Sindacato e personale di cura

di Enrico Borelli

 

Perché Unia ha deciso di avviare un progetto di costruzione sindacale

 

Le istanze nazionali di Unia hanno deciso di avviare un progetto di costruzione sindacale nel ramo delle cure in particolare nelle case anziani. La riflessione si è sviluppata sia a livello nazionale che nelle diverse regioni ed è stata confermata dal Congresso nazionale dell’organizzazione svoltosi negli scorsi mesi a Ginevra. I motivi alla base di questa riflessioni sono molteplici.

 

Le cure, come ben evidenziato dalla crisi pandemica, sono un settore centrale per il funzionamento della nostra società nel quale le salariate ed i salariati vivono una serie impressionante di problematiche, che la pandemia ha purtroppo amplificato. Complice l’evoluzione demografica della popolazione il settore conoscerà una forte espansione. Basti pensare che in Svizzera nel 2014 vivevano 1.5 milioni di persone over 65 e che tra trent’anni il loro numero crescerà a 2.7 milioni e che nel 2050 gli over 80 rappresenteranno il 10% della popolazione! Il settore si presenta inoltre a promuovere vere e proprie campagne di società (aspetto molto interessante per un sindacato che ha l’ambizione di essere un movimento sociale) nell’interesse dei pazienti, dei loro famigliari, dei lavoratori e dell’insieme della popolazione. Ognuno di noi infatti ha bisogno di cure e inoltre dobbiamo costruire una Società che abbia cura di se stessa. In questa prima fase Unia ha deciso di investire le proprie energie nella case anziani, in particolare in quelle «private» e di prestare attenzione ai grandi gruppi che operano in Svizzera. Pensiamo a realtà quali Tertianum, di proprietà della società di capitali privati Capvis, o Senevita, che appartiene al gruppo Orpea, un vero e proprio colosso che agisce a livello europeo, proprietario di oltre 1000 case anziani.

 

Unia ritiene importante promuovere delle sinergie e sviluppare della alleanze con tutti i soggetti sindacali e le realtà associative presenti nel settore e che questo approccio abbia una rilevanza strategica. Il settore necessita profondi e radicali cambiamenti, una vera e propria «Wende», come dicono i tedeschi. Al centro del progetto poniamo le condizioni di lavoro del personale, la tutela della salute, la necessità di modificare i sistemi di finanziamento e lo sviluppo del concetto di buone cure centrale per coniugare qualità delle cure e dignità dei lavoratori.

La pandemia ha amplificato le problematiche

 

Da tempo il settore presenta grosse criticità: pensiamo alla sottodotazione di personale – che ha evidentemente ricadute sulla qualità delle cure –, ai ritmi di lavoro, alla difficoltà per il personale curante di conciliare vita professionale e famigliare, all’assenza dei più elementari diritti sindacali, al mancato coinvolgimento nei processi decisionali, ai problemi di salute. I curanti operano in un contesto oltremodo difficile.

 

La pandemia ha purtroppo acuito queste problematiche. Dei 1’000 morti a causa di Covid in Ticino 383 sono deceduti nella case anziani! Al fronte, in trincea, i curanti sono stati mandati allo sbaraglio operando in condizioni estreme senza direttive chiare e senza adeguate protezioni, hanno assistito i nostri anziani esponendosi al rischio del contagio. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che nel mondo siano deceduti circa 150’000 curanti che hanno contratto il Covid nelle strutture sanitarie.

 

Curanti che hanno svolto un compito difficilissimo, immane a seguito dell’isolamento cui sono stati costretti gli anziani cercando di sopperire all’assenza dei contatti con il mondo esterno e con i famigliari, rappresentando per così dire l’unico raggio di sole in un contesto di terribile isolamento umano operando in un contesto di estrema incertezza, di pressione psicologia al limite del sostenibile e dovendo sopperire all’assenza di colleghi malati o in quarantena.

 

Un contesto estremo confermato anche dall’inchiesta promossa la scorsa primavera dal gruppo editoriale Tamedia tra oltre 300 i direttori di case anziani svizzere. Il 43% dei 317 direttori interpellati parla di sottodotazione di personale nella seconda ondata. Con una casa anziani su 4 con oltre i 20% del personale contagiato. Con 36 case anziani dove personale in quarantena ha dovuto lavorare (e in 7 case anziani ha lavorato addirittura personale positivo al covid). Con conseguenze a livello di born out, o di sfinimento fisico. Con 50 case anziani che hanno dovuto registrare disdette del rapporto di lavoro da parte del personale giunto allo sfinimento.

 

E non a caso, e si tratta di una novità assoluta, il rapporto Obsan (Osservatorio svizzero della salute 2021) pubblicato nelle scorse settimana riconosce che per mantenere il personale nella professione occorrono condizioni di lavoro appropriate per evitare che i curanti abbandonino la professione.

