Lotta di classe all’inglese, lezione per i nostri sindacati!?

Leggere per credere - Q42

 

Da oltre due mesi la Gran Bretagna, e soprattutto l’Inghilterra, sono sconvolte da un’ondata di scioperi come non si vedeva da una trentina d’anni. 

 

A scatenarla sono stati dapprima gli evidenti danni provocati dalla Brexit, a cui si è aggiunta un’inflazione a due cifre, in un panorama sociale sempre ancora dominato da differenze di classe sconosciute a questo livello nell’Europea continentale.

 

Per la prima volta hanno scioperato anche le mitiche infermiere del National Health Service (NHS), che dalla sua nascita dopo la 2° Guerra Mondiale era sempre stato considerato il miglior sistema sanitario al mondo finché la Lady di ferro Thatcher ha cominciato a smantellarlo. La situazione ora negli ospedali britannici, come in tutto il servizio pubblico (in buona parte privatizzato) è ormai diventata drammatica. Questo vale soprattutto per i trasporti, ferrovie in prima linea. Non sorprende quindi che siano i ferrovieri la punta di diamante di questa ondata di scioperi, anche perché guidati da Mick Lynch, un sindacalista estremamente carismatico, diventato perciò obiettivo continuo di campagne denigratorie da parte della stampa borghese.

 

L’aspetto più interessante è che per la prima volta, in un paese dove anche le rivolte operaie erano sempre state di tipo trade unionista, ora vari leader, tra cui soprattutto Lynch, non hanno più paura ad usare frasi come “lotta di classe” o “necessità di una totale ridistribuzione della ricchezza”.

 

Quest’atmosfera di ras-le-bol, che ricorda un po’ quella dei Gilet Jaunes, è forse nata anche dalla disillusione delle classi popolari per l’involuzione del Partito Laburista, dopo che l’establishment conservatore, ma anche una parte della burocrazia laburista, erano riusciti, con campagne denigratorie di cui si conoscono solo ora tutti i dettagli menzogneri (si parla addirittura di Corbyn-gate), a far cacciare Jeremy addirittura dal Partito Laburista. Tant’è vero che il molto moderato Starmer (fu uno degli accusatori di Assange!), nuovo capo del Partito Laburista, si è sin qui ben guardato dal sostenere l’ondata di scioperi.

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