I cinque corrieri licenziati per attività sindacale in Ticino presenti all'incontro del Cda del gruppo francese
di Francesco Bonsaver
Questa mattina, i cinque corrieri licenziati da Dpd in Ticino per attività sindacale, hanno consegnato una lettera speciale direttamente nelle mani dei membri del Cda de La Poste, oggi in riuniti al quartier generale del gruppo nel XVesimo arrondisment.
Nella missiva hanno voluto informarli di quanto stia accadendo a Dpd Svizzera, società interamente controllata dal gruppo francese, in disprezzo dei più elementari diritti fondamentali dei lavoratori.
Da un anno, Dpd Svizzera è nell'occhio del ciclone per le gravi violazioni alle condizioni di lavoro sollevate dai lavoratori, autorganizzatisi nel sindacato Unia. Sindacato che ha reso pubblico in un documento il Sistema Dpd, fondato sull'elusione del rispetto dei diritti dei lavoratori attraverso il meccanismo del subappalto affidato a un'ottantina di ditte. I cinque lavoratori in questione, malgrado avessero ricevuti diversi encomi per il lavoro svolto, sono stati licenziati a causa della loro attività sindacale volta a migliorare le condizioni di lavoro.
«Cari dirigenti di La Poste, siamo cinque lavoratori, ex fattorini della DPD, che servono la popolazione del Ticino in Svizzera. Siamo gente umile a cui piace lavorare, orgogliosi di guadagnarci da vivere con il nostro lavoro, convinti che non dobbiamo niente a nessuno. Non abbiamo paura di lavorare sodo, come dimostrano i premi che abbiamo ricevuto da DPD per i nostri risultati» scrivono gli ex corrieri.
«Ci siamo organizzati nell'azienda come collettivo di lavoratori, con l'intenzione di aprire un dialogo con la direzione locale per migliorare le condizioni di lavoro e la cooperazione nel deposito. - prosegue la missiva - Purtroppo, la direzione della DPD in Svizzera non ha l'abitudine di dialogare con i lavoratori organizzati. Non appena si è presentata l'occasione, siamo stati licenziati. Il subappaltatore per cui lavoravamo è stato licenziato perché aveva iniziato a rispettare di più i nostri diritti e non era più in grado di garantire la stessa produttività di prima. Una nuova azienda lo ha sostituito, e diversi nostri colleghi sono stati riassunti, ma non noi, i membri attivi del collettivo dei lavoratori!». Licenziamenti mirati, anti sindacali.
A Parigi sono dunque arrivati per chiedere che sia loro restituita la dignità rubata, auspicando che la dirigenza francese, una volta informata, si attivi in questo senso. Una richiesta ribadita dal sindacato francese Cgt, la più grande organizzazione sindacale del Paese, il cui rappresentante Frank Haspot eletto nel Consiglio di amministrazione del gruppo La Poste, ha letto la missiva durante la riunione del Cda, chiedendo l'intervento della dirigenza nel rispetto della legge sul dovere di vigilanza sulle società del gruppo.
Al fianco dei lavoratori ticinesi anche Uniglobal, l’associazione internazionale del mondo sindacale con cui il gruppo La Poste ha sottoscritto impegni contrattuali, tra cui il riconoscimento al diritto della libertà sindacale. Uniglobal ha infatti promosso una petizione a livello internazionale per chiedere il reintegro immediato dei cinque lavoratori ingiustamente licenziati.
«Ci siamo convinti - concludono i lavoratori nella lettera distribuita ai membri del Cda questa mattina all’entrata del quartier generale de La Poste a Parigi - che nella gestione della DPD c'è un elemento che ha più valore dei profitti monetari: l'ideologia di classe che riduce i lavoratori al livello delle macchine. Alla DPD i lavoratori non devono potersi organizzare per promuovere e difendere i propri interessi, contrariamente all'accordo che GeoPost ha firmato con UniGlobal. Vi scriviamo nella speranza che la vostra opinione sia diversa e che possiate convincere DPD Svizzera a ridarci il nostro lavoro».
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