All’attenzione della deputazione ticinese alle Camere federali

rete nateil14giugno

 

Ancora una volta vi scriviamo per ricordarvi le rivendicazioni portate dalle donne* durante lo sciopero femminista del 14 giugno 2019, che ha visto il coinvolgimento di mezzo milione di persone e che rivendicava rispetto, migliori salari e migliori rendite.

Lo sciopero è stato trattato con condiscendenza dalle istituzioni che riconobbero che “Le donne svolgono la maggior parte dei lavori di cura non o mal retribuiti e spesso la loro copertura assicurativa per la vecchiaia è peggiore rispetto a quella degli uomini” , confermando la legittimità delle nostre rivendicazioni.

 

Malgrado ciò, le discussioni parlamentari sul progetto di modifica dell’AVS (AVS21) non hanno saputo integrare le rivendicazioni più basilari della popolazione femminile. Tutto il contrario, la riforma che state discutendo propone di aumentare l’età pensionabile delle donne a 65 anni, con argomentazioni che naturalmente fanno appello all’insostenibilità del sistema pensionistico attuale o, strumentalmente, usando l’uguaglianza dei sessi per perpetrare una profonda disparità.

 

L’insostenibilità del sistema pensionistico è un problema della società intera, per il quale le donne non possono assumersi sole i costi materiali e al quale potrebbero contribuire finanziariamente in modo sostanziale se non fossero discriminate a livello salariale. Infatti il sistema patriarcale continua a riprodursi nelle istituzioni e nelle leggi facendo delle donne una categoria strutturalmente discriminata, non è impoverendole ulteriormente e “concedendo” loro di lavorare fino ai 65 anni che si risponde alla necessità di una società ugualitaria. I motivi per cui le rendite vecchiaia delle donne sono in media del 40% inferiori rispetto a quelle degli uomini si spiega per tutta una serie di ragioni: il mancato riconoscimento monetario di un salario uguale per un lavoro uguale, la conciliazione lavoro e famiglia che comporta compiti non remunerati delegati alle donne di cui la società tutta beneficia permettendo agli uomini di dedicarsi in misura maggiore al lavoro remunerato, la peggior remunerazione degli impieghi in cui le donne sono maggiormente presenti e che coincidono con i settori dimostratisi essenziali in tempo di pandemia. Questi sono problemi sociali ed economici che dovranno essere corretti e i nostri diritti di lavoratrici e cittadine dovranno essere rispettati, perché la parificazione dell’età pensionabile diventi un contributo alla causa dell’uguaglianza.

 

Fino a quel momento, questa proposta è una mancanza di rispetto e un tentativo di derubarci ulteriormente dell’importante contributo del nostro lavoro e le compensazioni previste non sono certo accettabili. Vi chiediamo di votare contro l’aumento dell’età pensionabile previsto nel progetto di “Stabilizzazione dell'AVS (AVS 21)” (19.050)” e finalmente schierarvi in favore delle donne.

 

Il prossimo 14 giugno le donne di tutta la Svizzera si mobiliteranno e scenderanno ancora in piazza per rivendicare rispetto, migliori salari e migliori rendite. Centinaia di migliaia di donne si schiereranno contro questa riforma e ribadiranno ancora una volta il loro fermo NO all’aumento dell’età di pensionamento delle donne.

 

 

Sostenete le nostre rivendicazioni, rigettate AVS 21