Capitalismo cannibale

Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunità e il pianeta

di Redazione Quaderni

 

Nancy Fraser insegna politica e filosofia alla New School For Social Research di New York City ed è stata tra le principali organizzatrici dello sciopero internazionale delle donne negli Stati Uniti.

 

Si occupa di teoria sociale e politica e soprattutto di femminismo ed è sicuramente una delle pensatrici marxiste più originali di questo inizio di secolo, oltretutto molto conosciuta anche in Europa, soprattutto in Germania. Nelle pagine di questi Quaderni abbiamo già recensito un paio d’anni fa un suo libricino molto interessante “Cosa vuol dire socialismo nel XXI secolo?”, pubblicato nel 2020 da Castelvecchi.

 

Partendo dalle analisi di Marx, Fraser vuole allargarle cercando di andare oltre la semplice disanima dello sfruttamento del lavoro salariato, analizzando cioè tutto quanto sta a monte ed è assolutamente necessario affinché il lavoro salariato esista.

 

Si tratta dello sfruttamento senza limiti della natura e naturalmente dei paesi del Sud del mondo, ma l’autrice si concentra in particolare sul lavoro di riproduzione, cioè su tutto quanto viene definito come “lavoro di cura non salariato” (cura ed educazione dei figli, lavori casalinghi, gestione di parenti ammalati, strutture ambulatoriali in generale, ecc. ecc.). Senza questo retroterra, evidentemente non ci potrebbero essere i lavoratori salariati.

 

Per Fraser il capitalismo non è solo un certo tipo di economia, ma una struttura di società che consente ad un’economia orientata al profitto di predare i supporti economici di cui ha assolutamente bisogno per funzionare. In questo senso ella distingue, anche se riconosce che sono strettamente correlati, due tipi di “cannibalismo del sistema”: il classico sfruttamento salariale, ma anche, e forse talora soprattutto, l’espropriazione portata avanti sulle spalle di chi non riesce neanche a vendere il suo lavoro come salariato. Qui Fraser chiaramente si riferisce alle popolazioni di colore, ai migranti, ai rifugiati, e ai molteplici tipi di precari. Secondo lei il capitalismo non potrebbe continuare a permettersi quel “minimo di garanzia sociali” che concede ai salariati, se non potesse contemporaneamente aumentare a dismisura il grado di sfruttamento grazie all’espropriazione che tocca fasce sempre più ampie della popolazione.

 

L’autrice dedica parecchio spazio a discutere le connessioni tra capitalismo e razzismo, in quanto sottolinea come la comparsa simultanea di una nuova generazione di attivisti contro il razzismo da un lato e di un aggressivo populismo etno-nazionalista legato alla Destra alternativa e al suprematismo bianco dall’altro abbia riportato in agenda una discussione critica, su basi marxiste, del tema, che era stato dimenticato dopo il crollo del comunismo reale. Oggi quasi più nessun studioso serio della questione mette in dubbio che il razzismo in generale e lo schiavismo in particolare siano stati un elemento fondamentale dell’accumulazione primitiva di ricchezza creata dal capitalismo del XVIII e XIX secolo.

 

Ma qual è la situazione del razzismo oggi, nel capitalismo finanziarizzato, che tende a sfumare (ma non a cancellare) i contorni razziali dello sfruttamento e dell’espropriazione? Secondo l’autrice, al di là di tutte le sfumature, almeno per il momento il razzismo permane un elemento costitutivo dello sfruttamento capitalista, perlomeno negli Stati Uniti.

 

Il capitalismo cannibale, come lo definisce l’autrice, è in conclusione quel sistema a cui dobbiamo la crisi attuale, che secondo lei è stata ben riassunta, tanto che dovrebbe ormai essere stata compresa da tutti, dall’evento pandemico in cui sono confluite tutte le contraddizioni e le depravazioni del sistema. Secondo Fraser non si sarebbe potuto chiedere una lezione di teoria sociale più compiuta e migliore della pandemia da Covid.

 

E così conclude: “…ma adesso viene la parte difficile: tradurre questa lezione nella pratica sociale. È arrivato il momento di capire come far morire di fame la bestia e porre fine al capitalismo cannibale una volta per tutte”.

 

 

Edizioni: Laterza, Tempi Nuovi, 200 pp.

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