La Svizzera, isola del tesoro

di Nestor Buratti

 

La Svizzera, terra dei pirati dell’offshore. In pochi giorni, ad inizio ottobre, due inchieste hanno rilevato una specialità dell’Elvezia: quella di ospitare i principali architetti mondiali della costruzione societaria. Architetti, che in realtà sono avvocati, fiduciari o consulenti. Professionisti del denaro che vendono la loro competenza e discrezione a evasori, corrotti e criminali di tutto il pianeta.

Una peculiarità per altro nota, ma che l’inchiesta giornalistica dei Pandora Papers prima, e la ricerca dell’ONG Public Eye poco dopo, hanno avuto il merito di quantificare e dettagliare.

 

Da entrambe le ricerche appare una dimensione più regionale. Che ci tocca da vicino in quanto ticinesi. Già, perché Lugano ospita lo specialista degli specialisti, la Fidinam, leader svizzero e mondiale della costruzione societaria. Un’attività che fa parte ormai del patrimonio nostrano. Un po’ come il merlot e la torta di pane. «Tutto legale» è stato ripetuto fino alla nausea. Tutto normale, in un Cantone dove è normale – ma anche legale - buttare giù uno stabile a notte fonda. Normale, e legale, anche, che una municipale, Karin Valenzano Rossi, sieda nel CdA di questa fabbrica di strutture opache che è la Fidinam. Dando così, di fatto, una sorta di legittimazione politica ad un’attività che in molti – e i Pandora Papers mostrano il perché – vedono come marcia.

 

 

 

Un gruppo di potere

 

D’altronde, a Lugano, la Fidinam è più che una fiduciaria: è un gruppo di potere che ha plasmato la città a sua immagine e somiglianza. Basta guardare il suo attuale CdA nel quale troviamo, tra gli altri, la già citata KVR, Alberto Petruzzella (presidente dell’Associazione bancaria ticinese) e Carlo Garzoni (dell’omonima ditta che domina la costruzione luganese). Banche, impresari costruttori e politici, uniti da una fiduciaria, a tessere le fila relazionali e affaristiche di una città. Sono loro i designer del kitsch finto monegasco, della Lugano da bere e dei sepolcri imbiancati, degli impellicciati con le Lamborghini che rombano sul lungolago. Che poi ci si chiede che ci fanno qui e, soprattutto, da dove caspita starnutiscono i soldi…

 

Vuoi nascondere il denaro o fare carriera? Da Fidinam devi passare. Da qui hanno fatto tappa anche Arnoldo Coduri, oggi Cancelliere dello Stato, o Marco Romano, consigliere nazionale pipidino che è stato presidente della Fondazione Fidinam. Già, perché in tutto questo bel contesto mancava forse lei: la Fondazione. Vuoi mettere la filantropia?! Che poi, però, se si vuole saperne di più sull’origine dei soldi ci si deve perdere nell’opaco mondo dei trust, in particolare in quello chiamato Salus e dietro cui vi è sempre lui, l’arzillo novantenne Tito Tettamanti. Il fondatore, oggi presidente onorario. Colui che negli anni cinquanta entrò giovanissimo in un Consiglio di Stato che dovette lasciare poco dopo per aver condonato una multa fiscale ad un amico. E che allora decise di puntare tutto sugli affari.

 

Nelle nostre terre lo chiamiamo il «finanziere». Un termine neutro: meglio sarebbe dire avventuriero della finanza; meglio ancora speculatore o pirata. L’uomo ha costruito l’impero Fidinam senza fare troppo lo schizzinoso su chi si trovava di fronte. D’altronde la Svizzera, la più antica giurisdizione segreta d’Europa, va avanti così. A margine, Tito, è stato protagonista di scalate e arrembaggi a conglomerati industriali ed editoriali. Lo sa, il nostro finanziere, quanto siano importanti i media, quanto possano essere funzionali ai suoi interessi. In passato ha consegnato la Weltwoche all’ora consigliere nazionale UDC Roger Köppel e in seguito si è messo a intrallazzare con Christoph Blocher per il controllo della Basler Zeitung e non solo. In Ticino, il filantropo Tito è piuttosto un maître à penser che, con la sua penna, si diletta in monologhi liberalconservatori pubblicati dal giornale amico: il Corriere del Ticino. E guai a contraddire.

