Scemi di guerra

La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia. Un paese pacifista preso in ostaggio dai NOPAX

di Franco Cavalli

 

Marco Travaglio è secondo me attualmente uno dei migliori, se non il miglior giornalista italiano, in un paesaggio giornalistico altrimenti molto deludente.

 

Travaglio è molto conosciuto soprattutto per le sue continue partecipazioni ad una serie di talkshow dove con il suo tono spesso sarcastico, talora un po’ al limite della buona educazione, riesce quasi sempre a mettere scacco matto gli interlocutori che vanno dal centro-destra alla destra estrema e di solito si caratterizzano anche per una conoscenza piuttosto limitata dei temi in discussione. Ciò che caratterizza difatti Travaglio è la sua enciclopedica conoscenza dei fatti attuali ma anche passati. Per chi non l’avesse mai visto in azione, consiglio vivamente di guardare qualche volta le brillanti discussioni condotte da Lilli Gruber su LA7 “Otto e mezzo” (ogni giorno alle 20:30), dove Travaglio è un ospite quasi quotidiano.

 

Il senso di questo libro Travaglio lo presenta già nel primo paragrafo dell’introduzione che qui riproduco. “Mi piacciono gli italiani, diceva Churchill, vanno alla guerra come se fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come se fosse la guerra”. “Infatti, da quando un anno fa la Russia dell’autocrate criminale Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina, abbiamo trasformato quella tragedia in una farsa. Un dibattito politico-giornalistico da bar Sport, umiliante, primitivo, cavernicolo, ridicolo… Fino al giorno prima eravamo tutti virologi ed epidemiologi, poi siamo diventati tutti strateghi esperti di geopolitica e questioni militari. Anche i politici e i giornalisti che fino al 24 febbraio 2022 pensavano che il Donbass fosse un prete nano”.

 

L’avete già capito: Travaglio non fa parte di quelli che lui definisce “scemi di guerra” che vogliono cioè la sconfitta totale della Russia, dimenticando che è la seconda potenza nucleare mondiale, e quindi accusano di putinismo tutti coloro che pensano che potrebbe essere una buona idea di arrivare il prima possibile almeno ad un armistizio, risparmiando la vita di centinaia di migliaia di giovani. Travaglio si è quindi beccato la sua dose di accuse più o meno feroci di filo-putinismo, anche da parte di coloro che fino al 23 febbraio dell’anno scorso avevano fatto affari d’oro con lo zar del Cremlino. Ma come il suo solito, Travaglio sa mettere alle corde chi lo critica, non con slogan demagogici più o meno ideologici, ma presentando in modo estremamente dettagliato e quasi pedante i fatti.

 

Difatti, dopo una corta introduzione storica che risale fino al Medioevo, presenta poi in modo succinto quanto capitato dopo la caduta del Muro di Berlino sino al 2014 (inizio della guerra civile nel Donbass). Dopodiché racconta dettagliatamente quanto capitato dall’inizio dell’invasione russa fino alla prima settimana di febbraio di quest’anno. È un rapporto quasi giornaliero, dove l’autore si concentra soprattutto nel dimostrare le falsità della propaganda filo-NATO e di chi vuole la sconfitta totale e se possibile addirittura la spartizione in più staterelli (come si riuscì a fare con l’ex-Jugoslavia) dell’attuale Federazione Russa.

 

Travaglio non disdegna di commentare quanto si scrive e si dice a Londra, Washington o Parigi, ma si concentra soprattutto sugli “scemi di guerra” italiani.

 

Sono circa 400 pagine, di fatti e di dettagli raccontati spesso con l’ironia o addirittura il sarcasmo tipico di Travaglio.

 

Non è quindi una lettura facile né tantomeno consigliabile a chi cerca qualcosa per distrarsi dai problemi quotidiani. Molto consigliabile, invece, a chi vuol capire qualcosa di più a proposito di questa inutile e disgraziatissima guerra.

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