Covid: «I morti sono il triplo»

di RedQ

 

Il fragore delle bombe in Ucraina ha completamente cancellato dall’attualità le notizie sulla pandemia e così ha trovato pochissimo riscontro nei media anche la conclusione abbastanza sensazionale di un articolo pubblicato nella rivista scientifica The Lancet, forse la più importante al mondo, nella seconda settimana di marzo.

 

L’articolo non è però sfuggito an Andrea Capocci, responsabile del settore scientifico al Manifesto e commentatore sempre molto preciso ed attento. Capocci ha molto ben riassunto i dati dello studio in un lungo articolo pubblicato appunto nel Manifesto (11 marzo) e da cui traiamo molte delle informazioni che qui riferiamo.

 

Il numero di morti per Covid a livello mondiale potrebbe molto probabilmente essere tre volte più alto rispetto alle cifre ufficiali. Lo sostiene appunto questo studio internazionale condotto da decine di ricercatori del settore epidemiologico di tutto il mondo. La stima è basata sulla cosiddetta «mortalità in eccesso», cioè sul numero di morti in più registrati nel 2020 e nel 2021 rispetto alla media degli anni precedenti, includendo quindi anche quelli non ufficialmente attribuiti al Covid-19. Secondo questi calcoli il numero di morti in eccesso sarebbe probabilmente di almeno 18.2 milioni, mentre dalle cifre ufficiali alla fine del 2021 risultavano essere solo 6 milioni.

 

Non è escluso quindi che alla fine della pandemia il numero di morti per Covid-19 possa addirittura avvicinarsi a quelli provocati dall’influenza spagnola del 1918, per la quale le stime variano tra i 17 e i 100 milioni di morti.

 

Che il numero di morti ufficialmente registrati non corrisponda alla realtà è un dato ormai assodato, soprattutto perché nella prima parte della pandemia molte persone sono decedute senza avere una diagnosi. Al di là del fatto che ulteriori studi saranno necessari per avere un quadro del tutto preciso, è evidente che già questo studio di Lancet mette a tacere tutte quelle teorie del complotto secondo cui l’impatto della pandemia sarebbe stato ingigantito ad arte per giustificare la «dittatura sanitaria».

 

Ciò che è ancora più impressionante in questo studio è che per la prima volta si chiarisce l’esistenza di enormi differenze tra i vari paesi, anche perché questo è il primo studio condotto a livello globale. Mentre si stima che in Europa occidentale è sfuggito alla conta ufficiale grosso modo un decesso su due, è assolutamente sicuro che nei paesi più poveri, dove una piccola parte della popolazione aveva avuto la possibilità a sottoporsi a test diagnostici, l’eccesso di mortalità è di molto superiore alle vittime certificate come positive al tampone. Lo studio di Lancet cita alcuni stati, come il Burundi e la Tanzania, dove il numero di morti registrati ufficialmente andrebbe moltiplicato quasi 100 volte. Viene così a cadere anche quella legenda metropolitana che voleva che nel continente africano non ci fossero quasi morti da Covid.

 

Secondo questo studio l’eccesso di mortalità per 100’000 abitanti è simile in Europa occidentale (140 decessi supplementari) a quello dell’Africa del Nord (144 decessi supplementari). Secondo questo studio l’area del mondo in cui la mortalità è stata maggiormente alterata dalla pandemia è quella andina, con punte particolarmente alte in Bolivia e in Perù, ma anche con un’estensione verso il Brasile. I paesi ad uscirne meglio sono i paesi che hanno seguito la strategia detta «zero Covid» (lock down localizzati e tracciamento a tappeto in corrispondenza di ogni focolaio) come la Nuova Zelanda, Taiwan e probabilmente anche la Cina, anche se i dati cinesi per intanto sono ancora provvisori.

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