 

 

 

Clienti criminali

 

Per fortuna, come ha ricordato la buona vecchia WOZ, ci sono però ancora delle testate che fanno inchieste e ricerca. E, come è avvenuto per altri scandali e affarucci nostrani, a partire da quello Kering, il sottobosco ticinese viene descritto meglio da fuori. Da chi, dall’estero o da oltre Gottardo, ha uno sguardo neutro e non imbrigliato dalle nostre sfere d’influenza. È il caso dell’inchiesta dei Pandora Papers che hanno documentato il lucroso business dell’evasione fiscale e del riciclaggio di denaro. I dati trapelati provengono da studi specializzati sparsi tra Panama e altri paradisi fiscali nei Caraibi. Le loro tracce, però, portano anche a numerosi indirizzi di studi legali e uffici fiduciari in Svizzera. Uno di questi indirizzi è Via Maggio 1 a Lugano, l’edificio in mattonelle progettato da Mario Botta e sede … della Fidinam.

 

Nel suo libro The Swiss Connection (1996), il giornalista Gian Trepp si riferisce a Tito Tettamanti come al «re dell’offshore», governando una rete di società con sede in Svizzera, Monaco, Lussemburgo, Lichtenstein e altri paradisi fiscali. Dagli anni ’60, Fidinam è servita principalmente come veicolo di investimento per i fondi di origine italiana. L’asse Italia-Lugano-Vaduz è diventato la spina dorsale della sua attività. In diverse occasioni, i nomi dell’azienda e di Tettamanti – che oggi non ha più un ruolo attivo nel gruppo – sono stati associati a diversi scandali nel paese vicino: da Tangentopoli, alle tangenti di Enimont, al crollo del gruppo agroalimentare italiano Parmalat. Tuttavia, Tito Tettamanti e la Fidinam non sono mai stati direttamente indagati o condannati.

 

Recentemente, la stampa italiana ha riportato il coinvolgimento dell’azienda in un caso di denaro nascosto legato alla Lega Nord. Si parla di soldi dubbi derivanti dalla controversa vendita di un edificio pubblico in Lombardia, amministrato attraverso una società italiana della Fidinam. Il gruppo dice di essere totalmente estraneo all’inchiesta e ricorda che in passato ha vinto diverse cause contro i giornalisti. L’ultimo caso italiano che coinvolge la società ticinese riguarda un finanziere che avrebbe frodato diversi personaggi famosi, tra cui l’ex allenatore azzurro Antonio Conte, attraverso una società offshore gestita con l’assistenza della società luganese. Un caso, questo, che è poi emerso completamente con i Pandora Papers i quali hanno avuto il merito di mostrare l’ampiezza di questa industria e di metterne in evidenza i punti critici.

 

Dall’inizio degli anni 2000, Fidinam ha lavorato con lo studio legale Alcogal, basato a Panama, per creare più di 7.000 società di comodo per la sua clientela internazionali. Secondo il Consorzio internazionale di giornalismo investigativo (ICJI), le autorità hanno indagato almeno 30 dei loro clienti comuni per presunti crimini finanziari. Personaggi, insomma, dal curriculum poco raccomandabile. Facciamo qualche esempio: abbiamo i corrotti come il brasiliano Paulo Roberto Costa, riciclatori come i fratelli marocchini El Maleh (che erano persino stati abbandonati da Mossak & Fonseca, lo studio panamense all’origine dei precedenti Panama Papers), presunti truffatori come l’italiano Massimo Bochicchio (quello della citata truffa ad Antonio Conte), o persino l’ex nazifascista Delfo Zorzi, di casa in Ticino e oggi chiamato Hagen Roi e definito su Wikipedia come «ex terrorista di destra e imprenditore italiano naturalizzato giapponese».

