di un’imposizione fiscale sulle eredità milionarie.

 

Se approvata, invece, la microimposta ridistribuirebbe l’enorme ricchezza in circolazione che oggi sfugge all’imposizione. Per il ceto medio e le classi popolari ciò comporterebbe unicamente vantaggi. Se ora su un prodotto di 100 franchi, il cittadino paga 7,70 franchi di Iva, con la microimposta pagherebbe solamente 10 centesimi. Del medesimo vantaggio trarrebbero anche le piccole e medie imprese.

 

La microimposta costituirebbe una vera rivoluzione fiscale che invece di colpire un reddito da lavoro sempre più effimero, malpagato e precario, andrebbe a prendere i soldi dove ve ne sono in quantità incredibili, cioè nella finanza speculativa. Il ForumAlternativo ci crede e parteciperà attivamente alla raccolta firme. I tempi sono però stretti: entro il 25 agosto del prossimo anno dovranno essere consegnate 100mila firme. Invitiamo militanti, simpatizzanti o semplici lettori dei Quaderni a dare un colpo di mano nelle varie raccolte firme previste.

 

 

Scaricate il formulario e fatelo firmare a parenti e amici!


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