Non basta formare più infermiere per scongiurare il disastro

di Franco Cavalli

 

Ripensiamo un attimo a quanto abbiamo vissuto durante la prima ondata della pandemia con relativo lockdown: se allora le nazioni confinanti avessero precettato il loro personale infermieristico che lavora in Svizzera, come avevano tutto il diritto di fare, il nostro sistema sanitario, case per anziani incluse, sarebbe andato in tilt. E il numero dei decessi per Covid, già di per sé spaventoso, sarebbe ancora aumentato, e di molto.

 

Ma perché mai ricordo ora questi fatti? Perché se l’andazzo attuale continua, tra al più tardi 10-15 anni (e su questo tutti gli esperti sono concordi) mancheranno talmente tante infermiere che, anche senza pandemia, tutto il nostro sistema sanitario potrebbe effettivamente andare in tilt o perlomeno si dovranno chiudere tutta una serie di reparti acuti e di letti nelle case per anziani, con chiaro peggioramento della qualità delle cure dispensate a pazienti e ad anziani. Ecco perché è fondamentale che votiamo un chiaro Sì il prossimo 28 novembre all’iniziativa “Per cure infermieristiche forti”.

 

Qualcuno magari mi obietterà che sto esagerando e che il disastro annunciato potrà essere evitato anche con il controprogetto indiretto approvato dalle Camere federali e sostenuto dal Consiglio federale. E invece no e vediamone il perché. Questo controprogetto si limita a prevedere che la Confederazione investa 469 milioni di franchi nella formazione di un numero maggiore di infermiere, mentre non affronta per niente il punto centrale del problema, e cioè il fatto che per le cattive condizioni di lavoro, che comportano anche uno stress spesso non più sostenibile, dopo 12-13 anni quasi la metà delle infermiere ha già abbandonato la professione. Se non si affronta questo aspetto centrale della situazione, poco cambierà anche se si dovessero formare un po’ più di infermiere.

 

Ma il controprogetto ha un’altra grossa debolezza, che lo rende poco di più di un imbroglio politichese. Saranno difatti i Cantoni a decidere se e quanti soldi prelevare da quelli che la Confederazione metterà a disposizione, anche perché loro dovranno poi mettercene una somma equivalente. Un meccanismo quindi simile a quello dei sussidi per le casse malati e come è andata a finire con questi ultimi lo sappiamo purtroppo tutti. Quindi è molto probabile che anche quel poco di buono che contiene il controprogetto alla fine diventerà una telenovela farsesca. Gli iniziativisti chiedono invece chiari miglioramenti delle condizioni salariali, inclusi contratti collettivi obbligatori e soprattutto che venga stabilito un numero minimo di infermiere diplomate che dovranno essere presenti sull’arco delle 24 ore in ogni ambiente di cura. Il presidente della conferenza dei direttori sanitari Engelberger (Ppd) ha tuonato: «Per questo non abbiamo risorse sufficienti» (che invece ci sono per gli F-35!).

 

A lui e a tutte le cassandre borghesi che ripetono come un mantra questo slogan demagogico vale la pena di ricordare che uno studio svizzero e diversi studi internazionali, su centinaia di migliaia di pazienti, hanno dimostrato che l’aumento del numero delle infermiere presenti (con l’introduzione della cosiddetta ratio, che ne determina il numero minimo), migliora di molto i risultati, diminuendo il numero dei decessi ospedalieri e delle complicazioni sofferte dai pazienti, ciò che raccorcia anche il periodo di degenza. Ma, e questo per i borghesi è probabilmente l’unica cosa che conta, alla fine così facendo si riducono addirittura anche i costi, proprio per la diminuzione delle complicazioni e delle riammissioni, entrambi fattori importanti nel determinare l’aumento della spesa sanitaria.

 

Certo, migliorate le condizioni di lavoro, dovremo investire anche di più nella formazione. E qui molti “primanostristi” storcono il naso. Esempio lampante ne è il presidente dell’Udc argoviese (una delle sezioni principali del partito) Andreas Glarner, che senza tanti patemi d’animo ha difatti detto: «Invece di investire troppi soldi nella formazione delle infermiere, è meglio farne venire di più dall’estero». Cioè: per non aumentare le imposte ai ricchi, si possono chiudere anche tutti e due gli occhi sulla libera circolazione. Ogni ulteriore commento mi pare superfluo.

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