 

 

 

Offshore Ticino

 

A tutti questi clientoni, Fidinam, aveva creato le loro conchiglie vuote, basate essenzialmente a Panama o alle Isole Vergini Britanniche. Ma Fidinam ha creato e crea delle società anche in Ticino. Lo dimostra lo studio di Public Eye. Secondo l’Ong, che ha incrociato dei dati dell’Ufficio federale di statistica con quelli del registro di commercio, alcuni cantoni elvetici sono un vero e proprio paradiso delle società bucalettere. A Ginevra ce ne sarebbero addirittura 33.000, mentre in Ticino questo tipo di aziende raggiungerebbe quasi le 10.000 unità. A Lugano, ma anche a Chiasso, esistono indirizzi dove sono presenti decine di società che, secondo i dati statistici, non hanno quasi impiegati. E chi c’è tra gli indirizzi con il più alto numero di società senza dipendenti del Ticino? Via Maggio 1, sede della Fidinam, naturalmente. Qui sono state registrate 355 società, di cui 155 sono attualmente attive; la maggior parte di esse ha sede presso una società del gruppo fondato da Tito Tettamanti.

 

Il caso non è unico. D’altronde, basta farsi un giro a certi indirizzi e osservare le bucalettere con i vari collage di placchette dai nomi stravaganti. Un altro giro, questa volta sulla rete, permette di trovare delle fiduciarie che propongono «Facilitazioni Offshore di ogni genere». Un sito addirittura vende delle società già costituite «pulite, garantite» a Lugano, Paradiso o Zugo. Gli scopi di queste aziende sono molteplici, alcuni leciti, altri meno. Tra gli scopi criminali identificati da un’analisi della cronaca giudiziaria troviamo di tutto: dalle cartiere della ‘ndrangheta o della camorra alle casse nere di multinazionali dedite alla corruzione, da chi aggira le norme sui distaccati e taglieggi agli operai a chi mette in scena truffe qua e là per il mondo.

 

«Le aziende senza sostanza non sono necessariamente impegnate in attività illecite. Non affermiamo quindi che tutte queste entità, o gli individui che beneficiano della loro creazione, evadono le tasse nei loro paesi o commettono crimini finanziari» specifica il rapporto di Public Eye. Se tutto è legale, però, il problema è forse proprio la legge. Ogni volta che emerge un caso di criminalità finanziaria internazionale si ha a che fare con una società di comodo. Non a caso questo tipo di società la fa da padrone tra tutte le società coinvolte nelle denunce all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS). Questo tipo di strutture offshore appare infatti nel 44% delle segnalazioni, il più delle volte emesse dalle banche. Dopo gli scandali passati, queste ultime sono da anni ormai obbligate dalla legge sul riciclaggio di denaro a segnalare i sospetti di illeciti. Una disposizione che, però, non si estende ai fiduciari, agli avvocati o ai consulenti fiscali, ossia a coloro che spesso creano queste strutture offshore. Lo scorso mese di marzo la potente lobby degli avvocati in Parlamento – guidata nell’apposita commissione dal PLR ginevrino Christian Lüscher – è riuscita all’ultimo a evitare che la nuova legge li inglobasse. Il Governo, anche a seguito dei Panama Papers e delle pressioni internazionali, aveva voluto rinforzare il dispositivo antiriciclaggio. Ma non ce l’ha fatta: gli avvocati e costruttori societari sono stati lasciati fuori. Questo vuoto legislativo si riflette più che mai nelle cifre. Nel 2020 le banche svizzere hanno segnalato all’MROS 4.700 transazioni finanziarie sospette. Avvocati, fiduciari e gestori patrimoniali indipendenti, insieme, ne hanno comunicati solo 85. D’altronde siamo tutti pirati: abbiamo gli occhi bendati e viviamo sull’Isola del Tesoro.

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