Cassa malati. Basta bla, bla, bla

Urgente un contributo pubblico per dimezzare i premi

di Graziano Pestoni

 

La Costituzione svizzera, all’articolo 41, sancisce che “la Confederazione e i Cantoni si adoperano affinché ognuno fruisca delle cure necessarie alla sua salute” .

Ne dovremmo desumere che Confederazione e Cantoni dovrebbero operare affinché tale principio sia applicato, ossia che tutti i cittadini abbiano accesso alle cure mediche e ospedaliere secondo i loro bisogni. La realtà, purtroppo, è diversa. Vediamo.

 

 

Utili ai privati. Costi alle famiglie

I costi della salute aumentano per diverse ragioni. Alcuni fattori sono positivi. L’evoluzione tecnologica, che offre nuove e importanti possibilità diagnostiche e di cura, grazie ad apparecchiature sempre più sofisticate. L’aumento della speranza di vita. Si vive di più e pure in buona salute. È ovvio, tuttavia, che a partire da una certa età il ricorso al medico e ai medicinali si fa più frequente.

 

Altri fattori sono invece negativi. Il peggioramento delle condizioni di lavoro, in particolare la precarizzazione, fonte di stress e, purtroppo, anche di malattie, soprattutto psichiche. Le disposizioni legali, che privilegiano la libertà di commercio ad una seria pianificazione, che permettono doppioni e sprechi, di cui ne approfittano cliniche e laboratori privati. La presenza di 45 casse malati, con le relative spese per la pubblicità, per 45 direttori con stipendi milionari, 45 consigli di amministrazione. I costi esorbitanti dei medicinali. Poco tempo fa i medicinali prodotti da Novartis contro l’epatite C, ad esempio, venivano venduti in Svizzera a 100’000 franchi (centomila) per la cura di un paziente. Lo stesso medicinale veniva venduto in Australia a franchi 1’500 (millecinquecento)!

 

Gli utili dell’industria farmaceutica svizzera hanno infatti livelli da capogiro (dati 2021, in miliardi di franchi):

  • utile netto Novartis 22
  • utile netto Hoffmann La-Roche 21.9

Essi ammontano, come si vede, a circa 40 miliardi. Quasi la metà dei costi globali della salute nel nostro Paese (91 miliardi nel 2021). Gli utili vanno ai privati. Mentre la spesa sanitaria è a carico del cittadino. E continua ad aumentare.

 

Ecco come sono suddivisi i costi della sanità:

  • Famiglie 63% (57 miliardi)
  • Stato 19% (17 miliardi)
  • Assicurazioni sociali 18% (16 miliardi)

57 miliardi all’anno sono a carico delle famiglie, quasi i 2/3 della spesa. I premi, in media, sono passati da 1920 franchi all’anno, nel 1996, a franchi 4476 nel 2022, un aumento pari al 133%. Per una famiglia, due genitori e due adolescenti, il costo complessivo, comprensivo delle partecipazioni e delle franchigie, può superare anche i duemila franchi al mese! Occorre inoltre osservare che, nello stesso periodo, stipendi e pensioni sono rimasti quasi immutati, anzi in taluni casi sono stati perfino ridotti.

 

Lo Stato, attraverso l’imposizione fiscale progressiva, dunque molto più sociale, copre solo il 19%. E le assicurazioni sociali, in parte finanziate ancora dai salariati, il 18%. Solo in Svizzera, è utile ricordarlo, la spesa sanitaria è addossata in modo prevalente sulle famiglie.

 

 

Quali soluzioni?

Ridurre i costi della medicina, in modo rilevante, appare un’operazione difficile, forse impossibile. Le lobby del settore sembrano troppo potenti: pensiamo al potere dei medici, delle cliniche private, dei laboratori privati, dell’industria farmaceutica, dei dirigenti delle casse malati e, naturalmente, dei loro amici. Ogni anno se ne parla. Molte parole. Tanto bla, bla, bla. Nei fatti, nulla. La libertà di commercio, come ho ricordato in precedenza, prevale su qualsiasi regolamentazione. Raffaele De Rosa, in una recente intervista, si dice preoccupato. Ma non propone nulla.

 

Il problema dei costi continua a sussistere. E, se si può fare poco o nulla per ridurre la spesa, almeno nell’immediato, si dovrebbe fare almeno qualcosa per ripartire questa spesa in modo diverso. Per sgravare le famiglie. Per far fronte a questa situazione, nel 2007, 15 anni fa, il popolo svizzero, facendo proprie le bugie di buona parte del mondo politico e degli attori privati del settore sanitario, respinse malamente un’iniziativa popolare, del Mouvement populaire des familles, che tendeva a creare una cassa malati unica e pubblica, finanziata in modo proporzionale al reddito. Essa avrebbe costituito una base fondamentale, non solo per una razionale ed efficace organizzazione, bensì anche per una presa a carico più sociale dei costi. Più recentemente il partito socialista ha proposto di introdurre un limite della spesa per la cassa malati, pari al 10% del reddito disponibile per ogni famiglia. Una proposta minima, che sta incontrando tuttavia forti opposizioni. Perfino del Consiglio di Stato del Cantone Ticino, che si dice preoccupato per il livello dei premi. Pure altri hanno fatto delle proposte, più o meno inutili. Solo bla, bla, bla.

 

Anche quest’anno, come quasi sempre da diverso tempo, ci sarà un aumento dei premi della cassa malati. Sono iniziate, pure questo come sempre, le prese di posizione. Ingiustificati, insopportabili, ingiusti sono i commenti, da destra a sinistra del panorama politico. Molte parole. Intanto un’infinità di famiglie continua a far fatica. I premi sottraggono molte risorse al budget mensile. Qualcuno non ce la fa più. Addirittura, qualcuno non paga. E quindi non si può curare. Anche se la Costituzione del nostro Paese prescrive, come ho ricordato, che ognuno ha diritto alle cure necessarie alla sua salute. Il sistema dei sussidi copre i bisogni di chi ha redditi molto modesti. Per tutti gli altri, la cosiddetta classe media, non c’è nulla.

 

I premi dovrebbero essere almeno dimezzati. E il costo rimanente dovrebbe essere messo a carico dell’Ente pubblico (Confederazione e Cantoni), in attesa di modiche di leggi che permetterebbero una seria pianificazione sanitaria e di conseguenza una riduzione dei costi. La recente proposta dell’UDC di bloccare gli aumenti dei premi, bocciata dal Consiglio nazionale, non risolverebbe nessun problema. Sarebbe addirittura peggio della situazione attuale. Significherebbe il razionamento delle cure: visto che le casse malati non disporrebbero di fondi a sufficienza (le riserve coprirebbero i premi per circa tre mesi) e lo Stato non metterebbe un centesimo oltre a quanto versa oggi: solo chi dispone di risorse proprie potrebbe farsi curare.

 

La domanda fondamentale è quindi la seguente: il mondo politico vuole ridurre i premi per le famiglie? La soluzione esiste. Basta volerlo. Tutto il resto sono scuse. Povere scuse. I bla, bla, bla non servono a nulla. Sono necessari fatti concreti. Urgentemente.

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