Contro ogni guerra, né con Putin, né con la NATO

di ForumAlternativo

 

Dopo gli 80 giorni di bombardamenti della Serbia da parte della NATO nel 1999, la guerra è di ritorno in Europa con le sue indicibili sofferenze per la popolazione inerme.

 L’aggressione della Russia costituisce un’ingiustificabile violazione del diritto internazionale, simile a quella perpetrata dagli Stati Uniti contro l’Iraq nel 2003, di cui ancora oggi le popolazioni del Medio Oriente soffrono le terribili conseguenze. 

 

Come diceva il compianto Gino Strada, la guerra è un male in sé, che nessuna ragione politica può rendere giustificabile. Per cui da tutto il mondo deve levarsi un solo grido: cessate il fuoco!

 

Se vogliamo evitare tragedie ancora peggiori, dobbiamo però cercare di capire come si è arrivati sin qui e cosa si prospetta.

 

Caduto il Muro di Berlino, l’Occidente, dopo aver deriso le proposte di Gorbaciov per una casa comune europea, ha imposto ai paesi dell’ex Unione Sovietica un brutale ritorno al peggior capitalismo, ciò che ha provocato una spaventosa crisi demografica, un impoverimento di buona parte della popolazione e l’instaurazione di un regime oligarchico-mafioso, sempre più autoritario.

 

La costante umiliazione imposta agli sconfitti della Guerra Fredda ha creato le condizioni psicologiche per l’affermazione del neo-zarismo putiniano, così come l’insensata umiliazione imposta alla Germania dai vincitori della Prima guerra Mondiale aveva creato le condizioni ideali per il revanscismo hitleriano.

 

E anche la promessa fatta a Gorbaciov che la NATO non si sarebbe mai spostata ad Est, in compenso del suo accordo alla riunificazione tedesca e al ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa orientale, non fu mai mantenuta. Anzi gli Stati Uniti attraverso la NATO hanno coinvolto l’Europa in una insensata politica di scontro con la Russia, di cui oggi la popolazione ucraina ne fa le spese. Dopo la crisi del 2014, la cui dinamica non è mai stata veramente chiarita, gli accordi di Minsk, conclusi con il patrocinio di Francia e Germania e senza la partecipazione di Washington e che garantivano un’autonomia alle regioni filorusse del Donbass, non sono mai stati rispettati dal governo di Kiev. Quest’ultimo ha addirittura imposto leggi, come la proibizione del russo nei piani scolastici, chiaramente provocatorie. E non dimentichiamo gli oltre 10'000 morti nelle regioni russofone, in gran parte causati dalle formazioni paramilitari ucraine di chiaro stampo neonazista.

 

Nonostante ciò deve essere estremamente chiaro che l’aggressione militare russa non realizza un’azione legittima di difesa delle due repubbliche del Donbass, ai sensi dell’Art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, come preteso da Putin, ma costituisce una chiara e gravissima violazione dell’integrità territoriale e dell’indipendenza politica dello stato ucraino. Quali che siano le controversie fra gli stati, queste non possono mai essere risolte affidandosi alle armi, che provocano solo tragedie peggiori e che arricchiscono solo chi le produce. E l’annuncio in questi giorni di un imponente riarmo della Germania, non è che una delle tante notizie attuali che ci devono profondamente preoccupare.

 

Bisogna quindi fermare la guerra subito e pensare ad una soluzione che ponga l’Ucraina in una condizione di neutralità, fuori dalla NATO e libera da ogni sudditanza verso la Russia, garantendo alle zone prevalentemente russofone una effettiva autonomia. Questa è l’unica prospettiva realistica che dobbiamo invocare ad alta voce per superare il fragore delle armi.