Salute e clima, i disastri delle fonti fossili

di Franco Cavalli

 

La dipendenza dai combustibili fossili minaccia la salute, addirittura la sopravvivenza di tutti noi e delle prossime generazioni. In gioco c’è difatti la possibilità degli esseri umani di continuare a vivere su questo pianeta. Lo scrive quella che è forse la più autorevole rivista di medicina, The Lancet.

 

The Lancet, nell’ultimo rapporto sul tema intitolato “Conto alla rovescia su salute e cambiamento climatico: la salute alla mercé dei combustibili fossili”, presentato il 26 ottobre scorso in previsione della COP27, che ha avuto luogo recentemente in Egitto. Il rapporto è stato redatto da 99 esperti di 51 istituzioni, tra cui anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ed è stato coordinato dall’University College di Londra. Il tutto si basa su 43 indicatori che consentono un monitoraggio esatto dell’impatto delle temperature estreme non solo sulla nostra salute, ma anche sull’inquinamento e sulla sicurezza alimentare. Questo documento è un severo atto d’accusa ai governi, colpevoli di ignorare i rischi del riscaldamento globale, dal momento che 69 degli 86 governi analizzati continuano a sovvenzionare le fonti fossili per un totale di 400 miliardi di dollari (dato 2019).

 

In un articolo precedente (Quaderno 35, pag. 8: Come le banche distruggono il clima artico) avevamo documentato, anche grazie all’intervista di una delle ricercatrici responsabili dello studio, come governi e soprattutto molte banche (anche nostre) continuino a finanziare addirittura la ricerca di carburanti fossili con delle nuove trivellazioni nell’Artico, che è una zona estremamente sensibile e decisiva per il futuro climatico del nostro pianeta.

 

 

Eventi estremi e nuove malattie

L’esposizione agli eventi estremi causati dal riscaldamento globale ha evidenti impatti sulla nostra salute: aggrava chi è già affetto da malattie cardiovascolari, circolatorie e polmonari, perché causa colpi di calore, peggiora la qualità del sonno e aumenta le morti per infortunio. Le condizioni climatiche attuali si stanno addirittura rilevando idonee alla diffusione in Europa di malattie infettive, dalle quali pensavamo di essere al riparo, come Dengue, Malaria, West Nile e altre causate da vibrioni non-colerici, tutte in grande aumento. L’anticipo della stagione dei pollini sta aumentando di molto la frequenza e soprattutto la gravità delle reazioni allergiche polmonari. I numeri sulla letalità sono drammatici: a livello globale, le morti dovute all’eccesso di calore sono aumentate del 68% nel periodo 2017-2021 se confrontato al periodo 2000-2004. Le temperature intollerabili hanno fatto anche diminuire del 5.6% il reddito nei paesi più poveri, peggiorando quindi le difficoltà a sopravvivere e spingendo ancora più gente a tentare la via della migrazione, anche quando questa è molto pericolosa (vedi migliaia di morti da annegamento nel Mediterraneo).

 

Per la prima volta il rapporto di Lancet, paragonandolo a quelli che l’hanno preceduto, ha focalizzato la sua attenzione anche su clima e salute in Europa. I nuovi dati ci riguardano quindi da vicino: tra la prima e la seconda decade di questo secolo l’esposizione alle ondate di calore è aumentata quasi del 60% e la mortalità correlata è cresciuta di quasi 150 morti all’anno per milione di abitanti. Questo significa per la Svizzera quasi 1500 morti in più ogni anno. Questo è un dato minimo, corrispondente probabilmente ad una sottostima.

 

 

Crisi agricole e zoonosi

È evidente che temperature più alte ed eventi estremi minacciano soprattutto le rese agricole: in media le zone che hanno sofferto di siccità estrema nel periodo 2012- 2021 sono aumentate a livello globale del 29% rispetto al periodo 1951-1960. Sono quindi aumentati di quasi 100 milioni le persone che sono a rischio di non poter soddisfare i propri bisogno alimentari minimi, anche per quanto riguarda l’acqua potabile. Noi abbiamo dimostrato già in un articolo precedente (Quaderno 35: pagina 10) come la crisi climatica e quella dei suoli agricoli sono strettamente legate. Inoltre i cambiamenti climatici sono direttamente responsabili di una serie di migrazioni, p.es. dei pipistrelli verso zone più alte dell’atmosfera, ciò che aumenta di parecchio la possibilità di un incremento delle zoonosi, cioè la trasmissione all’uomo di malattie infettive di origine animale, come è stato il caso per il Covid-19.

 

Per questa situazione che sembra ormai fuori controllo, il messaggio del rapporto di Lancet è dunque molto chiaro: bisogna rimettere la salute al centro dell’azione politica globale, che è ancora estremamente insufficiente per quanto riguarda la protezione del clima. Purtroppo, come è stato anche per la pandemia di Covid-19, sono pochissimi i governi disposti a mettere al centro della loro politica la protezione della vita e della salute.

 

Anthony Costello, co-presidente di Lancet Climate Countdown all’University College di Londra, ha così riassunto il messaggio di questo rapporto shock: “Dobbiamo cambiare, altrimenti i nostri bambini si troveranno ad affrontare un futuro di cambiamento climatico accelerato, che minaccerà la loro sopravvivenza”. Ricordiamocelo quando ci scandalizziamo di fronte a certe azioni provocatorie dei giovani per il clima.

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