“L’alleanza rosso-verde diventa interessante se impostata su una strategia che vada oltre la scadenza elettorale”

Intervista con Christian Marazzi

di Francesco Bonsaver

 

In un articolo apparso su LaRegione (“Vecchia tattica per una nuova strategia”, 27 ottobre 2022), Christian Marazzi descrive il contesto economico e sociale globale per poi addentrarsi nel locale, ragionando sulle prossime elezioni cantonali.

Rinviandovi all’articolo per una lettura più articolata, semplifichiamo con l’accetta i punti salienti espressi da Marazzi, per poi approfondirli con l’autore.

 

Per il ricercatore sociale, l’attuale crisi della globalizzazione è figlia della crisi del modello neoliberista, del valore assoluto della crescita economica a tutti i costi.

 

Le difficoltà di approvvigionamento di merci e di materie prime, del modello incentrato sulla riduzione dei costi del lavoro e della massimizzazione dei profitti delle multinazionali, le guerre, l’inflazione e le catastrofi ambientali hanno reso evidenti tutti i limiti e le debolezze strutturali del sistema globale impostato sul credo neoliberale.

 

Nell’attuale contesto di crisi economica, la risposta all’inflazione delle banche centrali è quella di alzare i tassi d’interesse quel tanto che basta per alimentare una recessione, o un rallentamento, sufficientemente forte da poter indebolire le rivendicazioni salariali.

 

Tra gli effetti della crisi della globalizzazione vi è il ritorno dell’importanza del locale. La sfida di società, scrive Marazzi, «sta ora nel riconnettere la ricchezza creata all’interno degli Stati nazione, all’interno degli spazi locali, con mercati globali sempre più competitivi e concorrenziali».

 

 

Detto del contesto macro economico e sociale in cui ci si muove, proviamo ad addentrarci nel locale. Un terreno occupato dalla destra col sovranismo. Christian Marazzi, sono stati abili loro o è colpa della sinistra?

Partendo dal concetto identitario di popolo, i sovranisti hanno saputo sfruttare gli effetti negativi della globalizzazione sulle economie e le comunità locali. Il rischio di una deriva identitaria di tale impostazione è ben presente, dove la dimensione della solidarietà internazionale, la capacità di resistere al razzismo, sono annullati, cancellati. A sinistra si pone quindi il problema di reinventare una sostenibilità politica locale. L’alleanza rosso-verde per le prossime elezioni cantonali è interessante perché si pone nell’ottica di confrontarsi con questo problema.

 

Oltre al calcolo puramente elettorale della lista, come hai scritto, cosa ti fa supporre che sia interessante il progetto politico?

Dato lo spostamento pronunciato a destra del Paese, con un centro ormai svuotato dalla progressiva scomparsa dei radicali e dell’anima più sociale del Ppd, credo sia inevitabile quanto opportuno ragionare in termini di calcoli elettorali. Ma l’alleanza diventa interessante se impostata su una strategia che vada oltre la scadenza delle urne.

 

La strategia avrà una sua forza per imporsi sul medio termine?

L’energia emanata dalla componente giovanile al Congresso Ps, l’ho vissuta molto positivamente. E per certi versi, si è rivelata inedita nelle scelte del partito. Nel proporre un candidato della Giso al governo cantonale, sono ben coscienti dei rischi insiti nel risultato elettorale. Ma mi pare che il progetto vada oltre il puro calcolo elettorale e in questo sta l’aspetto innovativo e positivo.

 

Cosa ti fa ben sperare?

Come detto, l’aver compreso la necessità di reinventarsi una sostenibilità politica locale, creando una sorta di laboratorio di pensiero pratico. L’esperienza dei “Cittadini per il territorio” è importante in quanto laboratorio di pensiero e di concretizzazione per dare corpo a questa ipotesi di lavoro rosso-verde.

 

Hai scritto che ci vogliono «orecchie capaci di ascoltare il rumore profondo della resistenza». Nei fatti significa la capacità d’intercettare i movimenti sociali locali di resistenza per darne voce e rappresentatività?

