Big Pharma e penuria di medicamenti

Prima i profitti, poi i pazienti

di Graziano Pestoni

 

“Manca un migliaio di farmaci, per l’esattezza 1’024. E l’emergenza non accenna a rientrare. La penuria è causata da una minore capacità produttiva. Sono 150 i medicinali considerati davvero importanti, perché non sono sostituibili. Per tre quarti si tratta di antibiotici, farmaci oncologici e antiinfiammatori. 

A questi si aggiungono anche diversi vaccini. Ci sono situazioni in cui non c’è un farmaco sostitutivo e quindi occorre cambiare la terapia al paziente. Con tutto quello che ne consegue in termini di possibili scompensi”. Così si è espresso il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini (la Regione 23.3.2023). “Vent’anni fa avevamo una penuria al mese. Oggi ne abbiamo 4 o 5 ogni giorno. Mancano medicamenti importanti, qualche volta per una settimana, altre volte per un mese”, afferma Farshid Sadeghipour, farmacista responsabile del CHUV (l’ospedale universitario di Losanna) e presidente dell’Associazione svizzera dei farmacisti (Le Temps 22.2.2023).

 

Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), le difficoltà sono imputabili a vari fattori, come i problemi di distribuzione, la penuria di principi attivi, le interruzioni nella produzione, un improvviso consumo eccessivo a fronte di una limitata capacità di produzione. La penuria deriva pure dalla delocalizzazione in Asia, soprattutto in Cina e in India, della produzione dei medicinali generici e di molti altri non molto costosi. Il problema non è nuovo. Un primo allarme era stato dato già nel 2016. Nel febbraio del 2022, l’UFSP suggeriva di adottare incentivi per i fabbricanti, una migliore gestione delle scorte obbligatorie, nonché la valutazione di un approvvigionamento o di una produzione da parte della Confederazione. A questo scopo fu costituito un gruppo di lavoro. Ma non si sa a che punto siano i suoi lavori, anche se il gruppo di lavoro avrebbe dovuto presentare concrete proposte entro la fine del 2022 (vedi comunicato del Consiglio federale del 16.2.2022).

 

 

Il ruolo della Big Pharma

“Spetta agli attori privati garantire l’approvvigionamento di medicamenti “ afferma il Consiglio federale nel 2020 in risposta ad un’interpellanza di un deputato UDC (20.2439). Sorge quindi immediatamente, legittima, la domanda: gli attori privati svolgono correttamente questi compiti oppure è prevalente l’avidità degli azionisti e dei dirigenti? Vediamo.

  • In Svizzera i medicinali sono prodotti da Novartis e da Roche. Due colossi con una cifra d’affari di 50 miliardi, rispettivamente di 63 miliardi e con un utile nel 2022 di 13,4 miliardi, rispettivamente di 13,5 miliardi. Per avere un dato di riferimento ricordo che il budget della Confederazione ammonta a 77 miliardi (2022). La cifra d’affari cumulata di Novartis e di Roche è quindi di molto superiore alle spese totali della Confederazione. Due superpotenze, insomma, che dominano il mercato e che sono in grado di pesare sulle decisioni politiche nel nostro Paese.
  • I prezzi dei medicinali, anche quelli prodotti in Svizzera, sono molto superiori a quelli praticati all’estero. Qualche anno fa, i medicinali contro l’epatite C venivano venduti in Svizzera a 100’000 franchi (centomila) e in Australia a franchi 1’500 (millecinquecento)!
  • La produzione dei vaccini contro il Covid 19 costava un franco per ogni dose, ma quest’ultima era fatturata 20 franchi alla Confederazione. Pfizer, con i vaccini, ha realizzato una cifra d’affari di 100 miliardi di euro. Con la complicità del Consiglio federale non sono stati sospesi i brevetti, privando in tale modo a miliardi di abitanti di accedere ai vaccini, in quanto troppo costosi.
  • L’industria farmaceutica produce prioritariamente i medicinali maggiormente redditizi. Infatti non risulta nessuna penuria dei medicinali molto costosi. Malgrado gli auspici del Consiglio federale, l’industria farmaceutica non è tenuta a garantire l’approvvigionamento in medicinali, nemmeno di quelli che sarebbero indispensabili per curare adeguatamente i pazienti. I prodotti generici vengono ad esempio ignorati dall’industria farmaceutica perché ritenuti non abbastanza redditizi.
  • “Siamo confrontati a un sistema senza piloti. Dobbiamo ammettere che una legge sull’assicurazione malattia, messa in atto da organi senza nessuna legittimità democratica, non può regolare il sistema sanitario”, afferma Laurent Kurth, ministro cantonale delle finanze del Canton Neuchâtel (Le Temps, 6 febbraio 2023).

Quali soluzioni?

In un regime capitalista il libero mercato non può che privilegiare il profitto. È legittimo. Gli azionisti che investono in un’azienda vogliono guadagnare. E da una ventina di anni l’avidità ha preso il sopravvento su qualsiasi altra considerazione. Il libero mercato non è quindi in grado di affrontare la questione della penuria dei medicamenti.

 

Alcuni propongono regolamentazioni. Ma l’esperienza ci insegna che le regolamentazioni non garantiscono qualità e tanto meno equità, come lo ha drammaticamente dimostrato, per esempio, la recente vicenda del Credito Svizzero.

 

Occorre quindi un intervento diretto da parte dello Stato. L’industria farmaceutica è troppo grande per essere privata. Ma è inimmaginabile, in assenza di una catastrofe, una sua cessione alla Confederazione.

 

Si può però immaginare almeno una produzione diretta da parte della Confederazione. È anche il parere dell’Ufficio federale della sanità pubblica, espresso nel rapporto discusso dal CF nel febbraio 2022. La Confederazione potrebbe produrre tutti i medicinali snobbati dal privato e magari anche quelli altamente costosi. Risolverebbe il problema della penuria dei medicinali, e potrebbe addirittura fruttare alla casse della Confederazione molte preziose risorse.

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