Cara, carissima energia

di Fabio Dozio

 

La guerra di Putin e la siccità fra le cause dell’aumento dei prezzi, ma anche la liberalizzazione del mercato fa la sua parte. Ne parliamo con il consigliere nazionale socialista Bruno Storni.

 

Non capita di frequente che le dichiarazioni dei consiglieri federali svizzeri abbiano eco all’estero. È successo recentemente, quando nell’ambito della campagna del governo sul risparmio energetico (“L’energia è scarsa non sprechiamola”), Simonetta Sommaruga è intervenuta dicendo: “Ci sono tanti modi per risparmiare elettricità: spegnere il computer quando non serve, spegnere le luci oppure fate la doccia in due”. La proposta di fare la doccia in due non ha mancato di suscitare ilarità e c’è chi ha contraddetto la ministra dicendo che in due la doccia rischia di durare molto di più…

 

Sta di fatto che in questo groviglio energetico, dovuto in parte ai ricatti putiniani e in parte alla siccità, risparmiare energia è fondamentale e determinante. Da sempre si spreca elettricità, un terzo di quanto viene prodotto, perché l’approvvigionamento è sempre stato assicurato a prezzi relativamente bassi.

 

Il direttore dell’Azienda elettrica ticinese (AET) Roberto Pronini ha affermato che, in Svizzera, con una riduzione del consumo energetico del 10% si potrebbe azzerare l’importazione invernale.

 

“I consigli e l’informazione della Confederazione sono necessari e dovuti ma non saranno sufficienti, ci dice il consigliere nazionale socialista Bruno Storni. Siamo ancora nella fase in cui le aziende elettriche di distribuzione promuovono le asciugatrici e fino a poco fa i riscaldamenti elettrici diretti, con lo scopo di vendere più elettricità. Consumiamo 2.8 TWh/ anno nel semestre invernale solo per riscaldamenti elettrici diretti, più della produzione nel semestre invernale delle centrali atomiche di Beznau 1 o 2 ! In Ticino nei comprensori della Società elettrica Sopracenerina (SES) e nell’Azienda multiservizi di Bellinzona (AMB), la densità di riscaldamenti elettrici diretti è troppo alta, sono troppi e consumano un sacco di energia. Per essere risanati, sostituendoli con termopompe o pellet, ci vuole un sacco di denaro e di anni. Tali riscaldamenti elettrici diretti sono stati promossi dalle aziende elettriche per vendere il nucleare e giustificarne di nuovo. In Ticino, in particolare SES e AMB hanno insistito ancora a lungo dopo che a livello nazionale si capì che questi riscaldamenti non erano sostenibili.

Però i tanti piccoli risparmi che la Confederazione ci propone possono portare a un bel risparmio, come ipotizza Pronini. Tocca anche a ciascuno di noi e oltretutto ottiene un beneficio anche chi ha più a cuore il borsellino anziché il clima”.

 

 

Consumare meno

Le conseguenze della chiusura delle forniture di gas russo all’Europa si fanno sentire anche nel nostro Paese. Dall’inizio dell’anno la Confederazione ha già speso 4,4 miliardi di franchi per l’importazione di gas naturale, sei volte di più rispetto alla media degli ultimi dieci anni. I prezzi sono molto volatili, che fare?

“La volatilità dei prezzi dipende dal mercato liberalizzato, spiega Storni, e dalla disponibilità variabile, attualmente dimezzata, del nucleare francese e dalle sanzioni contro la Russia. Il dimezzamento del nucleare francese – metà delle centrali sono ferme per difetti o per manutenzione – ha richiesto di aumentare la produzione di elettricità con il gas, che ha subito un forte aumento con la chiusura parziale delle forniture russe a seguito delle sanzioni. Non ci resta che consumare meno, ma l’aumento dei prezzi sta già portando a forti riduzioni dei consumi”.

