No all’aggressione turca al Rojava

Comitato Ticinese per la Ricostruzione di Kobanê

 

Nell’oscurità della notte di sabato 19 novembre, aerei dell’aviazione turca del regime di Erdogan hanno bombardato la città di Kobane, simbolo della resistenza alle bande nere dell’Isis, finanziate e appoggiate dallo stesso Erdogan. 

I bombardamenti sono proseguiti nei giorni seguenti in varie località del Rojava, nord della Siria. 

 

Le truppe turche ammassate al confine indicano il preludio a una nuova guerra in territorio siriano scatenata dalle ambizioni territoriali del neo sultano. Il presidente turco, un criminale a capo del secondo esercito più potente dell’alleanza atlantica, dovrebbe essere processato per l’uso ripetuto di armi chimiche contro la popolazione civile in Turchia, Iraq e nord della Siria come ampiamente documentato. La comunità internazionale, per molteplici ragioni anche opposte tra loro, preferisce chiudere entrambi gli occhi davanti alle palesi violazioni del diritto internazionale commesse dal regime di Erdogan.

 

L’attentato a Istanbul dello scorso 13 novembre è stato il pretesto per giustificare i ripetuti bombardamenti extra territoriali condotti dall’esercito turco dal 13 aprile. Erdogan e i suoi valletti ministeriali hanno prontamente attribuito la responsabilità dell’attentato alle unità di protezione del popolo (Ypg) e alle unità di protezione delle donne (Ypj) e al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Quest’ultimi hanno negato qualsiasi responsabilità dell’attentato, ma nessuno sembra tenerne conto. Eppure gioverebbe chiedersi chi trae vantaggio dal vile attentato. Purtroppo nessuno verifica le veline diramate dall’esercito e dalle autorità turche, uno stato dove la stampa critica col regime è stata messa a tacere da tempo.

 

I bombardamenti dell’aviazione turca non sarebbero stati possibili senza l’approvazione della Global Coalition to defeat Isis, in particolare degli Stati Uniti. Se questa coalizione internazionale è contraria a questa guerra illegale, i suoi membri devono immediatamente compiere passi decisi attraverso misure economiche, politiche, diplomatiche e legali per costringere la Turchia a rispettare il diritto internazionale.

 

La Svizzera, membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dovrebbe attivarsi in tal senso.

 

Purtroppo l’intensità dei bombardamenti degli ultimi giorni e l’ammassamento di truppe da terra turche ai confini col Rojava, fanno temere una nuova e imminente operazione bellica da parte turca nel nord della Siria.

 

Per questo motivo invitiamo tutta la popolazione a partecipare alla manifestazione indetta dalla Comunità Curda in Ticino questo sabato 3 dicembre con ritrovo nel Piazzale Stazione di Bellinzona alle ore 15 per dire “No all’aggressione turca al Rojava e denunciare l’impiego di armi chimiche di Erdogan” .