“Periferia cancerogena” e Nuovo Quartiere Officine

di Renato Magginetti

 

Il progetto per il “Nuovo Quartiere Officine” è stato finalmente svelato. E i dubbi non hanno tardato ad arrivare: come non notare l’assurdità di edificare dei quartieri di palazzoni residenziali in una città che è già in piena bolla immobiliare?

In una città che ha assoluto bisogno di aree in posizione strategica da riservare al lavoro (industria leggera, artigianato, start up, studi vari, ricerca e formazione) e all’industria del turismo? Non ci sarebbe posto migliore per ospitare la scuola alberghiera, un albergo e naturalmente ristoranti, bar, osterie e locali per ascoltare buona musica, dando a Bellinzona un’offerta degna delle altre città della Svizzera.

 

Non resta che sperare nella lungimiranza dei nuovi dirigenti delle FFS, in particolare il signor Vincent Ducrot, nuovo CEO delle Ferrovie Federali Svizzere e già direttore generale dei Trasporti pubblici friburghesi – che, ricordiamo, è laureato in ingegneria elettrica e specializzato in informatica, non un manager e avvocato come il suo predecessore. Di fronte alla cecità delle autorità politiche, la speranza è che almeno questi dirigenti siano in grado di capire che le potenzialità della Nuova Bellinzona e del Ticino intero non si limitano allo sfruttamento immobiliare senza scrupoli.

 

I nostri politici, Consiglieri di Stato e Municipali, si pavoneggiano con parole altisonanti: creatività, innovazione, eccellenza, e ancora ecosostenibilità ambientale, green economy, cutting-edge technology, smart city, smart recycling. Peggio che la pubblicità del “Mulino Bianco”. Ma se il Cantone aspirasse davvero ad avere una sua sede regionale del “Parco Svizzero nel campo dell’innovazione” – andando ad aggiungersi ai due politecnici federali di Zurigo e Losanna, agli “hub” che vi gravitano attorno e alle tre reti regionali del Canton Argovia, della Svizzera nordoccidentale e di Bienne – non si lascerebbe sfuggire questa occasione. L’intero terreno delle ex Officine federali è infatti il luogo ideale per ospitare una tale struttura, che sarebbe così situata tra Zurigo e Milano.

 

Ma i problemi non finiscono qui. Un politico competente avrebbe capito che un terreno industriale come questo, regalato alle FFS, oggi vale al massimo 500 Fr./mq. Avrebbe capito che alle FFS non servono più le Officine (le locomotive le prendono in leasing o a noleggio), per cui sarebbe stato semplice: a questo prezzo, il Cantone e la città avrebbero potuto comperare il sedime di 120’000 mq per 60 milioni di franchi. Anche volendo essere molto generosi, alle FFS si poteva offrire il doppio, come è stato effettivamente fatto. E se le FFS si fossero rifiutate di cedere il terreno a questi prezzi, sarebbe bastato lasciare il sedime come zona industriale… Si può star certi che non avrebbero tardato a tornare sui loro passi. Il Cantone e il Comune, invece, oltre ad aver sborsato 120 milioni, concedono alle FFS di costruire sui suoi terreni immobili residenziali con l’indice di sfruttamento più alto di Bellinzona, andando ad aumentare il valore dei loro terreni fino a 2’500-3’000 Fr./ mq.

 

È vero che le FFS cedono alla città 40’000 mq del sedime (che a 500 Fr./mq corrispondono a 20 milioni di franchi). Ma perché? Intanto perché è una superficie lontana dal centro e dalla stazione. Ma, soprattutto, perché vi si trova la “Cattedrale” delle Officine, che è un bene protetto. Figuratevi se le FFS vogliono accollarsi una tale rogna. La sua ristrutturazione sarà a carico della Nuova Bellinzona. Senza considerare che saranno ancora la città e il Cantone a doversi far carico di trovare terreni agricoli per compensare quelli di Castione. Tutto questo in sfregio ai tanti piccoli e medi proprietari fondiari e immobiliari che da generazioni pagano le imposte in questo comune e già massacrati dalla concorrenza delle casse pensioni (per le quali i “politici” fanno ponti d’oro) e dai capitali di dubbia provenienza che tutti fanno finta di non vedere.

 

Ma veniamo al Masterplan “Nuovo Quartiere Officine”. Il terreno delle FFS si trova nel comparto definito a est dal tracciato ferroviario, a sud dalla via Ludovico il Moro, a ovest dal viale Officine che si prolunga nella via San Gottardo, e a nord da via al Prato. Nel bando di concorso erano elencati i “molti” contenuti richiesti e – trattandosi appunto di un Masterplan (Piano Maestro) – oltre al confine del terreno FFS era indicata anche un’area di interesse circostante (qualsiasi nuovo edificio ha un impatto che va oltre il limite della propria parcella, come è evidente). Peccato che nessuno dei cinque gruppi di “professionisti” invitati a lavorare al progetto si sia degnato di considerare quanto sta attorno, né abbia considerato (e rispettato) le proprietà all’interno del comparto, in particolare lungo via San Gottardo, via al Prato e via Pantera. Un vero e proprio “massacro” a danno, ancora una volta, dei piccoli proprietari, il che è vergognoso. Ma a voler discolpare i professionisti in questione, bisogna anche riconoscere che la debolezza di un progetto è spesso dovuta a delle premesse sbagliate...

 

Un progetto e rispettivamente un piano catastale sono da leggere come un romanzo o un atto giuridico: ogni riga, come ogni parola, ha un significato. Il termine “periferia cancerogena” è usato per descrivere quel proliferare disordinato di costruzioni e recinti e strade e posteggi che invade tutto, prati, campi, pascoli (ricordiamo che il bosco è protetto dalla Legge Federale Urgente del 4 ottobre 1991) ed intacca anche i nuclei di villaggi, borghi, città, sviluppandosi come un cancro.

 

A Bellinzona, attualmente, abbiamo due tipi di periferia cancerogena. La prima è quella composta da casette, villine, villette e villotte dentro giardini delimitati da una miriade di recinti diversi uno dall’altro. La seconda è quella composta da palazzine (che hanno sostituito la maggior parte delle casette e villette) delimitate da strisce di 4-5 metri di larghezza con erba, cespugli e piantine, con la stessa tipologia di recinti.

 

Grazie al “Nuovo Quartiere Officine”, a Bellinzona avremo una nuova tipologia di “periferia cancerogena”, di tipo metropolitano, senza recinti tra i “moderni” palazzoni ma con erba, tanti cespugli e alberi tra un posteggio sotterraneo e l’altro. Senza dimenticare l’erba sui tetti e forse anche la verdura sulle facciate, di quel genere che va tanto di moda in Cina grazie al Boeri di Milano. Benvenuti nella Bellinzona del futuro.

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