di Franco Cavalli
Le cattive notizie per il nostro sistema sanitario si susseguono, ad un ritmo sempre più incalzante. Sembrerebbe quasi che si sia innescata una spirale, che non può che portare al termine all’“implosione”.
Pochi giorni fa il gruppo ospedaliero universitario Inselspital, che gestisce anche diversi ospedali nella periferia della capitale, ha deciso di chiudere due di questi nosocomi (tra cui il ben
conosciuto Tiefenauspital), soprattutto perché l’anno scorso ha accumulato un deficit di oltre 80 milioni. Poche settimane fa il Kantonsspital di Baden aveva annunciato che presto avrebbe dovuto
chiudere i battenti, se qualcosa di fondamentale non cambiava.
L’associazione degli ospedali H+ conferma che i deficit stanno crescendo e raggiungendo livelli di guardia un po’ dappertutto. Ogni mese oltre 300 infermieri lasciano la professione, diversi
ospedali sono perciò costretti a chiudere dei reparti e a ridurre l’offerta. Questa situazione investe trasversalmente anche le case per anziani e i servizi Spitex. Nel frattempo i premi di cassa
malati continuano ad esplodere. La situazione è tale che persino la molto conservatrice e compassata Nzz parla ormai di rischio di collasso del sistema. Ma anche in Ticino la situazione è
tutt’altro che rosea. Anzi, per quanto riguarda i premi di cassa malati, siamo tra quelli che stanno peggio: sul bilancio di molte famiglie questa spesa pesa ormai quasi come l’affitto mensile,
talora anzi l’ha già superato. Anche l’Ente Ospedaliero Cantonale (Eoc) ha già visto giorni migliori: basterebbe sentire le lamentele della gente per le attese sempre più lunghe e spesso
intollerabili nei vari Pronto Soccorso. Anche in Gran Consiglio si è poi discusso delle troppe e continue partenze verso altri lidi di medici molto stimati e che ricoprivano cariche importanti
all’interno di Eoc, che in proposito dovrebbe sicuramente recitare qualche mea culpa. Anche se è vero che in molti casi la vera ragione di questi abbandoni è dovuta al fatto che il settore
privato offre ben maggiori e talora scandalose possibilità di guadagno. Oltretutto le cliniche private, dopate dai sussidi pubblici imposti dai partiti borghesi e dall’Udc nell’ambito dell’ultima
revisione della LAMal, stanno facendo delle vere e proprie campagne acquisti. E siccome, come tutti dovrebbero sapere, il mercato della salute è retto dall’offerta e non dalla domanda, ciò non
può che far aumentare i costi della salute. Per rendersene conto basterebbe pensare che proporzionalmente Lugano ha più risonanze magnetiche e tomografie computerizzate di Beverly Hills!
A costo di farmi accusare di ripetere sempre le stesse cose, non posso a questo punto esimermi dal riassumere a grandi capi quali sono le misure che dovrebbero essere prese per evitare che il
sistema collassi. Molti studi dei migliori economisti della salute (quelli non venduti alle assicurazioni o monopoli farmaceutici) hanno dimostrato soprattutto due fatti. Avantutto che i costi
della salute si possono contenere in termini ragionevoli solo controllando l’offerta. E inoltre che, com’è il caso per le scuole, questi costi vanno coperti con le imposte o con un altro sistema
proporzionale al reddito, altrimenti è impossibile evitare che si arrivi a una medicina a due velocità: una per i ricchi, l’altra per i meno abbienti. Com’è da sempre il caso p.es. negli Stati
Uniti. Ma il Parlamento federale, dove dominano sia la lobby farmaceutica che quella delle casse malati, di tutto ciò non vuol sentir parlare. Anzi il “grande progetto” di cui si discute
attualmente è quello di mettere fuori gioco i cantoni e di consegnare invece gli ospedali pubblici completamente nelle sgrinfie delle casse malati. Intanto in Ticino la programmazione ospedaliera
è di là da venire. Dopo quattro anni di silenzio, alla vigilia delle elezioni, il Dipartimento ha presentato in pompa magna solo qualche studio commissionato ad esperti, che si limitano a
ripetere cose ben conosciute, spesso delle semplici banalità. C’è veramente poco da stare allegri...
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