Governo tedesco: verdino, rosa pallido e chiaramente neoliberale

di RedQ

 

Già nei nostri commenti nell’ultimo numero dei Quaderni, all’indomani delle elezioni tedesche di settembre, avevamo espresso il nostro timore sul carattere poco progressista che avrebbe probabilmente avuto il nuovo governo di Berlino. Purtroppo non ci siamo sbagliati. 

Dopo oltre due mesi di trattative tra Liberali, SPD e Verdi, lo scorso 23 novembre è stato presentato finalmente il programma del nuovo governo chiamato «semaforo», dai colori dei tre partiti.

 

Il nuovo cancelliere Scholz all’interno della SPD è chiaramente profilato a destra. È una specie di versione meno carismatica di Schröder – quest’ultimo, non dimentichiamolo, il principale responsabile della stretta neoliberista sui salari e sulle pensioni. A parte una vaga promessa di costruire più alloggi a buon mercato ed un salario minimo di 12 euro all’ora, nel programma di anche solo vagamente di sinistra non si ritrova niente.

 

I Verdi hanno ottenuto di anticipare l’uscita dal carbone e la moltiplicazione degli investimenti nelle energie rinnovabili, ciò che dovrebbe evitare qualsiasi rinascita di iniziative a favore di nuove centrali nucleari.

 

I Liberali, che sono partito della destra economica dura e pura, sono riusciti ad evitare qualsiasi imposta patrimoniale e soprattutto a fissare a chiare lettere il pareggio di bilancio, il rifiuto di ogni iniziativa, anche a livello europeo, che metta in dubbio i patti di stabilità economica. Una versione quindi forse ancora più accentuata delle posizioni del famigerato Schäuble, che aveva fatto fallire la Grecia.

 

Anche se non si sa ancora ufficialmente, sembrerebbe però chiaro che A. Baerbock, copresidente dei Verdi, diventerà Ministro degli Esteri. Anche questa una cattiva notizia, perché anche in campagna elettorale ha difeso posizioni oltranziste per quanto riguarda la NATO e si è distinta in attacchi isterici contro la Russia e la Cina.

 

C’è già chi inizia a rimpiangere Angela Merkel…

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