Esatto. Manca quel che una volta si chiamava la cinghia di trasmissione tra il livello locale e quello istituzionale. Da un lato, hai dei soggetti locali che si mobilitano e dall’altra parte non esiste la forza politica istituzionale che li rappresenti andando a incidere nelle decisioni. La sfida politica della lista Ps-verdi sta proprio nella loro capacità futura di collaborare con chi vive sui territori. C’è un cambiamento di prospettiva importante nell’istanza d’innovazione politico-istituzionale. Questo passo ti costringe ad adeguare in modo diverso le strategie politiche, gli obiettivi prefissati.

 

A sinistra però non vi è la sola alleanza Ps Verdi, ma Mps che si presenta solo mentre Pc e Pop propongono una lista comune. «Non è detto che marciare disuniti, perfezionando la propria specifica identità, scrutandosi a vicenda e liberandosi dei furbastri, sia la cosa peggiore da fare», hai scritto.

Da sempre capisco e condivido le critiche della sinistra radicale all’agire socialdemocratico che ha perso la capacità di rappresentanza di certe istanze, spostando a destra soggetti che votavano a sinistra. Ma credo che l’opposizione tra socialdemocrazia e sinistra radicale, pur avendo una sua legittimità e giustificazione storica, sia un dibattito superato dalle necessità dettate dal presente. La sfida attuale è dare corpo in una dimensione locale alla crisi del contesto globale. Le difficoltà nel tradurre le istanze locali sono la spia di come la sinistra fatichi nel rispondere localmente a una problematica globale. Bisogna andare oltre le tattiche elettorali, per confrontarsi con strategie a medio lungo termine. Il punto centrale è cercare di vedere in questa operazione di alleanza qualcosa che modifichi le coordinate dell’agire politico. Un progetto che ha assoluto bisogno di continuità e concretezza. La continuità la possono solo dare dei giovani che si cimentano nell’agire locale con una prospettiva globale. Un pensiero globale vuol dire stare con i migranti, per parlarsi chiaro. Portare l’anima globale, quel che una volta si chiamava internazionalista, nel contesto locale è la vera sfida attuale. Porre nuovamente a livello regionale l’antagonismo, il conflitto nei confronti del disastro planetario causato dalla globalizzazione e dal modello di crescita liberista. È questo il punto centrale.

 

«A sinistra gli sforzi di mettere assieme le sue anime in una strategia di area sono sempre difficili o vani». Hai forse descritto elegantemente il tentativo del ForumAlternativo, che di questi sforzi di unificazione ha fatto il suo impegno?

Non proprio. Nel caso delle ultime elezioni federali, il contributo del ForumAlternativo ha portato ad un risultato notevole, poco valorizzato dalle componenti che vi hanno partecipato. L’aver eletto una consigliera socialista agli Stati, Marina Carobbio, e la verde Greta Gysin al Nazionale, non è cosa da poco. Ripetere l’esperimento nelle elezioni cantonali, non è scontato, poiché entrano in gioco rivendicazioni di identità propria di gruppo o calcoli personali. Non giustifico, ma constato che è così. L’aver accettato la proposta dei socialisti d’inserire dei canditati del ForumAlternativo nella lista Ps del Granconsiglio, credo sia positivo in quanto rafforza il progetto di cambiamento in corso nella sinistra ambientale.

 

Amalia Mirante, sconfessata dalla base socialista per le sue posizioni a destra, ha annunciato di voler creare un partito o movimento per candidarsi al governo.

La Mirante è la spia di un vuoto oggettivo che si è creato nel processo di polarizzazione tra destra e sinistra. Un vuoto creatosi al centro dal progressivo spostamento a destra dei liberali con la scomparsa dei radicali e del Ppd, la cui debolezza dell’anima sociale è sempre più evidente. La Mirante e la sua volontà di candidarsi al governo è indice della crisi strutturale del centro nello scacchiere politico cantonale. Ed è interessante che i socialisti abbiano fatto chiarezza al loro interno su quale posizione debbano occupare nello scacchiere.

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