Via i livelli dalla scuola

di Daniela Pugno-Ghirlanda*

 

Il dibattito sulla scuola media ha incendiato gli animi nell’ultima sessione in Parlamento. Il fuoco covava sotto le ceneri da anni, ma la scintilla è scoccata durante la discussione sul Preventivo, per una richiesta di credito di 237.000 franchi fatta dal DECS. 

Una modesta somma che sarebbe stata utilizzata per sperimentare un modello di scuola media diverso, più inclusivo e allo stesso tempo performante, che la Destra, evidentemente, teme. 

 

Ricordo a chi legge che negli ultimi due anni di scuola media persiste purtroppo una inutile e dannosa separazione degli allievi in «bravi» e «così così» attuata ormai solo in due materie: matematica e tedesco (i famigerati corsi A e B).

 

La proposta del DECS era quella di mettere in stand by per due anni e solo nelle terze medie l’attuale modello scolastico ormai zoppicante per introdurre a titolo sperimentale un congruo numero di ore di Laboratorio di Matematica e di Tedesco, durante i quali gli allievi, in classi di 8/10 allievi per volta, lavorano con il loro insegnante. È importante precisare che non ci sarebbe più una separazione in livelli A e B, quindi le classi sarebbero eterogenee. Il sistema è detto «inclusivo» e produce risultati migliori perché è motivante, valorizza intelligenze diverse e inaspettate e l’insegnante ha più ore da dedicare a ogni allievo in un contesto che favorisce una pluralità di sollecitazioni e stimoli.

 

Sarebbero serviti 237.000 franchi per avviare la sperimentazione, come richiesto da un buon 60% di chi ha risposto alla consultazione promossa dal DECS. Richiesta modestissima, ma sufficiente a risvegliare vecchi fantasmi classisti e appetiti elettorali nella Destra del Parlamento, che si è prodotta in un pirotecnico dibattito infarcito di accuse, illazioni, previsioni catastrofiche, e persino denigrazione nei confronti dei funzionari del DECS, accusati di aver manipolato i dati della consultazione. Denigrazione attivamente sostenuta dai rappresentanti del Mps che hanno arricchito il dibattito con un loro trattatello di «benaltrismo» fuorviante e soprattutto incomprensibile, se si pensa che il progetto avrebbe favorito tutti gli allievi. Gli allievi di terza media sono circa 3000 ogni anno. Avrebbero potuto usufruire di un centinaio di ore di matematica e altre cento di tedesco lavorando in classi ridottissime, in condizioni privilegiate. Invece siamo fermi al palo, per quanti anni ancora? Intendiamoci, la nostra scuola pubblica è buona. Nei test internazionali si distingue ai primi posti, e l’ha dimostrato nel tempo producendo uno dei tassi più alti di laureati e di maturati.

 

Ma anche un sistema buono come il nostro ha delle falle e oggi sappiamo benissimo dove sono. Altrimenti non sarebbe stato denunciato ripetutamente il fatto che gli allievi dei corsi B sono sempre più respinti nel mondo del lavoro e faticano a trovare un inserimento professionale. Leggo su «La Regione» del 19 gennaio: «La Sic Ticino denuncia il fatto che i giovani che hanno frequentato i corsi B (base) spesso non entrano neppure nella selezione delle aziende. Questo malgrado possano avere attitudini, motivazioni e competenze adeguate a un inserimento in un tirocinio».

 

Purtroppo lo confermano anche le parole di tanti, troppi genitori. Se selezionare precocemente gli allievi e inquadrarli in due categorie, quelle dei «meno bravi» e dei «più bravi» non serve più neanche all’orientamento professionale (che era l’obiettivo primario dell’istituzione dei corsi A e B circa vent’anni fa), che senso ha, oggi, respingere la proposta del DECS per il superamento dei livelli? Che senso ha continuare a ingabbiare dei ragazzini nel pieno della loro evoluzione fisica e psichica in ruoli precostituiti?

 

I nodi vengono al pettine, un momento o l’altro. La lunga storia della scuola media, da quando è nata, cinquant’anni fa, ad oggi, dimostra che non è mai stato raggiunto un vero accordo tra chi riteneva necessaria una separazione degli allievi a seconda delle attitudini (presunte) e chi invece riteneva tale separazione arbitraria. Tuttavia, nel corso degli anni, una dopo l’altra, le diverse forme di separazione degli allievi della scuola media (dapprima le sezioni, poi i livelli in tre materie e infine in due materie) si sono attenuate e da qualche anno i corsi A e B in matematica e tedesco non li vuole più quasi nessuno, nemmeno fra i politici. E nemmeno la Destra li vuole, solo a parole però, perché nei fatti invece, con il voto in Parlamento, ha scelto di mantenerli e presto ci farà sapere quali soluzioni ha pensato per risolvere le discriminazioni causate dai corsi B.

 

Noi vogliamo una formazione di base ampia, approfondita, generalista per dare a tutti e a tutte la possibilità di inserirsi in ogni professione o settore accademico. Ci siamo mobilitati in Parlamento e abbiamo perso per due voti, i giornali hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro e il sindacato dei servizi pubblici (VPOD) sta già elaborando l’iniziativa popolare «BASTA LIVELLI, per il superamento della segregazione degli allievi nella scuola media». Titolo eloquente e programmatico, che chiama a raccolta tutta la società civile e le forze politiche determinate a proteggere da insidiosi attacchi il nostro patrimonio collettivo, che è la scuola pubblica.

 

 

 

 

 

*Daniela Pugno-Ghirlanda,

ex insegnante e deputata PS in Gran Consiglio

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