 

La riduzione dei consumi può voler dire stare al freddo quest’inverno. La liberalizzazione del mercato elvetico dell’energia, nel 2009, ha permesso ai grandi consumatori, aziende e imprese, oltre ai distributori, di approvvigionarsi scegliendo il fornitore. Un aspetto che sta creando effetti nefasti. Le imprese che non hanno sottoscritto contratti di acquisto a lungo temine e a prezzi contenuti si ritrovano con la bolletta dell’elettricità moltiplicata per quindici. I paladini del libero mercato sono le prime vittime della liberalizzazione. Salvo che poi faranno pagare ai dipendenti, a suon di licenziamenti, la loro crisi! I piccoli consumatori sottostanno alle condizioni delle aziende pubbliche. Le Aziende industriali di Lugano, che forniscono elettricità e gas, hanno annunciato aumenti del 40% a partire da ottobre per il gas. La SES, aumenti dell’elettricità del 20/25% per l’anno prossimo.

 

 

Favorire il consumatore non l’azionista

Si giustificano queste stangate, quando poi le stesse aziende distribuiscono dividendi ai loro azionisti?

“Sicuramente le nostre aziende di distribuzione elargiscono troppi dividendi come il caso della SES che negli ultimi due anni ha perfino concesso un dividendo straordinario, l’ultimo deciso a giugno 2022, precisa Bruno Storni. Decisione decisamente fuori luogo, avrebbe potuto abbassare le tariffe a favore dei consumatori, perché sono praticamente le più alte della Svizzera. Il nuovo aumento del prezzo dell’elettricità è da ricondurre, oltre che agli utili eccessivi, alla smania degli amministratori delle aziende elettriche di giocare al monopoli dell’energia in voga da quando il mercato elettrico è stato liberalizzato, e che adesso paghiamo tutti, anche i clienti vincolati che del mercato non hanno mai approfittato”.

 

Questa volatilità dei prezzi, rischia di mettere in ginocchio i grandi distributori che possono subire aumenti notevoli. L’Azienda elettrica ticinese ha ottenuto, a fine agosto, 110 milioni di franchi dallo Stato, per avere la liquidità necessaria per far fronte agli acquisti. Axpo, il più grande produttore di energia idroelettrica della Svizzera, che appartiene ai Cantoni, ha ottenuto dal Consiglio federale una linea di credito di 4 miliardi di franchi, per avere la liquidità necessaria per stare sul mercato. I dirigenti rinunciano ai bonus, ma come la mettiamo con i dividendi, Bruno Storni?

“Il credito paracadute è necessario per evitare che Axpo o Alpiq in caso di forti aumenti dei prezzi di mercato elettrico finiscano a corto di liquidità e falliscano. Le condizioni per accedere al credito Axpo e Alpiq sono costose e in Parlamento abbiamo imposto il divieto di bonus. Si dovrà discutere sui dividendi che arriveranno nei prossimi anni, a causa dei più copiosi benefici derivanti dai prezzi di vendita attuali e che andranno ai proprietari, che per Axpo sono i Cantoni. Cantoni che attualmente non sarebbero stati in grado di organizzare in breve tempo il credito ed è per questo che è subentrata la Confederazione. È il Federalismo!”

 

 

Berna dorme?

Quando il Paese è confrontato con qualche emergenza fioriscono le critiche. Durante la pandemia c’è stato più di un problema tra Confederazione e Cantoni e non sono mancati i ritardi o le sottovalutazioni, per esempio alla vigilia della seconda ondata di Covid-19. Ora, di fronte a questa nuova crisi, c’è chi reclama reazioni più efficaci da parte di Berna. Il consigliere di Stato vallesano Roberto Schmidt, presidente dei direttori cantonali dell’energia, ha detto che la Confederazione dorme e che è necessario creare un comitato anticrisi al di sopra dei dipartimenti. Anche le Camere hanno votato mozioni che invitano a costituire uno “stato maggiore di crisi specializzato”. Che ne dice il consigliere nazionale socialista?

