Il riarmo tedesco: un incubo

di RedQ

 

Nel fragore delle bombe e dei combattimenti in Ucraina, poco posto è stato dedicato dai nostri media a uno degli eventi più importanti che sono accaduti a causa o sfruttando questa inutile e criminale guerra. 

Mi riferisco all’annuncio, tanto improvviso quanto clamoroso, fatto dal Cancelliere socialdemocratico Scholz al Bundestag, di un enorme riarmo di almeno 100 miliardi di euro deciso dal governo tedesco, a quanto sembra in una seduta notturna e senza grosse consultazioni tra i vari partiti.

 

Come sempre capita, quanto avviene in Germania ha ripercussioni quasi immediate anche nel nostro paese, tant’è vero che pochi giorni dopo, dapprima la nostra ministra della difesa Amherd e poi naturalmente tutti i partiti di destra guidati dall’UDC e dai liberali hanno domandato un cospicuo aumento delle spese militari, chiedendo addirittura il ritiro dell’iniziativa che vuole impedire l’acquisto degli F35 come aerei da combattimento.

 

Ma torniamo alla Germania, anche perché a impressionare è stato soprattutto l’enorme battage mediatico, accompagnato da fortissime pressioni da parte dei grandi complessi industriali e aver fatto cedere in pochi giorni Scholz, che da quel momento si presenta in pubblico addirittura con una faccia quasi da depresso, dopo aver iniziato la legislatura quale nuovo Cancelliere tedesco in modo baldanzoso. È evidente che questa grave decisione annulla quasi 50 anni di Ostpolitik, inaugurata a suo tempo da Willy Brandt, ed allinea Berlino totalmente sulla posizione di Washington.

 

Ma anche il riarmo parziale, che le potenze occidentali, dopo aver scatenato la guerra fredda, avevano permesso all’allora Repubblica federale, viene completamente stravolto. Sappiamo che forse ci sarà chi ci accuserà di essere troppo legati al passato e di vedere fantasmi dove non ce ne sono. Ma è difficile dimenticare cosa è capitato negli ultimi 100 anni con il riarmo tedesco, come non è possibile non fare un paragone tra il cedimento di Scholz di fronte al complesso industriale-militare ed il tradimento perpetrato nel 1914 dalla socialdemocrazia tedesca, quando sotto la pressione dell’Imperatore Guglielmo II, in pochi giorni archiviò almeno 60 anni di politica pacifista, accettando di sostenere le spese militari per la guerra imperialista scatenata dagli Imperi Centrali.

 

Impressionante poi la russofobia che trasudavano i media tedeschi (ma questo vale in buona parte anche per il nostro paese), un atteggiamento che ha una lunga e tragica tradizione nel mondo germanofono. Come non pensare all’Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica lanciata nel giugno del 1941 da Hitler, secondo tutti gli storici la peggior carneficina mai registrata nella storia dell’umanità. Hitler aveva allora galvanizzato le proprie truppe, spiegando che si trattava di annientare gli «Untermenschen» (gli esseri inferiori) che vivevano nel mondo sovietico, ed in particolare in Russia.

 

Ma il riarmo tedesco deve preoccupare anche perchè la Germania ormai da diverso tempo è la potenza dominante all’interno dell’Unione Europea. Non dimentichiamo il suo ruolo decisivo nel costringere alla resa qualche anno fa la Grecia, ciò che aveva poi permesso al capitale tedesco di acquisire per pochi soldi una serie di strutture elleniche, tra cui buona parte degli aeroporti.

 

È quindi probabile che il riarmo tedesco porti a una militarizzazione dell’Unione Europea, tema fortemente discusso in queste settimane. C’è chi dice che ciò potrebbe portare ad una indipendenza difensiva dell’Europa: ciò è però poco probabile, se consideriamo come da sempre la NATO non sia che un’appendice della politica di Washington e che gli USA possono contare su alleati molto fidi, come tutti gli ex-satelliti sovietici, in grado di influenzare in modo decisivo, come è stato il caso anche ora, le decisioni dell’UE.

 

È perciò più probabile che il riarmo tedesco, che sicuramente stimolerà una serie di altri paesi (tra cui la Svizzera) ad aumentare notevolmente le spese militari, faccia dell’Europa non tanto una potenza indipendente, ma piuttosto un alleato militarmente più solido di Washington in quella che per intanto è solo una Guerra Fredda con la Cina, ma che potrebbe presto diventare il teatro della terza guerra mondiale. E questo purtroppo è l’incubo che deve spingerci tutti a riprendere il grido di Gino Strada: «Aboliamo la guerra, basta con la guerra».

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