di RedQ
Nelle settimane precedenti si sono succeduti gli annunci sulla conferenza che Elisabetta Barisoni ha tenuto il 3 dicembre al Museo d’Arte della Svizzera Italiana (MASI) dedicata al “pensiero critico di Margherita Sarfatti”.
Si è trattato soprattutto di descrivere il suo pensiero quale critica d’arte. Alle persone di cultura anche in Ticino non sono sicuramente sfuggiti i tre volumi di Antonio Scurati dedicati a Mussolini: romanzi storici fondamentali, un successo mondiale. Nell’appendice leggiamo: “Margherita Sarfatti: ricca ereditiera veneziana, ebrea convertita al cattolicesimo, collezionista e brillante critica d’arte, è la donna che fin dal 1914 ha costruito l’immagine pubblica del Duce, colei che ha traghettato il grezzo agitatore politico dalle sommosse delle province ai salotti dell’alta società.
Per oltre un decennio direttrice di Gerarchia, la rivista teorica del fascismo, si è adoperata per dare al regime fascista un’arte moderna e di Stato e a sé stessa un potere dittatoriale nell’ambito culturale.” Per anni fu l’amante principale di Mussolini, caduta poi in disgrazia solo alla proclamazione delle Leggi Razziali, anche perché invecchiata.
Fu perciò sicuramente corresponsabile delle centinaia di assassini politici avvenuti soprattutto subito prima e subito dopo la presa di potere del fascismo.
Nessuno si è posto un minimo problema al MASI? O siamo al revisionismo storico, approfittando dell’era meloniana?
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