Rafforzare il sindacato per dare una prospettiva al settore

 

È noto che vi è un nesso chiaro tra tasso di sindacalizzazione, radicamento del sindacato sui luoghi di lavoro e il livello delle condizioni di impiego dei salariati. D’altronde i contratti collettivi, le norme legislative e le condizioni di impiego in generale sono espressione del rapporto di forza tra padronato e salariati. Non è un caso che il settore dell’edilizia svizzero, che è quello che registra la maggiore inserzione del sindacato, conosca le condizioni di impiego più evolute.

 

Nel settore della cure la presenza sindacale può contribuire ad un miglioramento della qualità delle cure e addirittura a diminuire il tasso di mortalità covid tra i pazienti. È la conclusione cui giunge una ricerca sviluppata a New York in 335 case anziani che evidenzia che la presenza sindacale organizzata in una casa anziani è correlata alla diminuzione del 30% di mortalità covid e del 42% del tasso di contaminazione rispetto ad altre strutture dove il sindacato non è presente. Il motivo è da ricercare nel fatto che ove il sindacato è radicato vi sono a disposizione misure adeguate di protezione individuale, un maggior numero di curanti che si occupano dei residenti, e delle condizioni di lavoro migliori che permettono di drenare il tasso di rotazione del personale. E una presenza sindacale organizzata permetterebbe inoltre di associare il personale ai processi decisionali con un riverbero positivo per il personale stesso e per i residenti.

 

Gli obiettivi del progetto

 

Non entro nei dettagli di questioni che investono le dinamiche di costruzione sindacale. Mi limito pertanto a richiamare in modo generico alcuni aspetti che consideriamo significativi per rafforzare una presenza sindacale indispensabile se vogliamo migliorare le condizioni quadro che regolano il settore.

 

  • Costituire dei nuclei di attivisti sindacali sia sul piano regionale che nazionale. Dei collettivi animati da curanti che possano socializzare le loro esperienze e individuare in un quadro collettivo le corrette strategie per rafforzare i diritti. Dei nuclei presenti anche all’interno delle principali catene che operano in Svizzera.
  • Sviluppare insieme al personale curante vertenze aziendali che permettano di risolvere tutta una serie di problematiche che investono il personale (a titolo di esempio citiamo la diminuzione dello stress, un’accresciuta sensibilità rispetto al tema della tutela della salute, contrastare la sottodotazione del personale che purtroppo incide in maniera importante sulla qualità delle cure e sulla possibilità di interagire anche sul piano umano con i residenti, la possibilità di effettuare le pause anche nell’ambito dei turni notturni, l’avere a disposizione materiale di protezione adeguato, favorire misure che facilitino la conciliazione tra impegni professionali e famigliari, il riconoscimento di determinate indennità, la diminuzione del carico orario, la valorizzazione dei salari).
  • Rafforzare la capacità di mobilitazione del personale curante, indispensabile per sensibilizzare l’autorità politica all’azione. Perché come si dice ormai da tempo, gli applausi non bastano più: ci vogliono i fatti.
  • Elaborare insieme al personale curante il concetto di buone cure che non può essere dissociato da quelle che sono le condizioni di impiego.
  • Costruire delle alleanze che travalichino la dimensione sindacale, e che ci permettano di coinvolgere realtà associative come ad esempio quelle che difendono gli interessi degli anziani, dei pazienti, dei famigliari curanti, dei ricercatori critici nei confronti del pensiero dominante. Delle alleanze che promuovano delle campagne di società, delle iniziative e delle proposte che mutino le condizioni quadro che governano oggi il settore. Perché ogni essere umano ha il diritto di poter usufruire di cure adeguate. E a questo proposito l’iniziativa «Per cure infermieristiche forti» su cui la popolazione svizzera sarà chiamata ad esprimersi il prossimo 28 novembre rappresenta un primo passo nella giusta direzione. Ma altri nei prossimi mesi dovranno seguirne. Interessanti sono in questo senso le riflessioni avviate dal collettivo Netzwerk Gutes Alter che il 29 ottobre ha convocato una giornata di riflessione nazionale per lanciare una grande offensiva in relazione ad una possibile iniziativa popolare (ne riferiremo in uno dei prossimi numeri del Quaderno).
  • Rafforzare i diritti sindacali dei curanti oggi de facto inesistenti.
  • Sottoscrivere un contratto collettivo quadro valido a livello nazionale.
  • Sottoscrivere o migliorare – laddove esistono come ad esempio in Ticino – il contenuto dei Contratti collettivi che disciplinano le condizioni di impiego.
  • Rivalorizzare la professione del curante.

 

Il lavoro sindacale, come ricordiamo spesso, non conosce scorciatoie. Presuppone una presenza continuativa sui luoghi di lavoro, capacità di ascolto e grande rispetto nei confronti delle istanze delle salariate e dei salariati. Il sindacato rappresenta la casa dei lavoratori. E come tale deve spalancare le sue porte alle lavoratrici che devono essere integrate nei processi decisionali rispetto alle strategie e alle azioni che intendiamo promuovere. Se seguiremo questa bussola potremo affermare un processo di solidarietà collettiva e contribuire a democratizzare il settore delle cure nell’interesse dell’insieme della società.

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