Bombe turche su Kobane

Comitato Ticinese per la Ricostruzione di Kobanê

 

Venerdì 22 aprile quattro missili lanciati dell’esercito turco hanno colpito la città di Kobane. 

Per la precisione, è stato colpito il quartiere Kaniya Kurdan, lo stesso in cui è stata costruita la scuola per quattrocento giovani studenti grazie alla generosità di molti ticinesi. Fortunatamente, l’edificio scolastico non è stato colpito.

Diversi civili sono stati feriti nei bombardamenti turchi, secondo i rapporti locali.

 

Mercoledì scorso invece un drone turco ha ucciso il co-comandante delle forze della milizia a Kobane e altri due combattenti delle Unità di Protezione delle Donne (YPJ) a guida curda. Organizzazioni di autodifesa popolari che, ricordiamo, hanno sconfitto le bande nere dello stato Islamico, ridiventate particolarmente aggressive grazie all’intervento turco.

 

Nella giornata di ieri invece, l’esercito turco ha nuovamente fatto ricorso all'uso di armi chimiche negli attacchi nel nord Iraq.

 

Rivolgendosi agli stati europei, il Congresso delle società democratiche curde in Europa (KCDK-E), ha invitato «gli stati europei di opporsi all'uso di armi chimiche e condannare il brutale attacco al Kurdistan, invece di continuare a nascondere la testa sotto la sabbia e fingere di non vedere nulla».

 

Erdogan continua offrirsi come mediatore della pace tra la Russia e Ucraina, ma sia in Turchia che nei paesi limitrofi continua a violare il diritto internazionale e la sovranità di Iraq e Siria. Con la scusa di perseguire i combattenti curdi del partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), la Turchia sta facendo terra bruciata nel Kurdistan iracheno e siriano, cosa non molto differente da quello che sta facendo Vladimir Putin in Ucraina.

 

Approfittando dell’attenzione mediatica internazionale concentrata sull’aggressione militare russa, la Turchia di Erdogan sta compiendo ripetuti crimini nel silenzio generale, senza alcuna condanna delle istituzioni internazionali.

 

Invitiamo la popolazione a solidarizzare con i popoli di quelle terre, curdi, siriaci, yazidi e assiri, vittime innocenti del criminale Erdogan, chiedendo immediatamente la fine delle operazioni militari turche.