L’ipocrisia luganese

Leggere per credere - Q38

 

Con la regolarità delle zanzare tigre, qualche illuminato politico luganese sortisce dal cassetto l’interessante interrogazione al lodevole municipio sul gruppetto di persone affette da tossicodipendenze presente al Parco Ciani. Googhelando, se ne trovano tre.

 

Nel 2011 inaugurò la stagione il pluristipendiato dalla collettività Lorenzo Quadri, nel 2016 toccò al PPD, per arrivare alla primavera di quest’anno con l’interrogazione interpartitica di esponenti del quadrilatero di destra (PLR, Lega, UDC e PPD).

 

Ogni volta, al lodevole Municipio tocca spiegare che no, non si può spostarli, che tanto il problema si ripresenterebbe in un altro luogo della città.

 

A differenza degli altri centri urbani elvetici dove da decenni si attua la politica nazionale di prevenzione della droga fondata su quattro pilastri (tra cui la distribuzione controllata) con notevoli risultati, a Lugano si preferisce puntare sull’ipocrisia tutta nostrana piuttosto di affrontare il problema alla radice.

 

Ma cosa si pretende in un Cantone dove la polizia ha continuato imperterrita ad infliggere centinaia di multe illegali a chi si fumava una canna?

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