“Ni, perché mi sembra che il Dipartimento dell’economia, responsabile dell’approvvigionamento del Paese, e il Dipartimento dell’energia stiano lavorando sul tema. Che ci voglia uno stato maggiore o un generale, come propone l’UDC non credo sia il caso”.

 

Bruno Storni ha inoltrato in giugno una mozione che chiede di varare una legge che permetta di ridistribuire alla popolazione i maggiori incassi dell’IVA, derivanti dall’aumento del costo dei combustibili per il riscaldamento degli edifici.

 

“Per la popolazione, famiglie in particolare, il caro energia porterà a un notevole aumento delle spese, in particolare per il riscaldamento a nafta, gas o elettricità. Nei primi otto mesi di quest’anno abbiamo importato energia, fossili e elettricità per 14 miliardi (tre volte di più del 2021); a fine anno saranno 21 miliardi, cioè 14 miliardi in più del 2021. Un importo che genererà, senza contare il margine di rivendita, circa 1 miliardo di franchi in più di IVA incassato dalla Confederazione. Usare questa maggior entrata per diminuire i premi della cassa malati, come si fa con parte della tassa sul CO2, poteva essere un sistema semplice, ma Il Consiglio Federale non ha accettato. Intanto, in questa sessione autunnale, abbiamo ottenuto dal Parlamento l’approvazione della mozione del gruppo PS, che chiede la riduzione individuale dei premi. Se il Consiglio Federale boccia, ci sarà il Parlamento; vedremo se passa anche agli Stati”.

 

La tassazione dei superprofitti fa discutere nel mondo intero. Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha denunciato la “cupidigia” dei grossi gruppi petroliferi e del gas ed esorta i governi a tassare i profitti eccessivi. Spagna, Gran Bretagna e Italia hanno già applicato aumenti delle aliquote fiscali per utili elevati.

 

 

Promuovere le rinnovabili

L’80% della corrente elettrica consumata in Svizzera proviene da fonti rinnovabili. Sono dati di fine 2021 e la cosa incoraggiante è che, rispetto all’anno prima, c’è stato un incremento (2020:76%). Il 68% proviene dalle centrali idroelettriche. Gli impianti fotovoltaici sono molto richiesti e si comincia a discutere sull’eventualità di rendere obbligatori questi impianti per le nuove costruzioni. Insomma, la crisi ha anche ricadute positive?

“Sicuramente la crisi sarà utile, - sottolinea Storni - adesso ci costa e per i meno abbienti sarà una stangata che dobbiamo cercare di attenuare, ma d’altra parte porterà a rivedere il modo con il quale sprechiamo energia. Finalmente si adottano misure per aumentare l’efficienza e ridurre gli sprechi in particolare nell’industria, nell’artigianato e nei servizi, ma anche nelle economie domestiche. Inoltre anche le Camere Federali hanno finalmente capito, la maggioranza di malavoglia, che bisogna sviluppare il rinnovabile ben oltre quanto fatto finora. Il nuovo rinnovabile fotovoltaico, in particolare, che ha un enorme potenziale anche in Svizzera. Speriamo in bene”.

 

In effetti le Camere, a fine settembre, hanno deciso di rendere obbligatoria l’istallazione di pannelli fotovoltaici sui grandi edifici di nuova costruzione, immobili che occupano una superficie al suolo superiore a 300 metri quadrati. Si poteva fare di più, estendere l’obbligo a tutti i proprietari di case nuove. Ma il timore espresso dai proprietari ha frenato il Parlamento.

 

C’è ancora molto da fare e da migliorare. Intanto le aziende elettriche dovrebbero pagare di più l’energia immessa nella rete dagli impianti fotovoltaici privati. I Cantoni dovrebbero promuovere il risanamento dei vecchi edifici e dotare di impianti fotovoltaici tutti gli edifici pubblici, vecchi e nuovi. Si possono costruire piccole centrali idroelettriche, che non sono invasive dal profilo ambientale ma che producono quantità utili di energia. Va migliorata l’informazione e la trasparenza a favore dei consumatori.

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