di Noemi Buzzi e Nara Valsangiacomo*
Ad esemplificare l’attuale stato di emergenza planetaria è l’esperienza globale di crisi pandemica, la quale evidenzia la concomitanza di crisi economiche, sociali ed ambientali. La crisi climatica, la perdita di biodiversità e l’aumento delle disuguaglianze sottolineano l’interconnessione dei sistemi.
Mentre ricostruiamo le nostre società ed economie, siamo di fronte a un’opportunità unica di costruire un futuro, di tracciare una risposta planetaria alla crisi: una risposta che metta la natura al centro. Un’opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire. Eppure, nelle discussioni sul rilancio post-Covid, la natura non è ancora riconosciuta come un tassello essenziale per un futuro resiliente per tutt*.
Il gigantesco sviluppo economico e demografico dell’umanità, che ha subito una particolare accelerazione negli ultimi 200 anni, sta danneggiando i sistemi vitali della biosfera. Stiamo compromettendo la capacità della Natura di sostenere l’umanità e vi è quindi il rischio concreto di assistere nei prossimi decenni ad un surriscaldamento climatico esponenziale e fuori controllo: un vero e proprio circolo vizioso. Il drastico aumento della temperatura già in corso oggi provocherà ulteriori fenomeni che porteranno all’accumulo di calore nell’atmosfera. Se non ci assumiamo la nostra responsabilità verso l’ambiente, le conseguenze saranno drammatiche: le città saranno inondate, si combatteranno (ancora più) guerre per le risorse e l’attuale sesta estinzione di massa si aggraverà ulteriormente. L’unica scelta ragionevole è di accettare i limiti del nostro pianeta e riorganizzare tutte le attività umane in modo da rispettarli: è il momento di agire ora. Ecco perché abbiamo lanciato l’Iniziativa per la Responsabilità Ambientale.
Ambiente come quadro di riferimento per l’economia
Le crisi ambientali sono la logica conseguenza del predominio degli interessi economici e del profitto, che vengono ripetutamente messi al di sopra della protezione della natura e del clima. È quindi imperativo dare un’immagine molto più vicina alla realtà, ovvero quella di una natura finita entro la quale si devono muovere le decisioni economiche. La nostra iniziativa richiede quindi di definire le nostre priorità: l’ambiente deve rappresentare il quadro di riferimento dell’economia e della società. Nel fare ciò, bisogna rispettare i «limiti planetari» un concetto scientificamente definito nel 2009 da un team di scienziati presso l’istituto di ricerca sulla resilienza dell’università di Stoccolma. Se dovessimo superare tali limiti, sconvolgeremmo ecosistemi che sono stati stabili per migliaia di anni e metteremo in pericolo la nostra stessa sopravvivenza.
Sia a livello globale che in Svizzera, stiamo superando in modo massiccio quasi tutti i limiti planetari - nella Confederazione 2x volte per quanto riguarda l’eutrofizzazione, 4x per l’estinzione delle specie e ben 22x volte per il clima.
Una strada verso il futuro
La crisi climatica coincide con una questione di giustizia sociale. Vittima di una «doppia ingiustizia» chi è più toccata dalla crisi climatica, perché ha meno mezzi o vive in un paese a basso reddito, è diametralmente anche chi vi ha contribuito meno. Specularmente uno sparuto gruppo di paesi ed individui più ricchi ha e continua ad avere maggiori responsabilità in termini di emissioni ed impatto ambientale. Complice un sistema coloniale e diseguale, la favola di un individualismo vincente e l’opportunità capitalista e globalizzata dell’accumulo. Crediamo perciò che una visione ampia ed un’azione repentina siano nell’interesse della giustizia sociale ed ambientale: pertanto l’iniziativa esige che le misure prese per proteggere l’ambiente siano attuate in modo socialmente responsabile in patria come all’estero, poiché gran parte dell’inquinamento ambientale della Svizzera è stato esportato altrove.
Data l’urgenza, i limiti planetari devono essere rispettati entro dieci anni dall’accettazione dell’iniziativa. L’implementazione è stata deliberatamente lasciata aperta. La transizione ecologica ha un potenziale incredibile, se ancorata ad una trasformazione sistematica con obiettivi lungimiranti della società e dell’economia. Ciò non significa che sarà facile: ma l’inazione è l’opzione peggiore di tutte: non solo potremmo perdere 10 Mrd. di dollari in valore economico potenziale, ma ne perderemmo altrettanti a livello globale1.
Il rifiuto della legge sul CO2 ci ha insegnato che non dobbiamo impantanarci in discussioni su singole misure, ma abbiamo bisogno di un approccio olistico. Questo ci permette di parlare di ciò che è veramente importante - le crisi ambientali e il cambiamento necessario. Perché il modo in cui la nostra economia e la nostra società funzionano oggi non ha futuro. Abbiamo bisogno di investimenti massicci nella transizione ecologica, di un commercio equo, di regole chiare per la protezione dell’ambiente e di un nuovo obiettivo per l’economia. Abbiamo bisogno di un cambiamento di paradigma, azioni chiare che limitino i danni che causiamo al nostro pianeta attraverso le nostre attività quotidiane. Dobbiamo sviluppare una tabella di marcia nazionale che metta al centro il benessere delle persone e dell’ambiente invece del consumo di massa e della crescita esponenziale.
Stiamo lottando per un futuro degno di essere vissuto sul nostro unico pianeta. Con penne e formulari di raccolta firme cerchiamo di disegnare un nuovo diagramma di sostenibilità, per far sì che l’ambiente sia la colonna portante della nostra società.
1 The Guardian «Net Zero is not enough» 28 Ottobre
* Noemi Buzzi e
Nara Valsangiacomo,
coordinatrici Giovani Verdi Ticino
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