Fallita l’iniziativa per la microimposta, si prepara già la prossima

di Franco Cavalli

 

Anche complice l’impossibilità, per molto tempo, di raccogliere firme a seguito della pandemia, l’iniziativa per l’introduzione di una microimposta è fallita, avendo raccolto entro i termini di legge stabiliti solamente poco più di 90’000 firme (oltretutto non ancora tutte verificate).

Ne avevamo parlato spesso nei Quaderni: l’iniziativa voleva introdurre una microtassa su ogni operazione finanziaria elettronica (da quelle miliardarie alle spese spicciole fatte con il telefonino). Essa avrebbe raccolto secondo gli iniziativisti una quantità di miliardi sufficiente per poter abolire immediatamente l’IVA, poco dopo la tassa di bollo e l’imposta federale diretta. L’idea è abbastanza rivoluzionaria, perché farebbe pagare un’imposta alle centinaia di milioni di transazioni finanziarie su cui si basa il moderno capitalismo e che normalmente sfuggono a qualsiasi imposizione fiscale.

 

L’iniziativa era stata lanciata da un gruppo di professori di economica progressisti (Rossi, Chesney, ed altri) ma anche da un gruppo di operatori del mondo finanziario che potremmo definire a visione ideologica democratica. Tra i pochi gruppi politici a sostenerla ci siamo stati noi del ForumAlternativo. Difatti la destra l’ha immediatamente combattuta, dopo che la NZZ l’aveva demolita, definendola non compatibile con l’attuale sistema economico. Ma anche a sinistra si è storto il naso e non la si è appoggiata soprattutto perché prevedeva l’abolizione dell’imposta federale diretta, che è rimasta (anche dopo la soppressione dell’imposta di successione) ormai l’unico strumento fiscale con una progressione un po’ efficace. La sinistra politica ed i sindacati temevano che a livello di realizzazione parlamentare si sarebbe proceduto immediatamente all’abolizione di questa imposta federale diretta, che è da sempre avversata dalla destra economica, rimandando invece alle calende greche l’abolizione dell’IVA. Gli iniziativisti si sono quindi ritrovati tra tante «anime belle», ma senza soldatini che andassero a raccogliere le firme: da qui la ragione principale del fallimento.

 

La lezione è stata però capita. Tra i promotori di sinistra di questa iniziativa circolano già idee sulla sua prossima versione, che non dovrebbe più prevedere l’abolizione dell’imposta federale diretta. Potrebbe quindi veramente diventare un’iniziativa rivoluzionaria, fatta su misura per il capitalismo moderno ed in grado di abolire quell’imposta fortemente antisociale che è l’IVA. Assieme al reddito di base generalizzato, la microimposta rimane quindi una delle idee più accattivanti, perché adattate ai mutamenti attuali della società e che dovrebbero poter entusiasmare, se proposta in modo corretto, tutte le forze di sinistra e progressiste.

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