Non parlatemi più di democrazia

di Franco Cavalli

 

Nel mezzo del bailamme mediatico per la morte della regina d’Inghilterra, quasi nessuno ha dedicato molta attenzione alla firma del contratto definitivo per l’acquisto degli aerei da combattimento americani F-35. 

E sì che con questo atto il nostro governo ha preso a calci i principi basilari della nostra democrazia, di cui ci si fa belli ad ogni piè sospinto. Ricordiamo perciò i tratti essenziali della faccenda. 

 

Nel 2014, il tentativo della casta militare di modernizzare la flotta degli aerei da combattimento acquistando i jet svedesi Gripen era stato affossato alle urne dal 53% dei votanti. Ma i nostri caporioni non avevano mollato l’osso e il governo era subito tornato alla carica, decidendo di lasciar al popolo però solo la decisione di principio sull’acquisto, ma non sul tipo d’aereo. Contro il decreto del parlamento che stanziava 6 miliardi di franchi per l’acquisizione di questi aerei, fu lanciato il referendum dal Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE). Nel settembre del 2020 l’acquisto era stato accettato di strettissima misura: 50,1% di Sì, 49,9% di No, a fare la differenza erano state meno di 9mila schede. Con il paese spaccato a metà, ci si aspettava un po’ di prudenza dal nostro governo. Invece, nonostante la pandemia, si innescò il turbo commettendo anche una gaffe monumentale.

 

Nel bel mezzo della crisi con l’Unione europea per il rifiuto dell’accordo quadro, il nostro governo, dovendo scegliere quale aereo da combattimento comperare, non trovò di meglio che di decidersi per l’F-35 americano, snobbando tutte le offerte alternative di modelli europei. A Bruxelles ci fu chi allora dichiarò: «Dopo il rifiuto dell’accordo quadro, ora la Svizzera ci ha addirittura mostrato il dito medio». Ci si giustificò dicendo che l’aereo americano costava meno, ma ora sappiamo che probabilmente sarà vero proprio il contrario. Pare che la ragione principale sia invece che gli F-35 si adattano meglio alla nuova strategia aggressiva della Nato, con cui la nostra casta militare sta collaborando sempre più strettamente.

 

Contro questa decisione il GSsE lanciò un’iniziativa popolare, che ne proibiva l’acquisto affermando che «con gli F-35, i servizi segreti americani saranno sempre nel Cockpit». Nonostante le difficoltà create dalla pandemia, l’iniziativa popolare alla fine è riuscita. Il Consiglio federale però se n’è fatto un baffo, dicendo che era obbligato a firmare subito il contratto perché la discussione dell’iniziativa in parlamento avrebbe preso troppo tempo, facendo così scadere i termini del contratto. Oggi sappiamo che non era così e inoltre ci sono molti esempi di oggetti che, con la clausola dell’urgenza, sono stati discussi in parlamento in tempi rapidissimi.

 

Ma per la casta militare e la maggioranza borghese, l’esercito rimane una vacca sacra, che secondo lor signori non dovrebbe neanche essere soggetta alla volontà popolare. Questo grave sfregio alle regole democratiche è avvenuto anche sfruttando l’isteria militarista provocata dalla crisi ucraina, già utilizzata per aumentare di diversi miliardi il budget militare, senza neanche aver presentato uno straccio di programma. Mentre per aumentare le rendite Avs e i sussidi per i premi di cassa malati, i soldi, sempre secondo lor signori, non ci sarebbero.

 

Ricordiamocene alle prossime elezioni.

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