Investire per risparmiare

di Beppe Savary-Borioli, medico*

 

“Sì” all’iniziativa sulle cure infermieristiche: una vittoria di tappa – la lotta continua

Lukas Engelberger, il presidente della conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità, diceva urbi et orbi che in Svizzera, uno dei paesi più ricchi al mondo, non ci sarebbero abbastanza soldi per soddisfare le esigenze dell’iniziativa dell’ASI “Per cure infermieristiche forti”.

Piccola parentesi: per gli F35 i soldi ci sono, e sono pure molti di più.

 

Una chiara maggioranza del popolo svizzero – unica eccezione l’Appenzello profondo – non gli ha creduto e ha detto “Sì”. Cittadine e cittadini hanno dato così una prova tangibile che “Applaudire non basta”, e che è tempo di mettere mano al borsello. Se vogliamo risparmiare nel nostro sistema sanitario dobbiamo investire maggiormente nelle cure infermieristiche: per formare più personale curante certo, ma anche e soprattutto per evitare che il personale, una volta formato, abbandoni troppo velocemente la professione. Professione che il personale ama e vive come una vocazione sincera ma che, date le difficilissime condizioni di lavoro, non è in grado d’esercitare come vorrebbe, cioè all’altezza delle proprie convinzioni etiche. Per questo motivo l’iniziativa chiedeva in primis di migliorare le condizioni di lavoro delle e dei curanti, prima ancora di migliorarne la loro retribuzione.

 

Anche su quest’ultimo punto esiste però urgenza: il salario di un’infermiera in Svizzera nel confronto internazionale, tenuto conto del costo di vita, si trova al terzultimo posto della scala!

 

Migliorare le condizioni di lavoro significa prima di tutto ridurre il numero di pazienti assegnati ad un’infermiera, permettendole così di dedicare il tempo necessario ad ogni singolo paziente e alla comunicazione nell’équipe curante. Molti studi scientifici, ma anche l’esperienza personale e quotidiana di chi lavora nella sanità, mostrano che questa misura fondamentale (che è stata applicata nei reparti “Covid-19”) diminuisce lo stress dei curanti e di conseguenza riduce il numero di complicazioni ed errori terapeutici. Evitare complicazioni e conseguenze di tali errori è una sicura forma di risparmio: ma soprattutto sofferenze in meno, per pazienti e curanti. Il controprogetto indiretto, presentato dalle autorità come la soluzione di tutti i problemi, non teneva minimamente conto di tutto questo. Senza dimenticare le altre criticità dei suoi aspetti più tecnici, tra cui in particolare il sistema di finanziamento previsto per aumentare la formazione di personale curante, che lega i contributi federali a quelli versati dai singoli cantoni. Sistema simile a quello applicato per l’erogazione dei sussidi per i premi di cassa malati, che funziona male proprio perché certi cantoni preferiscono rinunciare ai fondi della Confederazione pur di non doverci mettere i propri.

 

Con un “sì” alla sua iniziativa, il personale curante ha registrato un’importante vittoria nella sua lunga lotta : “dopo cinquant’anni” ha detto Michela, infermiera che durante tutta la sua carriera e anche dopo il pensionamento non ha mai smesso di impegnarsi per migliorare le condizioni di lavoro del personale curante, per consentire anche il maggior benessere possibile dei pazienti. Spetta adesso al Parlamento federale e al governo il compito di concretizzare gli obiettivi dell’iniziativa, dando seguito alla chiara volontà popolare. Il comitato dell’iniziativa ha posto un vincolo di 18 mesi entro i quali l’iniziativa dev’essere concretizzata e le sue misure messe in atto. L’urgenza di cambiare rotta nelle cure infermieristiche non permette tempi lunghi, “alla bernese”, e nemmeno scorciatoie “perché i soldi non ci sono”.

 

Dalla maggioranza delle Camere ai ‘sette saggi’ (contrari all’iniziativa), dai “primanostristi” a chi vuole continuare ad importare il personale dall’estero (“costa meno”), fino ai “turboliberali” di tutti i partiti politici (meno spese pubbliche portano a ”meno Stato”), tenteranno di tutto pur di salvare anche in questo campo fondamentale – non soltanto, ma tanto, proprio adesso in tempi di pandemia – i cavoli loro, e pure le capre. Dobbiamo rimanere vigili e seguire da vicino le loro mosse, tutti uniti come durante la campagna per la votazione: ASI, sindacati e anche il personale curante non organizzato, con il sostegno – che ci auguriamo maggiore in futuro – di chi come il sottoscritto in qualità di medico lavora nei team di cura oppure di chi è chiamato ad organizzare concretamente le condizioni di lavoro del personale curante nelle varie istituzioni del nostro sistema sanitario.

 

 

 

“Ce n’est que le début, continuons le combat.” (Parigi, maggio ’68)

 

 

 

 

Beppe Savary-Borioli

membro del Coordinamento di

ForumAlternativo