Green, grüner, gas e nucleare
di Beppe Savary-Borioli
La Svizzera deve ratificare il trattato per la proibizione delle armi nucleari e migliorare la protezione contro le radiazioni.
Come far diventare ecologica, rinnovabile e sostenibile una fonte energetica che non dispone di tutti questi criteri? Ecco la procedura magica: “Greenwashing”. Se la Svizzera lava più bianco (i soldi, come l’amico e compagno Jean Ziegler l’ha scritto e descritto così bene), la Commissione Europea lava più verde. Dotati di una mantellina verde, il nucleare “francese” e il gas “germanico” (che poi è russo) – che bella Entente, più che cordiale – possono ambedue accedere al tempio delle energie sostenibili. “Sostenibili” nel senso di essere degni di sostegni finanziari pubblici, senza i quali, specialmente il nucleare, non potrebbe più campare.
Questo gesto magnanimo e lungimirante ha trovato echi positivi persino in Svizzera da parte del partito di maggioranza relativa, ovvero quello della “maggioranza (non tanto) silenziosa”, che di Europa di solito non vuole sentir parlare, se non in male. Il presidente UDC Chiesa ed i suoi capi, Blocher padre e figlia, hanno elogiato Von der Leyen per questa decisione e la citano quale testimone per la loro idea di rilanciare l’energia nucleare svizzera (con l’uranio estratto dall’Urirotstock per “l’autarchia energetica elvetica”?).
Il peto atomico Martulblocheriano comincia a puzzare e a trasformarsi persino in un’iniziativa popolare che vuole sfruttare il “Verde” del suo stemma. Lo stemma dell’UDC con il sole e la bandierina svizzera, cosa significa? Favorevoli all’energia solare “Schwizersunne”? Per la “Buona Causa”, cioè per garantire i profitti dei grandi mercanti di energia, gli anti-Stato viscerali della Destra nazionale e la loro grancassa, la NZZ, propongono immediatamente e a gran voce interventi statali per assumere i rischi finanziari e quelli di possibili incidenti, dato che nessuna compagnia assicurativa copre gli incidenti nucleari, e in più lo stoccaggio plurimillenario (un milione d’anni circa) dei rifiuti. Tutto secondo il copione collaudato: gli oneri per la comunità, i profitti per i privati (azionisti) e in questo caso anche in barba alla maggioranza degli aderenti all’USAM (Unione svizzera delle arti e mestieri), bacino privilegiato di voti per i partiti di destra, che potrebbe approfittare di sussidi più consistenti per il risanamento energetico degli stabili e per la produzione decentralizzata di energia rinnovabile.
Fatte queste premesse di natura economica – “Das Sein prägt das Bewusstsein” – da neo-presidente di PSR/IPPNW (Medici per una responsabilità sociale / per la prevenzione della guerra nucleare), mi occupano e preoccupano soprattutto gli aspetti legati all’impiego dell’energia nucleare. Con me sono più di 500 i medici della sezione svizzera di quest’organizzazione internazionale, fondata in piena Guerra Fredda da due eminenti cardiologi, uno sovietico ed uno statunitense, per prevenire una guerra nucleare e da qualche tempo attiva anche contro l’impiego civile del nucleare, fratello siamese di quello militare.
Una recente meta-analisi molto importante eseguita dal NCI, l’istituto nazionale statunitense per lo studio del cancro, di 26 validi studi internazionali sugli effetti della radiazione nucleare e in particolare dei bassi dosaggi di radiazione (LDIR) ha mostrato in modo inconfutabile che anche al di sotto del valore dei 100mSv, soglia fissata arbitrariamente in Svizzera e ripresa acriticamente dalla legislazione sulla protezione contro le radiazioni, si manifestano malattie come cancro e leucemia, ma anche malattie cardiovascolari come infarti miocardici e ictus cerebrali, da prendere molto sul serio. Inoltre si riscontrano malformazioni e tumori nei bambini di madri esposte, durante la loro gravidanza, a radiazioni anche di bassissima intensità. L’attenuazione delle prescrizioni di sicurezza nel campo dell’energia nucleare risale al 2018, in occasione dell’ultima revisione delle centrali nucleari svizzere, tra le più vetuste al mondo, con sistemi di sicurezza obsoleti ed insufficienti, onde permettere la continuazione del loro esercizio. Invano, PSR/IPPNW Svizzera, assecondato anche dall’UFSP (Ufficio federale della sanità pubblica) e da molti esponenti del mondo medico avevano messo in guardia dalle conseguenze pericolose di questa procedura. L’Ufficio federale per l’energia privilegia gli interessi della lobby nucleare.
L’energia nucleare è e sempre sarà pericolosa per la salute di piante, animali, donne e uomini. E non parliamo soltanto di bombe atomiche e di catastrofi come quelle di Chernobyl e Fukushima, ma di tutta la sua catena, dall’estrazione dell’uranio allo stoccaggio dei rifiuti.
Le oltre 400 centrali nucleari esistenti al mondo sono da smantellare il più presto possibile e non se ne devono più costruire di nuove, nemmeno di concezione “tecnicamente più sofisticata”. Gli arsenali nucleari – quasi un milione di volte la potenza della bomba di Hiroshima - sono da eliminare. Le armi nucleari vanno proibite. Che il presidente della Confederazione (e medico) all’ONU abbia messo in guardia dai pericoli dell’energia nucleare, può anche starci bene: che si adoperi però adesso presso la sua collega di governo Sommaruga per una messa in sicurezza immediata e uno stop rapido delle centrali nucleari svizzere (Beznau è l’impianto nucleare civile più vecchio al mondo) e che ratifichi finalmente il TPNW, il trattato per la proibizione delle armi nucleari, votato già anni orsono dalle camere federali. Dal dire al fare… La legislazione sulla protezione contro le radiazioni dev’essere inasprita subito.
Dal 10 al 13 giugno scorsi, il comitato di PSR/IPPNW Svizzera si è riunito ad Auressio per discutere la nostra strategia dei prossimi mesi. La sera del 10 giugno l’abbiamo condivisa con Marina Carobbio, Bruno Storni e il nostro membro Franco Cavalli. Resteremo in contatto con parlamentari sensibili alla nostra causa.
Sulla telenovela del TPNW e della posizione della Svizzera come sulla decisione della Nagra sull’ubicazione del deposito dei rifiuti atomici torneremo un’altra volta.
Affaire à suivre, de tout près!
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