Un centro d’incontro autogestito per giovani e migranti a Locarno

Un impegno del FA: contribuire a riaprire una città che si sta chiudendo

di FA Locarno

 

Il successo turistico di Locarno nasconde una realtà locale che – al di là dei soliti progetti urbanistici, molto sbandierati ma mai messi in pratica – non trova più le idee e le energie per ridare ai propri abitanti occasioni di aggregarsi e di formare comunità.

Si va creando nella città una situazione di atomizzazione – alcuni parlano di desertificazione sociale – di cui a soffrirne maggiormente sono quelle fasce di popolazione che necessitano maggiormente di vivere in comune le loro particolarità culturali: i giovani e le persone d’origine migrante.

 

Gli avvenimenti recenti di Lugano, dove una municipalità ottusa pensa di poter mandare all’aria con le ruspe un’esperienza di aggregazione autonoma giovanile, ci fanno ricordare che Locarno già nel 1973, nell’onda d’oro sessantottina, fu in grado di assumere un ruolo pionieristico, lasciando che nei giardini pubblici si creasse un luogo d’incontro e di riflessione per il giovani: il Cantiere della gioventù. Il discorso dell’autogestione riprese vita attorno al 1990, quando si avanzarono le prime rivendicazioni per un’attività socio-culturale all’ex Macello comunale. Negli anni successivi, grazie all’associazione Lokarno Autogestita, furono raccolte migliaia di firme per strappare nuovamente alle autorità comunali la concessione di spazi pubblici. La risposta fu negativa. Una chiusura meno fragorosa ma altrettanto miope di quella luganese e tale da creare disillusione e rassegnazione che qualche ulteriore momento di contestazione giovanile non riuscì a smuovere.

 

Il Forum Alternativo (FA), che sta muovendo i primi passi nella Regione, intende portare avanti il progetto studiato e promosso dal Gruppo Integrazione (GI): un centro d’incontro autogestito per giovani e migranti.

 

Ispirandosi a quanto già realizzato in questo campo da varie città svizzere di dimensioni e caratteristiche simili alla nostra (Bienne, Baden, Sciaffusa, Rorschach, Burgdorf, Renens, Versoix, Montreux...), il progetto del GI mira a creare a Locarno uno spazio d’incontro intergenerazionale e interculturale in grado di istaurare un legame con il tessuto sociale della città – con le esigenze della popolazione e dei quartieri – e permettere alle fasce della popolazione che più si sentono discriminate, giovani e migranti appunto, la possibilità di fare cultura in comune, di essere attivamente coinvolti e protagonisti.

 

La disponibilità di spazi d’incontro è percepita come necessità prioritaria soprattutto all’interno della popolazione dei migranti. Necessità riconosciuta nell’elenco dei progetti possibili indicati nel Piano per l’integrazione cantonale (PIC) 2018- 21 sottoscritto dal nostro Municipio il 10 marzo 2017: «Nella situazione attuale di Locarno, così come in quella del Cantone, si intravvede la perdita di legami comunitari e, dunque, la tendenza a ripiegare su un percorso d’integrazione di tipo individuale e non più, come nel passato, su un percorso di tipo collettivo o comunitario. Le comunità nella loro dimensione associativa sono sempre meno presenti a sostenere i nuovi arrivati sia negli sforzi di inserimento nella realtà locale che nel mantenimento delle tradizioni di origine. Una delle ragioni (…) consiste nella difficoltà di reperire spazi comuni di condivisione e di ritrovo (per feste, commemorazioni ecc.)».

 

Nella scorsa legislatura, il Municipio sembrava disposto a concedere gli spazi di un prefabbricato, situato nei pressi della Morettina, liberato dal Centro giovani comunale che si era trasferito in un altro quartiere. Il GI ha dunque accettato di demandare al Dicastero sociale il compito di mettere in cantiere il progetto nella speranza di accelerarne la realizzazione. Pia illusione. Dopo vari tentennamenti, lo spazio è tornato alla destinazione iniziale. Municipio e dicastero si sono rimangiati la parola così da indurre i promotori, il GI e ora anche il FA, a cercare nuove soluzioni e a confidare maggiormente nelle proprie forze in una prospettiva di autogestione. Si tratterà ora non solo di individuare un altro spazio urbano per installarvi il centro ma anche di mobilitare, all’interno dei gruppi giovanili, con riguardo alle seconde generazioni, e alle comunità migranti le persone che intendono da subito mobilitarsi e partecipare alla concretizzazione del progetto.

 

Le comunità migranti vedranno finalmente riconosciuta la loro principale rivendicazione, quella di poter disporre a condizioni economiche di un luogo stabile in cui poter svolgere incontri utili a mantenere in vita i loro rapporti d’origine e le loro peculiarità.

 

Questo luogo non sarà tuttavia una loro prerogativa dentro la quale arrischierebbero di isolarsi e di non farsi conoscere. Attraverso un approccio inclusivo e partecipativo, il Centro dovrà mettere a disposizione i suoi spazi, che non richiederanno strutture pretenziose, a tutta la cittadinanza senza discriminazioni. I giovani avranno un ruolo essenziale e contribuiranno alla valorizzazione dello spazio urbano circostante attivandosi a migliorare in maniera sostenibile la qualità di vita e i rapporti di convivenza di chi abita nei quartieri vicini.

 

La convivenza e la collaborazione fra diversi gruppi di cittadini (differenti per estrazione sociale, per provenienza di nazionalità e per età anagrafica ma uniti nell’interesse ad usufruire di un luogo privilegiato di incontro) che confluiscono nello stesso spazio fisico ed affettivo (il Centro) possono contribuire a creare un movimento di integrazione sociale e culturale che andrà a costituire un arricchimento per la vita pubblica della città e per il benessere dei suoi cittadini, creando un valore aggiunto per la qualità dell’immagine di Locarno e per la realtà quotidiana della sua popolazione.

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